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Steve Wynn “Make It Right”

Album che conferma come gli ottimi musicisti non abbiano bisogno di stupire per produrre buona musica

Steve Wynn, leader dei The Dream Syndicate, torna finalmente sul mercato con un vero disco di inediti. “Make It Right”, uscito il 30 agosto per Fire Records, è un lavoro che mescola bene tutti i generi che Wynn ha frequentato, con grande competenza e tocco innovativo, nel corso della sua carriera. Anzi, a onor del vero, questo lavoro, a un primo ascolto, rimanda più ai dischi realizzati con la sua band che ai dischi soliti ai quali ci aveva abituato. Sarà che le atmosfere intimi e rarefatte sembrano essere, ormai, il mood del Nostro; sarà che il mondo musicale è povero di ricerca sonora, sarà quel che sarà, ma questo disco non solo convince, ma conferma la buona vena creativa di Wynn. Anche lui, come molti in questo periodo, sceglie la retta via, quella cioè che conosce, senza avventurarsi in selve oscure. D’altronde personaggi come Wynn l’innovazione l’hanno già realizzata e percorsa, e non devono di certo dimostrare niente e nulla a nessuno.

Ed ecco che già dalla prima traccia, “Santa Monica”, Wynn ci porta nei suoni che vanno dal rock indipendente ai tradizionali pezzi da ascolto delle fumose radio notturne. Un brano che subito fa capire che qui, di atmosfere rarefatte e asciutte, non ce ne saranno. Di fatto, è un colpo al cuore, perché negli ultimi passaggi in Italia, il Wynn solista si è presentato sempre e solo con la sua chitarra. La traccia che dà il titolo al disco sembra, dai primi accordi, riportarci in quel mondo sonoro ben noto. Ma così non sarà. Wynn dimostra di aver voglia di suono, e di arricchire le sue melodie in questo nuovo disco. Così quella che sembra una ballad classica, evolve poi in un pezzo che rimanda al mondo sonoro del compianto Lou Reed. Il cambio di clima è ancora più evidente, poi, in “What Were You Expecting”, brano tinte new wave, di gusto elettronico, che sembra nato nelle vecchie cantine del mondo underground newyorkese. Così sarà per tutto il lavoro, e cioè un rimescolare stili ed esperienze musicali, quasi che Wynn abbia voluto omaggiare generi ed esperienze musicali a lui care.

C’è spazio anche, per esempio, per una canzone anomala come “Making Good On My Promises”, motivo che sembra nato per essere una sigla da telefilm anni ’90. “Cherry Avenue”, poi, rimanda in modo diretto ai primi album dei The Dream Syndicate, con atmosfere sospese e suoni meno organici di quanto fin qui proposto. “Then Again”, in bilico fra i migliori R.E.M., e il Wynn solista fin qui noto e conosciuto, è uno dei pezzi che mette in pace il mondo con questo lavoro, prima del trittico finale. “Madley”, “Simpler Than The Rain” e “Roosevelt Avenue”, sono un corpo unico, dove solo il pezzo finale appare un rock distorto e fumoso, dopo due pezzi che sembrano scritti per esaltare le doti da solista del Nostro, e cioè canzoni da voce e chitarra, in piccoli locali della provincia.

Complessivamente si tratta di un album che nulla aggiunge e nulla toglie alla carriera di Wynn, ma che conferma come gli ottimi musicisti non abbiano bisogno di stupire per produrre buona musica. Wynn ci consegna un buon prodotto, che non sfida alcuna legge di mercato, e che sarà un piacere ascoltare dal vivo, perché è un album capace di ben esaltare gli stili che il chitarrista e cantautore di Los Angeles ha saputo far suoi in questi decenni di carriera. “Make It Right” è un buon album che lascia il mondo così come era prima della sua apparizione, ma quanto meno non lo condanna a un oblio privo di senso. Buona musica, in sintesi, ben fatta, che si ascolta molto volentieri.

Articolo di Luca Cremonesi

Tracklist “Make It Right”

  1. Santa Monica
  2. Make It Right
  3. What Were You Expecting
  4. You’re Halfway There
  5. Making Good On My Promises
  6. Cherry Avenue
  7. Then Again
  8. Madly
  9. Simpler Than The Rain
  10. Roosevelt Avenue
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