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The Amity Affliction live Milano

Quattro band per un concerto di una potenza incredibile

Arrivando al parcheggio nei pressi dell’Idroscalo di Milano il 24 gennaio per il mio nuovo appuntamento musicale, la prima cosa che mi salta all’occhio è la compostezza, la tranquillità delle persone in fila, che chiacchierano e scherzano osservando gli atleti nel confinante campo da rugby durante gli allenamenti, saltellando per il freddo, mentre aspettano che i cancelli del Circolo Magnolia aprano per un concerto che rimarrà a lungo nei cuori e nella memoria. Compostezza e tranquillità: teniamole a mente queste due paroline, perché da lì a poco nessuno, me compresa, ne ricorderà il significato.

Dopo aver ritirato il mio pass, entro nel locale passando davanti alla nutrita zona merch e scopro con piacere che il pit è adiacente al backstage, dove vengono posizionati alcuni degli strumenti degli artisti e succede spesso di incrociare alcuni di loro, tra un’esibizione e l’altra.
Questa sera abbiamo un set di apertura di  tutto rispetto che vede sul palco i Gideon, americani di Tuscaloosa, Alabama; i SeeYouSpaceCowboy, band hardcore californiana molto particolare; i Fit For A King dal Texas. Ma sono gli australiani headliner The Amity Affliction, quelli che tutti in realtà stanno aspettando e per i quali si sono macinati chilometri arrivando da un po’ ovunque.

Gideon

Il tempo di scambiare due battute con alcune fan in prima linea, che simpaticamente manifestano il desiderio di scambiare posto con me per essere più vicine al palco, ed ecco che i Gideon iniziano il loro live: al loro Metalcore aggressivo, con elementi melodic e punk e alla potente voce di Daniel McWhorter il compito di iniziare a scaldare gli animi.

SeeYouSpaceCowboy

Ero molto curiosa di vedere i SeeYouSpaceCowboy, che arrivano dopo un cambio piuttosto veloce; vuoi per il nome, vuoi per l’estrosa frontwoman Connie Sgarbossa, che riscuote successo tra il pubblico. Formatisi nel 2016, sono da allora una delle band più entusiasmanti della scena underground, grazie a un suono hardcore pesante e devastante e al lirismo tagliente ed esplicito di Connie. Vivaci e in eterno movimento sul palco, i SeeYouSpaceCowboy hanno deciso che, se non esiste la band perfetta, allora lo sarebbero stati loro. Dopo  è il turno dei Fit For A King, i primi della serata a interagire direttamente coi fan.

Fit For A King

Quando inizierò a cantare, voglio vedere tutti saltare nessuno escluso, intesi? Sono le parole di Ryan Kirby ai presenti, anche se bisogna dire che il filone “cristiano” di questa band metalcore texana non ha uno stuolo di fan dalle nostre parti; credo sia uno dei motivi, oltre a quelli artistici naturalmente, per cui questo gruppo è riuscito a scalare le classifiche statunitensi.

Fit For A King

Rispetto agli altri frontmen, Kirby appare quasi “morbido”, sensazione condivisa anche da altre persone; le sue abilità vocali però, insieme alle evoluzioni dello scatenato bassista e all’ottimo impianto luci del palco, permettono a tutti di divertirsi e di portare la serata ad un livello soddisfacente.

Fit For A King

L’ultimo cambio di palco è il più lungo di tutti, e nessuno sta più nella pelle sapendo chi sta per arrivare. Spuntano cellulari in ogni angolo, pronti a non perdersi nulla del concerto tanto atteso.
Quando le luci improvvisamente si abbassano, i fan esplodono in un urlo pazzesco; entrano loro, gli headliner, i veterani, letteralmente degli intoccabili per chiunque sia presente in quel momento a celebrare la musica metalcore: ecco The Amity Affliction.

The Amity Affliction

Il frontman Joel Birch entra per ultimo, senza tanti preamboli prende il microfono in mano e guarda tutti coloro che ha di fronte, non c’è bisogno di presentazioni o giri di parole: carismatico all’ennesima potenza, leader indiscusso, con la sua sola presenza silenziosa(per ora) viene a ribadire la scala gerarchica. A quasi vent’anni dalla loro fondazione, con ben sette album in studio all’attivo e in cima alle classifiche, numerosi video, un devastante singolo appena rilasciato, i The Amity Affliction dominano i più importanti palchi internazionali e non hanno certo intenzione di passare il testimone a nessuno. Chiunque sia stato su quel palco prima di loro, qualunque esibizione ci sia stata, loro dimostreranno di essere semplicemente “di più”. Lo saranno davvero; io per prima, nonostante sia abbastanza abituata a suoni e atmosfere forti, resto spiazzata davanti a tanta potenza.

