Abbiamo recensito il loro secondo album “The Long Trip Of Mr. Toad” presentandovi il loro progetto rock blues corale realizzato con la collaborazione di talentuosi amici musicisti. Qui la nostra recensione. Sono musicisti di età varia uniti dalla passione di quella musica che abbatte ogni barriera, ma prima di tutto sono amici che sanno divertirsi a ogni performance senza dimenticare la loro professionalità. In ogni loro esibizione coinvolgono il pubblico avvolgendolo in atmosfere dal sapore di viaggi e notti passate davanti al fuoco raccontando un po’ di sé.
Sono i Jack & The Delivery Men, il trio toscano DOCG che ha deciso di diffondere il verbo del Blues nelle strade e i locali della nostra penisola e che ha le idee chiare sui propri progetti e il settore della musica in generale. Di queste idee ne abbiamo parlato con Iacopo Carcasci, voce solista e armonica del gruppo.
Come nascono e chi sono i J&TDM? Perché avete deciso di seguire un percorso che potremmo definire non semplice nel panorama musicale italiano: fare blues?
I J&TDM sono un trio di musica folk/blues originale di Firenze nati 3 anni fa dopo varie esperienze musicali alla ricerca sempre di originalità. La base è semplicissima: una chitarra acustica con Alessandro Fattorini, da cui deriva parte del nome del gruppo Delivery Men che è la traduzione di “fattorini” in inglese, un cajon con Eleonora Comemipare e me, Iacopo Carcasci, da cui Jack, alla voce e armonica. La semplicità di questa formazione ci ha permesso in questi tre anni di poter suonare in qualsiasi tipo di situazione in modo da poter far sentire i nostri brani ovunque.
La scelta di fare musica nostra è semplicissima: esiste un solo modo per uscire dal contesto locale ed è quello di riuscire a portare fuori qualcosa di proprio e la soddisfazione è tanta quando vedi che funziona. I social, invece, ci permettono di raggiungere un pubblico più ampio, ma il nostro obbiettivo per adesso è quello di divertirsi e far divertire, se poi arriverà qualche sviluppo in più, ben venga. Come dicevo prima, i social ti danno modo di poter arrivare ovunque ma non è facile, e non solo per noi ovviamente, per tutti, perché alla base ci vorrebbe un buon ufficio stampa e poi essere nel posto giusto al momento giusto: il mondo corre veloce e la musica viene consumata come un pacchetto di patatine. Tuttavia, non saprei dire effettivamente dove un progetto può arrivare, è una situazione molto difficile da valutare per questo dico che in primis i progetti vanno realizzati per una propria soddisfazione e poi vedere un po’ cosa succede.
Nel vostro album di esordio “Jack & The Delivery Men” avete dimostrato la vostra capacità creativa e musicale, ma eravate da soli. Nell’ultima produzione “The long trip of Mr. Toad” avete collaborato con altri musicisti per creare un album corale. Potreste spiegarci i motivi di questa scelta?
Il nostro primo lavoro è stata più una prova, lo abbiamo registrato in due giorni tutto in presa diretta perché volevamo dare un senso a tutto quello che avevamo scritto. Per il secondo lavoro volevamo vedere cosa potevamo realizzare inserendo più elementi, lavorando un po’ di più sugli arrangiamenti. Inizialmente volevamo farci aiutare da 2 o 3 musicisti esterni, poi alla fine il lavoro si è ampliato in modo molto naturale e grazie anche al Ghire’s Garage di Riccardo Innocenti che ci ha aiutato in questo percorso, ci ha lasciato il tempo di riflettere sui vari passi da fare e alla fine gli ospiti sono diventati 10, grandi amici a cui abbiamo lasciato lo spazio per fare quello che più gli piaceva nel proprio stile. È stata una bella esperienza e abbiamo imparato veramente tanto. Chissà se in futuro ci sarà ancora un’altra svolta.
Parliamo del titolo “The Long Trip Of Mr. Toad” che in italiano lo traduciamo con “Il lungo viaggio del Signor Rospo”: chi è il signor rospo e dove lo porta il suo viaggio?
