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Paul Di’Anno live Torino

Nel bill anche tre opener sorprendenti: The Rocker, Electric Gypsy, Noturnall

Un giorno perfetto non lo si aspetta, lo si crea. Io ho reso perfetto il mio venerdì 15 dicembre andando fino a Caselette, in provincia di Torino, al Civico 25 per assistere al concerto di quattro band che, del Rock, hanno fatto uno stile di vita e che hanno ripagato ampiamente dei chilometri, le code, il traffico e gli accidenti che mi hanno fatto tirare mentre ero immobile in tangenziale. Fortunatamente trovo parcheggio nei pressi del locale, quindi mi metto in coda davanti al cancello ancora chiuso e dove c’ è qualche altro fan in attesa. Le persone aumentano sensibilmente col passare dei minuti, e tra tutti si chiacchiera e ci si racconta esperienze di concerti, meglio ancora se degli Iron Maiden, visto che siamo tutti qui per l’esibizione di Paul Di’ Anno: da brava rompiscatole quale sono, attacco bottone col mio vicino di coda anche perché pensavo fosse un collega fotografo, visto lo zaino che aveva in spalla. Invece no, lui veniva dalla Norvegia per Paul. La serata è stata magistralmente organizzata da Big Tuna Entertainment & Booking Agency.

Qualcuno butti giù le porte, si rumoreggia in coda mentre il fiato delle persone crea una sorta di nebbia che aleggia tutt’ intorno, ma per fortuna, come se ci avessero sentito, i cancelli vengono aperti e poco alla volta entriamo tutti in sala: grande, decorata per le festività natalizie, e con un ampio palco illuminato a giorno che mi rallegra all’ istante. Naturalmente niente pit, ci tengo. Tra i fan in sala ci sono tantissimi giovani e giovanissimi, ragazzini con magliette degli Iron Maiden, gilet di jeans, braccialetti borchiati, polsini neri con ricamato il logo della band, così come gli orgogliosi genitori che quando Paul Di’ Anno ruggiva sui palchi nemmeno erano nati, o ancora andavano all’ asilo.

The Rocker

Nel frattempo scopro anche che saranno tre, e non uno come pensavo, gli opener della serata, tutti di grande esperienza e capacità artistica e tecnica, oltre che di simpatia e interazione col pubblico.
Sullo sfondo campeggia quella che è la copertina dell’ ultimo album della band che sta per dare inizio alla serata, i milanesi The Rocker, veri animali da palco nonché  progetto parallelo, nato nel 2003, di una formazione conosciuta da molti anche per il loro tributo ufficiale italiano agli Ac / Dc, i Riff Raff.

The Rocker

Fondatore e compositore di tutti i brani, nonché carismatico frontman sotto una montagna di muscoli, è Edo Arlenghi, molto conosciuto anche all’estero, nelle cui vene scorre il vero Rock, quello sanguigno e bastardo, pulsante di alto voltaggio, e con i suoi ottimi musicisti lo riversa nelle nostre orecchie con grande passione ed entusiasmo. Basti pensare che nel 2000 si aggiudicò il Japan Golden Disk Award.

The Rocker

Questa band vibrante di decibel ha aperto il Gods Of Metal del 2009 allo Stadio Brianteo di Monza, prima dei Motley Crue e degli Heaven & Hell; suoneranno nel 2010 a Milano in apertura agli Europe, e il loro secondo album, “Blood Strenght And Soul”, registrato a Los Angeles, vede alla batteria nientemeno che Simon Wright, ex batterista degli Ac / Dc e della Ronnie James Dio Band. Un antipasto, giusto per illustrare un po’ chi abbiamo davanti.

The Rocker

Il grande Rock si fa senza effetti artificiali, è una scelta di vita, questo il messaggio che vogliono passarci i The Rocker, e di rockettari purosangue, stasera, ne è piena la sala. In scaletta abbiamo brani tratti da tutta la loro discografia, tra i quali una cover di ” Police On My Back “, scritta da Eddy Grant e ripresa poi dai The Clash nel 1980, brano energico e pieno di rabbia, che fa a schiaffi con l’andamento allegro della musica, un ritorno a quella wave punk rock che andava forte nei primi anni 80. “Pure Rock And Roll Never Lies” apre la cavalcata dei The Rocker, un brano decisamente trainante, dal riff rabbioso e testardo, nel pieno rispetto dei canoni di un rock con tutti i crismi;  ” Porno”, una canzone irriverente e vigorosa  Per chi vede la f… solo da lontano, ci ricorda Arlenghi, che  vanta una sezione ritmica di granito e schitarrate dal gusto hendrixiano. Il pubblico si diverte, salta e canta sotto la grande carica, anche emotiva, di queste canzoni dai testi personali, che riguardano tutti con le tematiche attuali trattate, mentre io riesco ancora a spostarmi più o meno agevolmente tra i fan per scattare qualche bel momento.