The Amity Affliction

Pochi come Joel sanno tenere la folla in questo modo, non c’è stato mai bisogno di aizzare nessuno, di chiedere applausi, o qualunque cosa; gli basta uno sguardo, un cenno del capo o della mano, e i fan vanno in estasi. Un capo a tutti gli effetti. Gli addetti alla sicurezza hanno un bel da fare per contenere i più scatenati in transenna; c’è chi facendo crowdsurfing rischia di arrivare direttamente addosso a noi fotografi nel pit, e solo grazie al loro intervento questo non succede. Tanto più che la cosa si ripete più di una volta.

The Amity Affliction

Tumultuosa ed emotiva, questa band è conosciuta per le canzoni molto personali, che trattano spesso di depressione, ansia, suicidio, abuso di stupefacenti; tanti dei loro testi sono tratti dalle esperienze personali di Joel Birch. Lo stesso nome del gruppo fa riferimento alla perdita di un loro caro amico, morto a diciassette anni in un incidente stradale. “Amity”, che appunto significa “amicizia” in inglese, e “Affliction” che simboleggia il dolore provato dalla band per la perdita dell’amico.

The Amity Affliction

Sono brani che toccano emotivamente e intimamente, basta vedere le reazioni dei fan presenti, che a tratti si abbracciano e si tengono per mano, a tratti invece si scatenano in alcuni dei pogo più selvaggi, tanto da trasmettere le vibrazioni del pavimento ai video che facevo col cellulare. E sono le stesse persone che prima se ne stavano placide in coda, ricordate? Incredibile.


Qualcuno li definisce “spaccaossa”, e a guardare i fan spingersi e urtarsi non si fa fatica a crederlo. Altre volte invece si muovono come in una danza ancestrale, quasi come seguissero una loro musica interiore, con gesti diversi per ognuno e nonostante questo con un filo che li accomuna: questo filo è Joel che, dall’alto del suo rialzo sul palco, quasi ipnotizza con la sua voce cruda, brutale, inarrestabile.
Strazianti, sinceri, forti come il loro oceano, i nostri quattro australiani sono una forza della natura contro la quale è impossibile battersi. I fan sono sempre più scatenati, si allungano il più possibile porgendosi oltre la transenna, sperando anche solo di sfiorare per un attimo l’amato vocalist.

The Amity Affliction

Tra i brani presentati, mi ha colpita “Chasing Ghosts” soprattutto per la storia e il messaggio dietro questa canzone. Fa infatti riferimento a dei periodi di forte depressione del frontman, sfociati purtroppo in vari tentativi di suicidio. Joel con la sua esperienza diretta vuole diffondere il messaggio, soprattutto tra i più giovani, che il suicidio non è la soluzione ai problemi e spera che, trovando il coraggio di parlarne, riesca a far desistere dal mettere in atto questo orribile pensiero. Ovviamente viene presentato il nuovo singolo “Show Me Your God”,esplicito al punto che se si cerca il relativo video su YouTube, compare prima una finestra di avviso per contenuti legati a suicidio e autolesionismo. Prima canzone del loro primo disco autoprodotto, tratta di pensieri e riflessioni su come il passato possa influenzare la vita presente, sia per esperienza diretta, che per quella di persone vicine a noi.

The Amity Affliction

Insomma, ogni volta che Joel Birch urla dal palco, lancia messaggi importanti, personali, intimi, racconta sé stesso e la sua vita sregolata, ti parla dei suoi fantasmi se solo ti soffermi ad ascoltarlo davvero, e potrebbero essere gli stessi fantasmi di molti di noi. Gli occhi lucidi dei fan lo confermano.
Al termine del concerto, di fronte ai presenti stremati, urlanti, deliranti, il leader Joel semplicemente ringrazia e se ne va subito, senza un saluto: restano gli altri a lanciare plettri e bacchette, a stringere qualche mano, a sorridere.

The Amity Affliction

All’uscita dal locale siamo tutti consapevoli di aver assistito a qualcosa di davvero unico, ci siamo divertiti, ma abbiamo anche riflettuto. Calmi, come quando siamo entrati, torniamo tutti alle nostre macchine, con la gratitudine di sapere che qualcuno, come te, si porta dietro qualche mostro e non ha paura di presentartelo.

Articolo e foto di Simona Isonni

Setlist The Amity Affliction Milano 24 gennaio 2023
1.Pittsburgh
2.All My Friends Are Dead
3.Like Love
4.Drag The Lake
5.Shine On
6.Death Is All Around
7.All Fucked Up
8.Ivy
9.Show Me Your God
10.Don’t Lean On Me
11.Chasing Ghosts
12.I Bring The Weather With Me
13.Death’s Hand
14.Soak Me In Bleach










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