I Protomartyr tornano a sei anni di distanza dalla magistrale apparizione al Lars Rock Festival di Chiusi per presentare il loro nuovo lavoro “Formal Growth in The Desert” pubblicato lo scorso giugno da Domino Records. Un concerto atteso da molti considerando il sold out del Locomotiv Club nel freddo lunedì bolognese del 13 novembre. Aprono le danze i bolognesi Korobu, ex Buzz Aldrin e My Own Parasite, con una set list dedicata al loro disco di debutto “Fading|Building” (Locomotiv Records, 2022). Il trio propone del convincente Kraut/Dance/Punk, alternando composizioni eteree e ipnotiche a episodi più decisi. Una piacevole scoperta per chi apprezza sonorità del campo The Smile, El Guapo e Soulwax. Speriamo di rivederli presto.
Sono le 22 ed è finalmente il momento dei Protomartyr, che salgono sul palco con la disinvoltura di chi sta per suonare un house show di fronte agli amici di sempre. Ormai in formazione fissa a cinque elementi, la band si presenta però orfana per questo tour di Kelley Deal dei Breeders, che aveva iniziato a seguirli dall’ep del 2018 “Consolation”.
Al suo posto un giovane e misterioso turnista. Casey si piazza davanti al microfono con la sua tipica mise da punk professor: giacca, lattine di Moretti nelle tasche e la cinica teatralità di un’esistenzialista metropolitano.
La prima tranche di set è imperniata quasi interamente al nuovo album e Casey si lascia andare a un cantato più abrasivo del solito, complici probabilmente le tematiche profondamente personali affrontate, un tasso di collera non indifferente e le melodie da fin du monde a cui i ragazzi del Midwest ci hanno abituato ultimamente.
Come sempre il gruppo è una macchina perfetta nel costruire tensione con strutture ritmiche particolarmente intricate su cui poggiano le chitarre riverberate, che poi esplodono nel climax del ritornello o della coda. Arriva poi l’ormai classica “A Private Understanding”, di cui colpisce la volontà del cantante di tagliare a metà le strofe, quasi non volesse condividere più certi ragionamenti con il pubblico.
La seconda parte della scaletta è dedicata ai pezzi più punk dei precedenti lavori. È bello pensare che anche noi abbiamo avuto la possibilità di vedere l’energia che una volta avevano trent’anni fa band come Pere Ubu e The Fall.
Il pubblico più giovane non sta più nella pelle e dopo la contemplazione dell’introduzione di “My Children” parte un pogo liberatorio che alza la temperatura nella sala per tutto il resto dello show. Sotto il palco si balla, si fa crowdsurfing, ci si sorregge e ci si conosce, nella condivisione di un’esperienza che ci accomuna tutti in un’intesa di complicità e divertimento.
Una breve pausa e poi bis con “Jumbo’s”, “The Devil In His Youth” e la tragica “Why Does It Shake?” Tanta soddisfazione per aver partecipato a un’esperienza sonora unica, l’adrenalina è a livelli ottimali, la voglia di rivederli il prima possibile ancora più alta.
Articolo di Lorenzo Lo Vasco, foto di Licia Carpi
Set list Protomartyr 13 novembre 2023
- Make Way
- 3800 Tigers
- Windsor Hum
- Elimination Dances
- Fun in Hi Skool
- For Tomorrow
- A Private Understanding
- Maidenhead
- Scum, Rise!
- The Author
- Polacrilex Kid
- My Children
- I Forgive You
- Feral Cats
- Pontiac 87
- Processed by the Boys
- Jumbo’s
- The Devil in His Youth
- Why Does It Shake?