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Patrizio Fariselli plays Area live Gradisca d’Isonzo

Il tour è stato pensato in occasione l’evento celebrativo “Cramps Records 1972 – 2022”

“Arbeit Macht Frei” rivive in occasione dei cinquant’anni dell’uscita del primo album degli Area. A portarlo in scena Patrizio Fariselli, membro fondatore della storica band rock progressive italiana che il 28 ottobre si è esibito con la sua band al Nuovo Teatro Comunale di Gradisca d’Isonzo (Go) in occasione della rassegna Jazz&Wine of Peace 2023.

Il tour, prodotto dal Consorzio ZdB, che lo sta documentando e registrando su supporto mobile, è stato pensato in occasione l’evento celebrativo “Cramps Records 1972 – 2022” (il nostro articolo) per i cinquant’anni di storia della storica etichetta discografica, svoltosi a Milano lo scorso 6 aprile. “Arbeit Macht Frei” fu il primo disco a essere prodotto dalla Cramps nel 1973, segnando un punto di rottura e innovazione all’interno del panorama Rock Progressive della scena italiana e internazionale.

Il concerto apre con “Danza del labirinto” seconda traccia dell’album solista di Fariselli “100 Ghosts” del 2018, canzone tradizionale greca, scandita in 5/4 che rimanda a riti pagani di fertilità, a seguire “Cometa rossa” pezzo di origine cretese contenuto dell’album del 1974 “Caution Radiation Area”. Due brani che non ci aspettavamo ma che sono stati in grado di introdurci a ciò che sarebbe arrivato dopo, ovvero l’esecuzione integrale di “Arbeit Macht Frei” che, come Fariselli dirà durante la serata, è una musica che non è più stata suonata dal vivo da cinquant’anni a questa parte. A eccezione di “Luglio agosto settembre (nero)” che è stato sempre suonato durante le esibizioni live, gli altri pezzi dopo mezzo secolo si riportano nei teatri. L’emozione da parte di tutto il pubblico presente in sala è palpabile, tra rigoroso silenzio e brusii di curiosa attesa.

“Consapevolezza” è la scintilla che apre le danze, che torna a far vivere suoni e sonorità sperimentali, per certi versi “folli”, ma di un’attualità disarmante, come se nonostante mezzo secolo, il tempo si fosse incagliato in un loop. “Arbeit Macht Frei” è il secondo pezzo eseguito in scaletta. Il titolo, che dà nome all’album, è diventato drammaticamente noto in quanto appare nei cancelli del campo di concentramento di Aushwitz. Una scritta che potrebbe far parte di una qualche costituzione democratica ma che invece era presente all’entrata dell’orrore puro. La scelta così ardita del titolo dell’album, spiega Fariselli, sta a significare di come il male possa impossessarsi di slogan ribaltandone il senso, svuotandone il significato e trasformandoli in strumento di oppressione.

Il pezzo a seguire è “240 chilometri da Smirne”, unico pezzo strumentale del disco dalle profonde radici free jazz con ritmiche quasi esoteriche eseguito in 19/16 che Fariselli con sagace ironia presenta asserendo che nessuno ha mai saputo cosa ci fosse a 240 chilometri da Smirne, nonostante questo e nonostante la complessità esecutiva scorre via liscio come un bicchier d’acqua. Ed effettivamente così è stato, la bellezza dei suoni intrecciati tra loro ci avvolge e ci spinge a immaginari visivi, nota dopo nota, come colpi di pennello che danno vita a un quadro.

Arriviamo così a “L’abbattimento dello Zeppelin” un pezzo la cui composizione ha forme essenziali, di fatto due accordi e un riff da cui si innescano una serie di improvvisazioni in crescendo. Nonostante ciò è un pezzo fondamentale per due aspetti: il primo è che, proprio da questo pezzo, Demetrio Stratos iniziò a lavorare sulle potenzialità, enormi, della sua voce. Il secondo consta nel messaggio di questo brano, ovvero, metaforicamente, un siluro lanciato contro lo star system. Non era un attacco frontale contro i Led Zeppelin, come gruppo in sé, bensì a ciò che questi rappresentavano.

“Le labbra del tempo” e “Luglio agosto settembre (nero) chiudono il concerto. Quest’ultimo, sicuramente uno dei pezzi più noti del repertorio degli Area, è stato definito problematico. Questo brano parla della questione palestinese, e per questo, il mondo anglo – americano prese le distanze impedendo al gruppo di portare il proprio lavoro all’estero. Su questo argomento Fariselli ha dichiarato se oggi un gruppo di giovani mettesse in un loro testo la parola Palestina, sarebbe rovinato, non solo all’estero ma anche in Italia. Noi questa sera lo suoniamo, da un lato con piacere perché è un bel pezzo, dall’altro con dolore perché sono cinquant’anni che la questione è ancora, purtroppo, attualità. Nel finale Fariselli ha voluto usare le parole di Moni Ovadia, parole che poco lasciano adito a interpretazione, parole condivise, che nella loro semplicità racchiudono con potenza un sentimento comune, sradicato da becere tifoserie: noi stiamo dalla parte degli oppressi.

Il concerto chiuderà con un bis “Il bandito del deserto” brano contenuto nell’album “1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!”. Lungo e commosso è stato l’applauso che il pubblico a voluto regalare agli artisti, di immensa bravura, tra cui una nota particolare va a Claudia Tellini alla voce, la cui capacità espressiva e le sue vibranti e avvolgenti doti canore hanno non solo reso omaggio ma anche fatto rivivere sul palco Demetrio Stratos.

Articolo e foto di Silvia Ravenda

Set list Patrizio Fariselli plays Area 28 ottobre 2023 Gradisca d’Isonzo (Go)

  1. Danza del labirinto
  2. Cometa rossa
  3. Consapevolezza
  4. Arbeit Macht Frei
  5. 240 chilometri da Smirne
  6. L’abbattimento dello Zeppelin
  7. Le labra del tempo
  8. Luglio agosto settembre (nero)
  9. Il bandito del deserto
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