The Rocker

Gli artisti sono assolutamente affiatati tra loro e di grande cordialità e simpatia col pubblico, regalando anche alle mie lenti smorfie e sorrisi: memorabile il mio scambio di linguacce con il frontman, quanto mai deciso a mantenere viva e splendente la sacra fiamma del rock, perché non se ne può più di trap, trapper E quella roba lì: che musica di merda, ragazzi!  Viva il Rock And Roll!  E anche perché questo genere musicale, ahimè, sta diventando raro e prezioso come un animale in via d’ estinzione. Dispiace quando questa band ci deve salutare per lasciare il posto a quella successiva, speriamo di rivederli quanto prima.

Electric Gypsy

La band per cui si prepara il palco, ora, viene dal Brasile e per me (presumo anche per molti altri in sala) sono una novità assoluta: sono gli Electric Gypsy, formazione hard rock di Belo Horizonte. In tour europeo con Paul Di’Anno, sono tra le band emergenti di maggior spicco nel loro paese. Ispirati dall’ atteggiamento e dalle composizioni dei grandi nomi musicali degli anni 70 e 80, pubblicano il loro primo album, omonimo, il 29 aprile 2021 per Animal Records.

Electric Gypsy

Scopriremo, durante il loro concerto, che nonostante la loro grande passione per band storiche come i White Lion, Van Halen, Motley Crue, i KISS o gli Aerosmith (a me hanno ricordato gli H.E.A.T. visti nel corso di quest’estate) il loro vero obiettivo non è tanto replicare il suono di queste leggende, ma piuttosto infondere energia, gioia, festa, divertimento e balli, com’ è tipico del loro DNA. Caspita, ci riescono alla grande questi ragazzi!

Electric Gypsy

Molto belli anche da vedere, nei loro abiti ispirati ai loro modelli, con pantaloni a zampa d’ elefante, giubbotti di pelle borchiata e accessori coordinati, vengono lì per lì osservati dal pubblico tra l’incuriosito e l’interrogativo: ma ci pensano il focoso frontman Guzz, il giovane, trottolante chitarrista Nolas , il potente basso di Pete e il mostruoso Robert Zimmerman alla batteria, chiaramente ispirato a Mike Portnoy e Tommy Lee, a sciogliere gli animi. Se ascoltate a occhi chiusi, le sonorità dei loro brani sembrano arrivare direttamente dagli anni 80, quando nessuno di loro quattro era ancora nato.

Electric Gypsy

Estremamente dinamico sul palco, dove si sposta rapidamente da una parte all’ altra facendo roteare l’asta del microfono in stile Bon Jovi e saltando spesso e volentieri dalla pedana della batteria, Guzz ci incita Make some fucking noise!  E alla fine tutta la sala si ritrova a battere le mani e a muoversi a tempo con loro: se il loro scopo era quello di far divertire e divertirsi, ci sono riusciti con successo. Nolas, con la sua chitarra rosa, è la felicità fatta persona ed è sempre pronto a esibirsi in qualche mossa speciale quando si accorge di essere inquadrato, sia da una fotocamera che da un cellulare.

Electric Gypsy

Ci presentano brani tratti dai loro due album, per esempio la grintosa “The Devil Made Me Do It” che sa tanto di Y & T, passando però dall’Heavy Metal puro a un Hard Rock un po’ più morbido, meditabondo quasi. “Let It Roll” suona più in territorio Van Halen, quello dell’era Sammy Hagar per intenderci.
Tutto sommato, sarebbe difficile per chiunque sia fan dell’Hard Rock e dell’Heavy Metal anni ‘70-‘80 non trovare molto divertimento con gli Electric Gypsy, musicisti chiaramente capaci che suonano bene insieme, e fanno anche un bel lavoro nel simulare l’atmosfera dell’epoca. A mio parere potrebbero avere un buon successo anche qua in Europa, li vedo azzeccati su un palco di qualche grande festival.

Noturnall

Si va un po’ più sul pesantino con la terza band, i Noturnall, anch’ essi brasiliani attivi dal 2013, formazione progressive metal considerata tra le maggiori band nel loro paese. Sembra di doverci preparare per un viaggio interstellare, mentre sul palco si prepara la loro attrezzatura: ai piedi della batteria compare un piccolo alieno, mentre l’asta del microfono del vocalist è decorata con simboli e geroglifici alieni, come quelli che si vedono nei film di fantascienza, e nel buio si illumina di una fredda luce azzurra contribuendo a fare particolare l’ atmosfera.

