Vengono da Verona e hanno il Rock nel sangue. Due di loro, il chitarrista Silvano Zago e Francesco Dalla Riva, bassista e cantante, fanno anche parte del power trio Bullfrog che, se non lo conoscete, fareste bene ad ascoltare. I Blind Golem sono stati il loro “sogno segreto” per anni e come tale lo hanno coltivato cercando di esaudire ogni loro desiderio, come quello di poter collaborare con Ken Hensley, autore dei grandi successi degli Uriah Heep, e con l’illustratore Rodney Matthews, autore di alcune tra le copertine più iconiche dell’Hard Rock e Heavy Metal di fine anni ’70 e inizio ’80. “A Dream Of Fantasy” (qui la nostra recensione), il loro debutto, prodotto dalla sempre più attiva Andromeda Relix di Gianni Della Cioppa (una vera istituzione del giornalismo musicale italiano, ed un vero amante della musica), è la realizzazione del loro sogno, che finalmente può essere condiviso.
Da quanto tempo stavate lavorando alle canzoni?
Francesco: il materiale per l’album è stato scritto in un arco di tempo piuttosto lungo e in fasi diverse. Alcuni pezzi risalgono al 2015/16, quando decidemmo di dar vita al progetto Forever Heep: l’idea originale era di suonare solo pezzi degli Uriah Heep, ma segretamente io ho sempre sperato che un giorno saremmo riusciti a proporre del materiale di nostra creazione. Il primo brano è stato probabilmente “The Day Is Gone”. Altri pezzi sono più recenti. La fase di composizione è stata discontinua ma mai particolarmente difficile: le idee da sviluppare non sono mai mancate! Nel febbraio 2019 abbiamo deciso di impegnarci nella realizzazione del disco e, con il coinvolgimento di Walter, abbiamo fatto l’arrangiamento dei pezzi in modo collettivo.
L’influenza degli Uriah Heep è fin troppo evidente; come siete riusciti a ricreare il loro sound inconfondibile senza però scadere nella pura e semplice imitazione estetica?
Francesco: non saprei, non è stata una cosa particolarmente premeditata e studiata. Direi che probabilmente questo è dovuto al fatto che noi tutti nel gruppo amiamo questa band e siamo cresciuti coi loro album e con queste sonorità per cui, calandoci in questa situazione musicale, abbiamo sempre avuto le idee molto chiare su come avrebbe dovuto suonare il materiale. Fabio Serra, che ha prodotto il disco, è pure responsabile di tutto ciò, avendo capito subito che tipo di sound cercavamo.
Mi hanno molto colpito gli impasti vocali; Andrea e Francesco come vi siete divisi le parti?
Francesco: per me, è stata la prima volta che ho suonato e composto per un’altra voce, visto che nei Bullfrog di solito canto solo io. È stato molto stimolante, in quanto ci ha permesso di spaziare tra molte soluzioni diverse, sia per le voci soliste che per i cori. Alcuni pezzi, “Devil In A Dream”, o “Sunbreaker”, per esempio, sono nati proprio con nella mia mente la voce di Andrea, così elegante e adatta allo stile dei pezzi. In un paio di occasioni è stato proprio lui a suggerire che invece cantassi io un determinato brano.
La presenza di Ken Hensley, recentemente scomparso, immagino sia stata una grande soddisfazione. Come è stato lavorare con lui a distanza?
Francesco: Ken è stato un gigante del Rock, più di quanto la critica musicale di oggi gli riconosca, soprattutto in termini di visione e originalità compositiva, oltre che, ovviamente, per il suo tocco unico sull’organo Hammond. Certo, è una gratificazione enorme essere riusciti ad averlo con noi sul disco. Già dalla prima volta che suonammo con lui, l’idea è sempre stata presente nella nostra mente. Nell’estate del ’19, in occasione del nostro ultimo concerto con lui, glielo chiesi e lui fu subito disponibile. Ci chiese di mandargli qualche traccia per farsi un’idea e poi lavorò da casa sua sui mix che gli girammo. Ovviamente, per lui suonare su del materiale come il nostro non è assolutamente un problema, visto che è un genere che ha praticamente inventato lui! Avrebbe potuto tranquillamente suonare qualsiasi parte di tastiere o di chitarra. Insieme decidemmo per “The Day Is Gone” e il risultato penso sia al 100% Ken Hensley. Mi dispiace solo che non abbia potuto vedere il disco terminato.
I testi sembrano anch’essi essere prevalentemente ispirati a temi “fantasy”; siete lettori appassionati di saghe o avete dovuto fare un corso intensivo?
Francesco: sono un gran lettore ma non particolarmente appassionato di letteratura fantasy. Ovvio, però, che in un disco come quello che abbiamo concepito anche i testi devono rifarsi a un certo immaginario, così come tutti gli altri strumenti si rifanno ad un certo sound. Non avrebbe avuto senso parlare di politica così come non avrebbe avuto senso usare un sassofono invece dell’Hammond! Nello specifico, gli spunti per i testi sono vari e talvolta molto concreti, un incontro, un pensiero, un ricordo, ma poi sempre rivisti in modo da contribuire alla musicalità del pezzo.
