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Lucio Corsi live Pisa

In scena cantautorato obliquo e sghembo talvolta potente ed energico, altre più volto verso la tradizione della canzone d’autore italiana

Un altro concerto al Lumière di Pisa, e un’altra nottata passata sul web a spendere soldi. Sì, perché dopo aver assistito al concerto che ha segnato il via del nuovo tour di Lucio Corsi, il 5 maggio, ho deciso che i dischi di questo ragazzo grossetano (giovane e magro come una fune, beato lui…) non devono mancare nella mia pingue discoteca. E pensare che quando lo ascoltai, qualche anno fa, in apertura a Le Luci della Centrale Elettrica, non mi entusiasmò (scusami Lucio, ma forse era una serataccia per me, o forse i tempi non erano maturi), ma sentire due ore delle sue canzoni in full band stasera mi ha davvero entusiasmato.

Prima che Corsi e la sua band di sei elementi salissero sul palco l’impianto del Lumière passava il primo, leggendario album dei Roxy Music, e vedere ragazzi di vent’anni ballare sulle note di “Virginia Plain” e accogliere i musicisti con un boato e cantare per tutto il concerto è stato quasi mesmerizzante.

E quindi, fra episodi del “Bestiario musicale” (“Il lupo”), e canzoni tratte da “Cosa faremo da grandi?” (la nostra recensione) e dal nuovo lavoro “La gente che sogna”, abbiamo passato la serata in compagnia del cantautorato obliquo e sghembo di Lucio Corsi, talvolta potente ed energico come in “La bocca della verità” o nella bellissima cover di “Ho un anno di più” del Lucio di Poggio Bustone, altre più volto verso la tradizione della canzone d’autore italiana e atmosfere più morbide, come nei piccoli gioielli “Trieste” e “Magia nera”.

Una presenza scenica invidiabile anche quando c’è da espletare la consueta pratica del mini-set acustico, e un siparietto simpatico quando si dimentica le parole di una canzone e gliele suggerisce una fan accanita dalla platea, Corsi ha regalato anche una sua bellissima versione di “E non andar più via” del Lucio di Bologna, e addirittura due cover del grandissimo Randy Newman, “Hai un amico in me” dal film Toy Story e una perfetta e indimenticabile traduzione di “Short people” che diventa “Gente bassa” e mi conquista definitivamente.

E quando dopo il cambio d’abito rientra sul palco e assomiglia in maniera spaventosa al Brian Eno del periodo Roxy Music (ed ecco che magicamente il cerchio si chiude), imbraccia la sua Les Paul per il finale del concerto, senza risparmiarsi e regalando un finale di concerto incendiario. Un concerto vero, sincero, emozionante, divertente e che pone Lucio nella ristretta cerchia dei miei cantautori italiani preferiti.

Non perdetevi le sue performance: nel mese di maggio, le prossime date saranno il 10 maggio al Monk a Roma, il 12 maggio all’Hiroshima Mon Amour di Torino e il 13 maggio al Locomotiv Club di Bologna.

Articolo e foto di Michele Faliani

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