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Geyser “Crepe”

L’energia sprigionata in tante sfaccettature sonore sa coniugarsi mirabilmente con liriche di un’attualità estrema

Un’altra interessante proposta di Vrec Music Label è “Crepe”, primo full lenght della band milanese Geyser, album prodotto da Pietro Foresti fuori dal 9 giugno. L’etichetta veneta, sempre attenta alle innovative idee del Rock nostrano, lancia sul mercato discografico un progetto di sicura qualità. In natura i Geyser sono sorgenti di acqua bollente con eruzioni intermittenti che creano alte colonne di acqua calda e vapore. Solo guardarli trasmette tutta l’energia che si sprigiona dalla loro magmatica irruenza. Proprio a questa incredibile potenza è ispirato il nome della band lombarda, una forza che si sublima con l’essenza della loro musica. Un Rock dalle tinte gagliarde e vigorose e dai testi abrasivi, dove il gruppo non tradisce le tradizioni nostrane, esprimendo un cantato in italiano che riesce a essere suggestivo e comunicativo. L’album stupisce per le sue trame, ricche di visceralità e sicuramente molto adatte a essere suonate anche in ambito live. La band nasce nel 2016,  e fino a oggi la loro produzione discografica si era limitata a l’ep “Zerø”, pubblicato nel 2019. Gli eventi pandemici, una fase interlocutoria e un cambio nell’organico avevano un po’ frenato il gruppo, che adesso invece si è ritrovato con rinnovata verve; ha prevalso nella formazione la voglia di tornare in studio a esprimere tanta buona musica, l’intento di produrre nuove canzoni con i giusti stimoli e il desiderio di liberarsi da un qualcosa che per un lungo periodo ha indubitabilmente condizionato le nostre vite.

Ne è uscito fuori questo pregevole lavoro, un disco composto da dieci pezzi che raccontano uno spaccato di vita odierna, contrasti e conflitti della quotidianità più furiosa. Un mondo che ha perso buona parte della sua dimensione originaria, finendo per trascinarci in un vortice spersonalizzante; siamo diventati anime perse in cerca di identità, di un riparo, un ombrello che sia una protezione da tutte le problematiche che ci affliggono; la ricerca di certezze in un mondo che sta purtroppo diventando il più imprevedibile possibile. Tutte le criticità espresse sono riassunte nell’emblematico titolo dell’opera, queste “Crepe” che sono in realtà rappresentate da quelle cicatrici che le vicende della vita ci lasciano sul corpo, qualcosa che è diventato una parte indelebile della nostra esistenza. Anche la suggestiva copertina, un artwork del designer e street art milanese Luca Font, vuole evidenziare questi segni incancellabili dalla nostra pelle.  

L’album non ha una struttura concept, ma le tracce che lo compongono sono molto coese, tanto da sembrare spesso legate da un unico filo conduttore e si lasciano piacevolmente ascoltare, orecchiabili e fantasiose. Come nella tradizione dell’Indie Rock nostrano, demarcata da gruppi già affermati come Ministri e Afterhours, i suoni sono molto decisi e le liriche colpiscono nel segno grazie anche al loro linguaggio diretto.

“A lungo andare”, l’incipit che apre il lavoro, si contraddistingue per un tiratissimo Post  Punk seguito dai caleidoscopici sviluppi Hard Rock di “Tutti contro tutti”, un brano che inizia ricordando i mitici riff di “Gypsy” degli Uriah Heep, ampliando poi il suono su una energica melodia colorata dalle chitarre e una micidiale base ritmica, preludio a un ammaliante assolo finale. Ecco che emerge dalle liriche la necessità quanto mai impellente di sapersi adattare ai cambiamenti, abbandonando quello stereotipo di vita che ci spinge in una continua lotta tutti contro tutti, in questa società sempre più arida di stimoli e valori.

Dalla grande potenza elettrica sprigionata in “Randagi” si passa alle cadenze meno aggressive del bellissimo brano “Itaca”, che prende spunto dall’isola di Ulisse, per parlare di sentimenti contrastanti che nascono dall’eterno conflitto tra il restare e il partire e quindi fra il rimanere legati alle proprie sicurezze o lo svincolarsi da esse affrontando nuovi stimoli e esperienze. Una meta a cui ambire che può apparire irraggiungibile, ma che in fondo è una spinta a cercare di uscire da una sorta di labirinto per riappropriarsi della propria esistenza. Il timbro del vocalist Fulvio Gibellini assume tonalità molto particolari, giocando sulle veloci evoluzioni dei brani e riuscendo a essere vivace e convincente; molto bravo anche Daniele Bonfiglioli che sa dosare bene la potenza della sua chitarra alternando arpeggi e riff, come nei momenti distesi di “Eliocentrismo”, il brano più lungo del disco con i suoi 5’42’’ e negli interventi Alternative di “Dieci Inverni”.

La tensione resta carica di elettricità in “Calcare” e “Sfumature”; in particolare questo secondo brano dallo splendido ritornello, riporta l’attenzione sul tema dell’accettazione, di non catalogare un individuo partendo da pregiudizi, ma saperlo scoprire in tutte le sue sfumature; quello che appare di un solo colore, nasconde in realtà tonalità più variegate e il saperle individuare può aiutare a capirci meglio. “Alla deriva” parte da un arpeggio di chitarra che si alterna a momenti più vibranti, con un testo che mette in luce il tema dei cambiamenti, l’affascinante meccanismo della natura per cui ogni esistenza, nonostante l’obbligato passaggio della fine, è poi sempre capace di rigenerarsi, magari in un’altra forma. Quindi è un invito a non abbandonarsi al corso degli eventi, considerare il valore positivo delle trasformazioni che possono rivelarsi occasioni di evoluzione. L’album chiude con “La prima notte tranquilla”, un brano aperto dalla ritmica della batteria, che prosegue in una malinconica melodia che non rinuncia comunque alla consueta potenza e a un magistrale assolo della sei corde nella bellissima parte finale.  

Si conclude così questo affascinante viaggio in musica, un album sicuramente ben contestualizzato nel panorama delle tradizioni più recenti del Rock italiano. Un lavoro con molte luci, che mette in mostra una band dalle ottime prospettive, dove l’energia sprigionata in tante sfaccettature sonore sa coniugarsi mirabilmente con liriche di un’attualità estrema; ne esce fuori un connubio originale, capace di coinvolgere con la sua verve l’ascoltatore dall’inizio alla fine.

Articolo di Carlo Giorgetti

Tracklist “Crepe”

  1. A lungo andare
  2. Tutti contro tutti
  3. Itaca
  4. Randagi
  5. Eliocentrismo
  6. Dieci inverni
  7. Sfumature
  8. Calcare
  9. Alla deriva
  10. La prima notte tranquilla


Line up Geyser: Fulvio Gibillini Voce / Daniele Bonfiglioli Chitarre / Mattia Corradin Basso / Jacopo Telò Batteria, percussioni

Geyser Online:
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