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Lev Radagan live Ostia

Un concerto fra rituali sudamericani e Hard Rock

Il concerto di Lev Radagan di sabato 8 luglio 2023 è stato uno dei momenti più catalizzanti all’interno del Roma Buskers Festival 2023 che si è svolto presso il Porto Turistico di Ostia. Nonostante un’ora di ritardo rispetto all’orario previsto in programma, il pubblico numeroso ha atteso pazientemente l’artista; un’attesa sicuramente ripagata perché il concerto di Lev Radagan non è soltanto musica, ma un vero e proprio spettacolo visivo arricchito da performer che richiamano gli antichi rituali pagani sudamericani.

Lev Radagan foto_DanieleBianchini2023

Lo spettacolo si apre difatti proprio con un performer, Eek Balam, che, attraverso l’utilizzo di strumenti primitivi a fiato e di percussioni ha ipnotizzato gli spettatori presenti con un suggestivo rito d’apertura che ha richiamato i musicisti, truccati e dipinti in modo tribale, sul palco come degli spiriti evocati dalle tenebre. Uno spettacolo iniziale enfatizzato da fumo e luci che ha saputo creare un’atmosfera quasi magica.

Lev Radagan cattura tutti gli spettatori grazie ai suoi riff potenti cuciti perfettamente sulle ritmiche del batterista Yiro Iota e del percussionista Eek Balam. Lo stile aggressivo e potente, nonostante rientri a pieno titolo nell’hard Rock, sconfina a ogni canzone in un genere diverso a dimostrazione delle tante contaminazioni presenti nei suoi brani che li rendono unici.

Quando Lev Radagan imbraccia la sua skateboard slide guitar giunge forse il momento più interessante dello spettacolo. Il musicista è difatti associato a questa sua particolare chitarra sulla quale ha costruito il suo sound ed è proprio con il suono tipico del Cry Baby, il celebre Wah Wah che ha segnato tanti riff del Rock, che in pochi istanti nel porto turistico di Ostia risuonano le note della celebre “Voodoo Child”. Un omaggio al grande Jimi Hendrix da cui sicuramente il chitarrista attinge spesso nel suo modo di suonare e di sperimentare soprattutto con gli effetti. In molti brani, per esempio, un sapiente uso dell’octaver unito a una distorsione satura vanno a colmare l’assenza del basso creando un sound molto psichedelico.

Gli effetti sono usati in modo molto intelligente non solo sulla chitarra, ma anche sulle voci che diventano anch’esse degli strumenti. Il microfono di Eek Balam, tra l’altro, presenta un forte riverbero e un delay capaci di creare dei giochi molto ipnotici nei cori e soprattutto durante l’uso degli strumenti a fiato. La voce stessa di Radagan è equalizzata in modo tale da non emergere dal mix, ma piuttosto si amalgama in modo perfetto con il sound generale.

Il momento hendrixiano viene ulteriormente arricchito dall’ingresso di un altro performer che inizia a danzare sul palco con un costume di piume nere e con il viso coperta da una maschera mortuaria, un altro richiamo alla cultura pagana sudamericana. Un’entrata in scena che ha un forte impatto sul pubblico soprattutto perché la frenetica danza rituale incolla gli occhi sul palco. La sensazione generale è quella di uno spettacolo collaudato che non lascia nulla al caso. L’estetica, le danze, le percussioni e gli strumenti primitivi usati non sono un contorno, ma sono parte integrante di uno show che vuole mantenere viva l’attenzione dei presenti riuscendoci in pieno.

Dopo circa un’ora di musica intensa lo spettacolo termina, ma Lev Radagan non ha voglia di lasciare il palco concedendosi infatti una jam session improvvisata con altri protagonisti del festival come per esempio la giovanissima bassista Aurora Trippetta che ha saputo legare i giri del suo basso ai riff della skateboard guitar.

Articolo e foto di Daniele Bianchini

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