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Il ritorno dei C.S.I.

Questo è il ritorno più atteso della musica colta italiana

Ciò che deve accadere, finalmente accadrà. L’incipit non è dei migliori, e forse è già stato abusato, ma tanto fa. La notizia della Reunion dei C.S.I., e cioè il Consorzio Suonatori Indipendenti, è già oggetto di grande fermento. Che fosse nell’aria era chiaro. Le prove tecniche ci sono state nel disco di Ginevra Di Marco (la nostra recensione), e noi di Rock Nation lo avevamo evidenziato. Poi ci sono state frasi di Giovanni Lindo Ferretti a Guastalla il 25 settembre e, infine, i due scatti apparsi sul profilo della stessa Di Marco. Un pranzo a Cerreto d’Alpi, esattamente come fu per la réunion dei CCCP.

Giusto o sbagliato che sia, questioni economiche o di nostalgia che imperversino, di certo c’è un fatto. Questo è il ritorno più atteso della musica colta italiana. Non c’è alcun paragone con tutto quello che si è messo in atto dopo il ritorno dei CCCP, e cioè Offlaga Disco Pax, Il Teatro degli Orrori, Afterhours, Delta V, Karma, Marlene Kuntz, Umberto Palazzo, e così via… Niente regge il confronto del ritorno sul palco della band che più di tutte ha dato una svolta alla musica d’autore e colta post anni ’70. Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, anima dei CCCP, Gianni Maroccolo, ex Litfiba che, con Giorgio Canali e Francesco Magnelli avevano fatto parte dei Litfiba (con ruoli diversi), e Ginevra Di Marco, in questi anni hanno sfornato progetti buoni, di certo non al livello della produzione del Consorzio, ma al di sopra della media di molti altri gruppi.

Hanno progetti avviati, premi ricevuti, riconoscimenti e certificazioni che pochi altri si possono permettere. Dunque, è lecito pensare che oltre al vil denaro (che a tutti serve per vivere, sia chiaro…), ci sia davvero la voglia di tornare a suonare insieme. In sostanza, di fatto nessuno di loro ne ha davvero necessità, anche se il tempo passa ed è giusto prendersi la parte che spetta (d’altronde, già lo cantavano… Voglio ciò che mi spetta lo voglio perché mio m’aspetta).

A questo punto la domanda è lecita. Maroccolo, in un’intervista a chi scrive, ha ricordato che nei cassetti di materiale inedito non se ne trova. Dei P.G.R. sì, tanto che nel CD Corda è stato pubblicato qualcosa, ma dei C.S.I. non c’è nulla. Quindi, che fare? Tornare in studio, come desidera Maroccolo – lo ha ricordato anche Ferretti in un’intervista concessa ad Andrea Scanzi – e produrre un album nuovo? Sarebbe un vero sogno, e allo stesso tempo un miracolo. Però Ferretti, che nel frattempo ha festeggiato 72 primavere, ha lasciato intendere – lui che per anni ha detto “No” – che ha voglia di tornare sul palco, e non di mettersi in un casolare a scrivere, suonare e creare. Peccato, perché sarebbe bello capire cosa pensano del mondo, oggi, questi sei giganti. Oppure, seconda opzione, la più realistica, dare vita a un tour estivo, di fatto già annunciato, e vedere cosa succederà. Le due opzioni non si escludono, ovvio, ma certo c’è che la band si deve rodare, e mettersi in studio, dopo anni, non credo sia salutare. Canali ha lavorato sul punk rock, e ultimamente sul rock d’autore; Maroccolo ha dato vita a progetti elettronici, ibridi con il mondo della scienza, e trame sonore a tinte kraut; Zamboni è legato al cantautorato d’autore; Magnelli e Di Marco hanno appena ottenuto una meritatissima Targa Tenco per un lavoro d’autore di grande classe e piena maturità, dopo omaggi a Tenco e Mercedes Sosa. Ferretti, dopo aver portato in giro il suo A cuor contento, si è dedicato all’opera equestre e a progetti di musica sacra, popolare, con dimensione più ridotta. Come far convivere tutto questo, oggi, in un nuovo album? E, soprattutto, come farlo a freddo, e cioè con ritmi di lavoro diversi, e ormai consolidati in questi oltre 25 anni, in uno studio? Forse è giusto che si parta con un tour con quello che c’è in cascina. Di fieno se ne è fatto, ed è ben conservato, capace ancora di essere nutriente. Tante band, gruppi e solisti si sono nutriti con quel fieno, che al momento non è ancora stato intaccato da Sanremo, X-Factor ed esperienze mainstream. Quindi, di fatto, è lì che giace da quel 29 agosto 1998 a Castagnole delle Lanze, ultima apparizione live dei C.S.I.

Infine, cosa augurarsi? Che esca un nuovo live, che poi sarebbe il secondo. Girano alcuni bootleg, altri concerti sono presenti su YouTube; registrazioni ci sono, dato che i due volumi di Noi non ci saremo ne presentano molte. Il materiale live non manca, e se ne sente la necessità. Speriamo che non ci sia la solita raccolta in mille colori, le riedizioni con etichetta di “Ristampa”, sempre in mille colori, e poco più. Dei live ne sentiamo la mancanza, e saranno biglietti a caro prezzo, ma tanto fa (ormai quale artista non è caro?), ma anche di musica nuova ce ne sarebbe bisogno, o quanto meno inedita. Sarà dura che questa parte del miracolo accada, ma non possiamo escluderla a priori, pur se date le prerogative credo sia dura mettere insieme anime oggi così fiammeggianti e distanti, per esperienze sonore, come quella dei sei attuali C.S.I. Ma il tempo è un’ottima cura, e chissà… Magari, a conti fatti, a supporto della band, ci potranno essere anche Gigi Cavalli Cocchi alla batteria, Cristiano Roversi alle tastiere e suoni, e gli ex Ustmamò che già hanno dato suono alla Reunion dei CCCP. In questo caso ci sarà davvero da esser presenti, non solo per sentire un concerto d’antologia, ma con presenti sul palco il meglio che la musica italiana ha saputo esprimere dopo la stagione d’oro del cantautorato impegnato degli anni ’70.
Dunque, non resta che ribadirlo. Speriamo che ciò che deve accadere, ora accada davvero, e senza tanti fronzoli, retoriche e discorsi. Si tratta di una band, che si ritrova e che ha il sacrosanto diritto di fare quello che sa fare: suonare. Chi non vuol essere lieto di questo, non lo sia. Di doman, si sa, non v’è alcuna certezza, ugualmente…

Articolo di Luca Cremonesi

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