È arrivato dicembre, e finalmente nelle venue si comincia a stare bene: il freddo del giovedì sera pisano resta fuori dal Caracol, e anche grazie al pienone per il concerto di Lydia Lunch e Mark Hurtado la temperatura è piacevolissima. Si salutano vecchi amici, si sorseggia un ottimo grappino barricato mentre i due musicisti sono già al banco del merchandising a firmare un feticcio dietro l’altro ancora prima che il concerto cominci. Non è un concerto come gli altri della Lunch a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, ma un tributo ad Alan Vega e a Suicide (due nomi che per chi segue il post-punk hanno più o meno la stessa importanza che ha Gesù Cristo per Frate Indovino) e infatti il musicista che accompagna Lydia sul palco è Mark Hurtado, che nel 2010 pubblicò l’album “Sniper” proprio insieme all’ex leader dei Suicide.
Il palco è occupato solo da un leggio, rimasto misteriosamente inutilizzato per l’intera serata, due microfoni per la Lunch e il banco da cui Hurtado fa partire le basi e lancia le sue urla attraverso uno Shure Sm 58, mentre accanto a lui scorrono su uno schermo le immagini di “Infinite dreamers”, un film diretto e montato da Hurtado stesso come tributo a Vega e Martin Rev. Peccato che il light design scelto per la serata (o tutto rosso o tutto blu, entrambi sparati a tutto wattaggio), a cui va aggiunta una inarrestabile macchina per il fumo, ci impediscano di vedere nitidamente i due protagonisti dello show, figuriamoci il video.
Il limite del concerto è stato proprio questo, niente di suonato per l’intera e breve durata della scaletta, solo basi e le voci dei due. Anche le canzoni più famose dei Suicide (mi vengono a mente “Ghost rider” e “Frankie Teardrops”) sono state arrangiate nello stile electro-industrial tipico di Hurtado, assolutamente scatenato dietro la console con le sue movenze da crisi epilettica, con tanto di asta del microfono roteata e cavo intorno al collo a mimare un cappio. In primo piano la solita Lydia Lunch, irriverente e sfacciata, che fra un brano e l’altro sorseggia whisky e di tanto in tanto sputa sul palco, e che mantiene intatto il suo carisma e la sua enorme presenza scenica nonostante gli anni che passano.
Ecco, dovendo riassumere in due parole il concerto del 1 dicembre, potremmo dire di essere contenti di esserci stati, più per amore delle canzoni dei Suicide e di Alan Vega e per la storia che Lydia Lunch ha alle spalle; per parlare di concertone, però, o di qualcosa di memorabile, dobbiamo sperare che la nostra eroina torni da queste parti con un altro progetto.
Foto e articolo di Michele Faliani