La copertina di Rodney Matthews è molto evocativa e perfettamente in linea con le canzoni; avete inviato a lui qualche brano perché prendesse ispirazione? O vi siete affidati al suo inconfondibile estro e tocco?
Francesco: quando l’abbiamo contattato, Rodney ci ha chiesto qualche riferimento musicale e qualche titolo che avevamo per le mani. Lui ha lavorato una vita con i Magnum, un altro gruppo che rappresenta un riferimento importante per i Blind Golem, per cui quando ha capito che la nostra proposta era su quella linea, ci ha proposto una alternativa tra 4/5 immagini. Questo ci ha messo un po’ in difficoltà perché erano tutte molto adatte e suggestive ma alla fine abbiamo deciso per quella un po’ meno metal e, a nostro giudizio, più evocativa. Oggi che l’album è uscito da un paio di mesi, non riesco nemmeno a immaginarlo con una copertina diversa!
Silvano, insieme a Francesco suoni anche nei Bullfrog; come è stato ritrovarsi a comporre e suonare con un tastierista – Simone Bistaffa bravissimo – avendo a che fare con un sound così ricco? Come sei arrivato a trovare questo nuovo equilibrio sonoro e un timbro di chitarra diverso da quello a cui ci avevi abituato in passato?
Silvano: ti dirò, è stata un’esperienza molto stimolante, perché, assieme alle parti di chitarra, mi è venuto naturale pensare anche alle linee delle tastiere, lasciando ovviamente l’arrangiamento finale a Simone. Tuttavia, non è una novità assoluta, dal momento che anche nei dischi dei Bullfrog, in alcuni pezzi, spuntano le tastiere e quasi sempre abbiamo chiamato Simone a suonarle come ospite.
Dal punto di vista ritmico è stato bello lavorare un po’ più “indietro”, visto che col power-trio devo riempire molto di più. Come solista, visto che mi muovevo in un territorio meno legato al rock-blues, ho cercato di studiarmi gli assoli a priori, o perlomeno a usare un canovaccio. Mi sono trovato comunque a mio agio, perché siamo sempre nell’ambito del buon vecchio hard rock pentatonico, anche se con qualche variante. In ogni caso, il segreto è mettere il “wah” dappertutto!
Senza pensarci troppo su rispondete a queste domande dando anche se possibile la motivazione:
Andrea: David Byron o Bernie Shaw?
Andrea: tra idue, sicuramente Byron. Sia chiaro, reputo Bernie Shaw un bravissimo cantante, impeccabile dal vivo, ma Byron, con il suo timbro, oltre che con la sua bravura, soprattutto nelle ballad, sapeva contribuire a creare un’atmosfera particolare e magica nella musica degli Uriah Heep.
Francesco: Trevor Bolder o Gary Thain?
Francesco: difficilissimo! Pistola alla tempia, direi Gary Thain perché, pure in una carriera piuttosto breve, ha dimostrato di essere un bassista personalissimo e unico, che suonava quasi come un solista sotto il muro sonoro di organo e chitarra, non alla maniera di Entwistle o Jack Bruce (altri bassisti che amo) ma sempre in modo estremamente melodico, costruendo delle vere alternative alle melodie principali! Comunque, anche Bolder è stato un bassista che te lo raccomando!
Walter: Lee Kerslake o Russell Gilbrock?
Walter: Lee Kerslake, uno dei migliori batteristi della sua generazione. Magari non tecnicamente superlativo ma sempre efficace e concreto. Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo.
Simone: Ken Hensley o Phil Lanzon?
Simone: qui è facile. Phil Lanzon è un bravissimo musicista e gregario ma Ken Hensley è stato un genio assoluto dello strumento, per mille motivi … l’estro compositivo, la poeticità, l’approccio allo strumento. Unico, alla pari di Jon Lord, Keith Emerson e Rick Wakeman.
Il vostro album degli Uriah Heep preferito e perché:
Andrea: difficile; se devo proprio scegliere, dico “Salisbury”. A mio avviso, in quell’album si riesce a cogliere quanto la loro musica sapeva spaziare tra i vari generi: hard, prog, blues e addirittura qualche tocco jazz-folk.
Silvano: non ho un album loro veramente preferito, ma quello che mi regala più suggestioni è “Salisbury”, per la sua forza evocativa. E poi, in quel disco Mick Box suona alla grande!
Walter: “Demons & Wizards”, per l’entrata della batteria in “The Wizard”.
Francesco: se dovessi dire il più bello, forse direi “Demons & Wizards” ma se devo dire il mio preferito, oggi scelgo “Sweet Freedom”, oltre che per la musica anche per i molti ricordi di gioventù che sono legati a quel disco.
Articolo di Jacopo Meille