Gli svedesi Seventh Wonder sono tornati dopo 3 anni dalla loro ultima calata in terra italica per continuare il tour che era stato interrotto a causa della pandemia. Hanno quindi deciso di riproporsi per tre date che purtroppo, come ci è stato spiegato durante l’esibizione, sono diventate due in full set elettrico e una con set acustico organizzato all’ultimo momento a causa di problematiche logistiche di viaggio: al loro arrivo per la data di Trieste del giorno precedente la compagnia aerea ha smarrito i loro bagagli con tutta la strumentazione, hanno quindi ripiegato in un concerto più breve con strumenti acustici forniti dall’organizzazione dell’evento e un meet&greet per scusarsi con i fan accorsi a vederli.
Quest’oggi si presentano come headliner per il primo di una serie di eventi nominati “Prog Legacy” organizzato dall’Alchemica Music Club il 5 novembre 2022. A supportarli ci sono tre band italiane, come richiesto proprio dal gruppo, per promuovere le realtà nostrane che spesso vengono messe in disparte per dare spazio a band transalpine.
La serata inizia in perfetto orario con i Sophora, giovane quartetto felsineo che propone un Prog Rock di stampo tipicamente seventies. I ragazzi sono poco più che ventenni ma hanno ben chiaro in testa quello che vogliono fare: nonostante la loro giovane età dimostrano di avere sia ispirazione che competenze tecniche per proporre questo genere, che viene apprezzato da un folto numero di persone presenti in sala, per la maggior parte giovani e giovanissimi. In mezz’ora ci propongono l’esecuzione di “solamente” quattro brani, come nelle migliori tradizione prog rock.
È il momento ora dei Kalah che salgono sul palco e dopo un veloce settaggio degli strumenti partono con la loro setlist. La band propone un Metal moderno, ricco di parti elettroniche e tastiere, o come lo autodefiniscono durante il live, metal elettronico. Anche loro come i predecessori hanno a disposizione 30 minuti per presentare al pubblico brani tratti dal loro full lenght uscito quest’estate. Ottima performance strumentale per i musicisti e per Claudia dietro al microfono, che intrattiene ottimamente gli astanti.
Quindici minuti sono il tempo che passa tra la fine della setlist dei Kalah e l’inizio dello show dei Dark Ages che per ultimi hanno confermato la loro presenza stasera; la band veronese fondata dal chitarrista Simone Calciolari in attività dal 1982 porta sul palco una selezione di brani presa dai loro ultime due uscite A Closer Look e Between Us. La band è unita e il sound compatto, grazie anche all’esperienza pluridecennale e alla prestazione di Roberto Roverselli alla voce e il pubblico lo percepisce, cantando assieme a lui e supportandolo nei ritornelli.
Arriviamo quindi alla band principale della serata che dopo un’attesa un po’ più lunga per la preparazione del palco ci introduce allo spettacolo con una “Warriors” impeccabile, opener della loro ultima fatica; dopotutto non possiamo dire altrimenti del quintetto nordico capitanato da Tommy Karevik al microfono (in forze anche nei Kamelot), che fa della precisione il suo punto di forza. E di precisione ne hanno da vendere: per tutto lo show, che è durato circa un’ora, la band è stata chirurgica; tecnicismi, classe e raffinatezza sono le parola d’ordine di questo concerto; Andrea Blomqvist crea con il suo sei corde un tappeto di armonie che si lega perfettamente con le parti di tastiera di Andreas Söderin mentre la chitarra di Johan Liefvendahl è pressoché perfetta, nessuna sbavatura, nessuna nota stonata, alcune volte metto in dubbio la veridicità dell’esecuzione credendo ci siano delle basi preregistrate ma non è così, gli scandinavi stanno eseguendo uno show immacolato.
La gente è tanta e affiatata, canta praticamente tutte le canzoni con un coro unanime, gli spettatori arrivano anche dall’estero, Olanda, Germania e Belgio per godersi lo show, ma il locale non è pienissimo, peccato perché avrebbero meritato veramente un sold out.
L’ora circa di concerto della band scivola via velocemente, così tra una “Tiara’s Song”, “Taint The Sky”, la bellissima “Reflection” e la malinconica “Elegy” eseguita voce e piano, arriviamo alla fine della serata. C’è tempo per la bellissima “Alley Cat”. Unica nota dolente è la prestazione affaticata del frontman che durante gli ultimi brani accusa qualche piccolo problema alla voce, facendosi aiutare dal pubblico nei ritornelli, ma a parte questo la serata volge al termine nel più decoroso dei modi con una superlativa “The Black Parade”.
Speriamo di rivederli presto in terra nostrana per un altro set altrettanto bello e allettante. Un ringraziamento va all’Alchemica Music Club per l’ottima organizzazione della serata e disponibilità dello staff.
Articolo e foto di Paolo Nocchi
Set list Seventh Wonder Bologna 5 ottobre 2022
- Warriors
- Welcome to Mercy Falls
- Tiara’s Song (Farewell, Pt. 1)
- Taint the Sky
- The Light
- Tears for a Father
- Reflections
- The Red River
- Elegy
- Hide and Seek
- Alley Cat
- The Black Parade