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Paperoga

PaperogA “Santa”

Se riuscite a sopravvivere ai primi trenta secondi allora siete pronti per un trip selvaggio fra Blast Beat e convulsioni

Il secondo album dei PaperogA, duo di Jesi, è un fortissimo pugno in un muro di cemento senza avere nessuno coscienza di quelle che possano essere le conseguenze (l’abrasione della pelle, il sanguinare dalle nocche e molto probabilmente una frattura dolorosissima). Anzi, loro continuano a martellare quel muro che possiamo chiamare “compiacere e cercare di inseguire I canali mainstream”. Se avete amato il loro “Te Amo” del 2016, allora questa è la riconferma e l’affermazione.

“Santa”, uscito l’11 giugno 2021 su Subsound Records, è in primis un’eccellente prova tecnica, dove le sonorità noise (curatissime e con degli inserti elettronici di alta qualità) si incrociano una perfezione ritmica di uno dei migliori batteristi della scena italiana – dovrei dire di genere, ma mi arrogo il diritto di dire che per complessità e scelta stilistica delle tempistiche e dei continui feel ed evoluzioni, cambi e direzioni spaziali non credo ci sia qualcuno così preparato quanto il batterista dei PaperogA. Poi se posso per un secondo fare un big shout out, è per il rullante tiratissimo e metallico quanto una latta di pomodori San Marzano da dieci chili suonata con una chiave inglese.

Bisogna dire che nella scena Italiana c’è sempre stata una fervida sperimentazione nell’ambito Math & C, basti ricordare band come ZU, Zeus!, Zolle, Mesmerico (solo per citarne alcune). I Paperoga raggiungono un livello superiore, passano la barriera della sperimentazione per proporre un sound completamente innovativo, non semplice e senza compromessi o mezze misure. Nero su bianco, carta alla mano questo è quanto.

Un’intensa sperimentazione noise-grind-mathcore che viene simpaticamente intervallati da due “Ear Cleaners” (Per l’appunto #1 e #2), tracce che hanno il compito di “alleviare la mente dell’ascoltatore” e che dividono l’album di solo otto interminabili deliri paragonabili come una giornata faticosa in un mattatoio da produzione industriale.

Si nota una delicata citazione ai Locust, ma io ci vedo anche la laboriosa attività di alcune delle maggiori band del genere, come BTEOT, I primi Tera Melos, Oxes, That Fucking Tank. E a tratti leggeri inserti di una Noise classica tipo Off Minor oppure The Plot To Blow Up The Eiffel Tower.

Ora, non voglio mentirvi e dire che è un disco accessibile a tutti. Di sicuro “Santa” necessita di una infarinatura Noise e un amore per sonorità dissonanti, aggressive e non organizzate. Se riuscite a sopravvivere ai primi trenta secondi di “I Got $kill$$” (prima traccia con un video davvero eccezionale) allora, cari miei, siete pronti per un trip selvaggio fra Blast Beat e convulsioni che si abbracciano in constanti fuzz e screamo primordiali.

Articolo di Alessandro Marano

Tracklist “Santa”

  1. I Got $killSS
  2. Arab Stellina
  3. Ear Cleaner #1
  4. Solero 3000
  5. Farmhouse Russian Fuck
  6. Cristo
  7. Ear Cleaner #2
  8. Agnello Marinaretto Imbizzarrito
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