Noturnall

Da parte mia realizzo che non ho più spazio per muovermi, tanto la gente è aumentata di numero, però non ho nemmeno una transenna dove spalmarmi: Volerò direttamente sul palco e farò strike tra le caviglie del bassista,  questo il mio pensiero apocalittico poco prima che la band faccia il suo ingresso. Il suddetto bassista, con un imponente strumento a sei corde e barba colorata alla Bryan Beller, mi guarda dall’ alto in basso divertito, intuendo il mio timore.

Noturnall

La performance inizia con “Try Harder”, dal loro nuovo album “Cosmic Redemption” dal quale è tratta anche “Reset The Game”: un inno al ritorno alla libertà dopo il periodo di Covid, che ci ha fatti sentire come in una gabbia. Parole che ci dicono di quanto dobbiamo ancora cambiare, come specie, per raggiungere qualcosa di veramente superiore, lasciare il vecchio per abbracciare il nuovo, anche se richiede una buona dose di coraggio. Mentre alle spalle del batterista scorrono le accattivanti immagini dei video di questa band, alcuni abbastanza crudi con zombie ed esseri demoniaci, il frontman Thiago Bianchi parla col pubblico avvalendosi del traduttore sul cellulare sono molto felicce di esere aquì, e via una serie di battute divertenti fatte col consueto gesto della mano a pigna, per cui noi italiani siamo famosi proprio ovunque.

Noturnall

Altra band di grande capacità tecnica, oltre che di maggiore esperienza della precedente, che ama l’interazione col pubblico durante l’esibizione, e il tema della novità, del nuovo, sembra essere particolarmente importante per loro Open your hearts to the new… we hope our music will find its way to those with good hearts to appreciate it!

Noturnall

Altra traccia che colpisce è “Wake Up!” del 2017, in cui l’esperto frontman è riuscito a convincere i presenti a cantare il ritornello a voce molto alta, mentre corre e fa scivolate su e giù per il palco, e verso la fine dello spettacolo la folla è ormai in fiamme per loro, specialmente dopo il grande successo della cover di “Thunderstruck” degli Ac / Dc. Foto finale di rito, e l’appuntamento è in area merch, dove ci sono anche i familiari Help us to grow, and help us to eat, si raccomanda quel volpone di Thiago.

Siamo ormai giunti al momento clou della serata, quello di Paul Di’ Anno, e io ho ormai rinunciato a spostarmi dal mio angolo, non ci sarei nemmeno riuscita. La preparazione del palco è abbastanza semplice: qualche modifica alla batteria, un bauletto dove vengono appoggiati degli asciugamani, due bottigliette d’ acqua, una di birra, un bicchiere con qualcosa di forte e null’ altro, per la leggenda non serve altro. Saranno i musicisti dei Noturnall ad accompagnarlo, insieme al vivacissimo Nolas degli Electric Gypsy.

Paul Di’ Anno

Qualche minuto ancora di attesa e Paul Di’ Anno viene issato a braccia, con tanto di carrozzina, sul palco, e i fan dietro e di fianco a me esplodono in un boato assordante: emozione a mille, i ragazzini esultano e saltano anche più dei loro padri, vedono davanti a loro il mito, il primo cantante degli Iron Maiden.
Io, che forse dovrei imparare a essere meno sentimentale, e alcuni fan di vecchia data che più di trent’anni fa lo videro giovincello e ribelle sul palco a Roma, non possiamo non vedere anche l’ immagine di un uomo segnato dalle sregolatezze e dalla malattia. Questo ragazzone di 65 anni, cantante degli Iron Maiden dal 1978 al 1981, diede un enorme contributo alla popolarità della band, ma ne venne allontanato per i suoi problemi con droghe e alcool, sostituito da Bruce Dickinson e mai uscito dal cuore dei fan.

Paul Di’ Anno

Si presenta davanti al suo pubblico, in un tripudio di cellulari alzati per immortalare il momento,
qualcuno gli mostra la sua autobiografia “The Beast” pubblicata nel 2005. Nonostante l’evidente affaticamento, lo spirito è ancora tutto lì ed è immediatamente percepibile solo a vederlo, con i suoi piercing, orecchini e tatuaggi più o meno blasfemi.

Paul Di’ Anno

Tra tutti i dinosauri degli anni ’70 e ’80, è tra quelli che ha subito maggiormente lo scorrere del tempo, oltre al ricovero per il peggioramento del suo diabete, l’ intervento alle gambe, il rischio di sepsi : è appesantito, in sedia a rotelle, ma senza muoversi di lì scatenerà ancora l’ inferno come nei suoi anni migliori, quando fece a botte con quindici buttafuori a un concerto, quando cadde dal palco ubriaco, dopo aver minacciato folle con le armi, scatenato risse ovunque e chissà cos’ altro ancora. Ci annuncia subito di essere reduce da due polmoniti, e che probabilmente avrà bisogno di alcune pause, Che schifo, un intercalare che userà spesso facendo ridere i fan e riuscendo a distrarli da quelli che sono effettivamente problemi seri. Una cosa è certa, Di’ Anno è un personaggio.

Paul Di’ Anno

Il suo umorismo macabro è costante, e sembra essere un uomo che arrivando vicino all’ incontro con il Tristo Mietitore, ha deciso di cacciare due dita nelle orbite vuote dello scheletrico volto, e di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Riesce ancora a cantare le sue canzoni, ovviamente senza l’energia di una volta, a parte qualche sprazzo in cui riappare il timbro originario; ma la sua performance è piena di passione, anche se non priva di problemi. Per due volte chiamerà gli assistenti per farsi portare in un angolo del palco, più tranquillo, a riprendersi e farsi sistemare la posizione delle gambe, mentre i musicisti sono sempre abilissimi a assecondarlo e a mantenere calda la situazione durante la sua assenza.

Paul Di’ Anno

Gli manca spesso il fiato, si porta la mano al petto, si asciuga il naso e tossisce Schifo, che schifo, chiaramente, ma non degnerà di uno sguardo l’acqua, rivolgendo la sua attenzione alla birra e al liquore.
Questo è uno spettacolo metal, e deve continuare. La scaletta consiste di brani dei primi due album degli Iron Maiden, una fantastica occasione per ascoltare canzoni che i Maiden potrebbero non includere nelle loro recenti setlist live e, soprattutto, interpretate dal vocalist originale.

Paul Di’ Anno

Si comincia con l’intramontabile “Wratchild”, passando per “Sanctuary ” e “Remember Tomorrow”, un brano che emoziona e che fa cantare a squarciagola anche i muri, spesso coprendo la stessa voce di Paul Sing with me!   Durante una delle sue pause, Paul si rivolge al giovanissimo, scatenato fan al mio fianco Ehi, buddy!  Ed entrambi si allungheranno il più possibile per sfiorarsi la punta delle dita, cosa che manda il piccolo fan al settimo cielo.  These ones are precious, dice al microfono Paul riferito alle giovani generazioni, per poi girarsi a guardare il chitarrista Nolas sfottendolo a suon di dita medie.

Paul Di’ Anno

When I die, maybe heaven… maybe hell, or maybe a place in between. This is Purgatory!  Così presenta Paul il brano del 1981, dall’ album “Killers” , l’ ultimo che lo vede con gli Iron Maiden, un assalto incessante e frenetico di musica: il pogo dietro di me è estremo, alcuni fan vengono talmente spinti in avanti da spostare le casse ai piedi di Paul ( e da lasciare tracce di sangue per tutto il pavimento). La voce di Paul, però, inizia a calare di molto, e lui appare sempre più affaticato e sofferente. Quando si arriva a “Running Free” A song that tells about freedom, but not from sex, drugs and rock’ n’roll!  La musica ha influenze rock estreme, la vera essenza degli Iron Maiden, e Paul ormai lascia che sia quasi sempre il suo pubblico a cantare; qualcuno gli urla Paul, you are a legend! Yes, indeed!  Eccome, se sa di esserlo.

Paul Di’ Anno


Ma deve essere proprio raggiunto al suo limite, perché gli assistenti arrivano a prenderlo e lo portano via a braccia con tutta la sedia a rotelle, senza nemmeno il tempo dei saluti, mentre lui agita la mano. Forse, se riuscisse a star dietro alla riabilitazione, smettere di bere alcolici, e di fumare, potrebbe rimettersi in piedi come lui stesso si è augurato di tornare, o meglio, in sella a una fiammante Harley Davidson. Noi gli auguriamo tutto il meglio nel prossimo futuro, con un po’ di nostalgia nel cuore; questo concerto l’ha mandato avanti unicamente per i suoi fan, che guardava negli occhi e che gli davano un motivo per non smettere anche prima. Grazie Paul, animo indomabile anche da una sedia a rotelle. E sempre, Up the irons!

Articolo e foto di Simona Isonni

Paul Di’ Anno

Set list Paul Di’ Anno Torino 15 dicembre 2023

  1. Wrathchild
  2. Sanctuary
  3. Murders In Rue Morgue
  4. Remember Tomorrow
  5. Gengis Khan
  6. Killers
  7. Phantom Of The Opera
  8. Purgatory
  9. Transylvania
  10. Running Free
















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