Il titolo inizialmente doveva essere “The River And The Frog” ispirato dal terzo brano del disco: con quel pezzo abbiamo ingaggiato il disegnatore della copertina chiedendogli di raffigurare quello che stavamo cantando e di farsi ispirare, ma come tutte le cose il lavoro si è ampliato e l’artwork raffigurante il rospo è stato nominato Mr. Toad dall’artista e da lì è nato il titolo “Il lungo viaggio di Mr.Toad”. In effetti il percorso preso è un bel viaggio che attraversa questi periodi di vita da cui nasce ogni singolo pezzo.
Nell’album ci sono molte canzoni coinvolgenti, ma soprattutto in una si parla di dolore e dell’amicizia che aiuta a superarlo: “She’s Worth It”. Vorreste dirci qualcosa di più su questa canzone e su chi l’ha ispirata?
“She’s Worth It” è un pezzo nato in pandemia in una situazione molto difficile che ha dovuto affrontare Eleonora. Io e Alessandro, il chitarrista, avevamo voglia di farle sentire quanto le eravamo vicini e con l’aiuto di Cris Pinzauti, che ha arrangiato il pezzo insieme a noi, in pochissimo tempo è uscita questa dichiarazione di affetto. La canzone è stata subito approvata e aggiunta come bonus track all’album anche se è diversa dal contesto del disco. Inoltre è anche l’unico pezzo in cui potete ascoltare la batteria di Riccardo Innocenti, e l’idea che anche lui collaborasse con noi ci ha convinti ancora di più. Però devo dire che il pezzo funziona molto bene anche in chiave acustica.
La canzone “My Prayer For You” annovera tra i collaboratori anche la piccola Melissa Carcasci: come è stata l’esperienza di Melissa in questa avventura e, soprattutto, quanto è importante coinvolgere le nuove generazioni in modo attivo nella musica per il futuro della musica stessa?
Melissa è una bambina di 9 anni molto spigliata a cui piace molto la musica ma come tutti i bambini si fanno trascinare dalle situazioni. Il nostro intento è stato quello di farle vivere la musica anche esprimendosi in modo autonomo per vedere se le rimaneva qualcosa di questa esperienza ma senza troppe pressioni, lasciando che si divertisse nel momento stesso in cui partecipava. Come dicevo prima il mondo è in continuo mutamento e mi piacerebbe che la musica facesse capire ai bambini cosa vuol dire creare qualcosa diventando protagonisti di queste realtà, in qualche modo. Io da ragazzo mi facevo influenzare da mio fratello e dalle mie sorelle, ma all’epoca c’era molte meno opportunità per ascoltare ed era la curiosità personale a spingerti a comprare dischi. Melissa da grande deciderà e prenderà la sua strada, se sarò riuscito a trasmetterle qualcosa lo vedremo in futuro.
Il mercato della discografia è in forte sofferenza, eppure avete deciso di produrre un album curandone ogni minimo dettaglio e facendo disegnare la copertina ad Alan Forbes un poster artist e un pittore che ha creato anche l’iconico logo dei The Black Crowes, Queens of the Stone Age e molti altri. Perché questa scelta? Pensate che cd e vinili potranno resistere nonostante la crescita dei vari digital store?
Ammetto che faccio ancora parte della vecchia generazione a cui piace il “feticcio”, anche se riconosco che è obsoleto ma, come dicevo poco fa, da ragazzo ero molto incuriosito dalle copertine dove potevo vedere chi aveva suonato un certo strumento oppure un altro: ho imparato così tutto quello che so. Alan Forbes è uno tra i più grandi disegnatori della scena di San Francisco e sono sempre stato affascinato dai suoi lavori. Quindi se una volta li guardavo come una cosa irraggiungibile, adesso grazie ai social mi rendo conto che possiamo arrivare ovunque, anche a farsi disegnare la copertina del proprio lavoro, e questa è una cosa che mi ha veramente riempito di orgoglio. Ovviamente per ogni passione che si rispetti c’è un dispendio di fondi e energie a cui non sarà facile sopperire. Ma vuoi mettere la soddisfazione! Non ha prezzo credimi.
Per quanto riguarda il mercato discografico ormai la direzione è presa. Purtroppo, e lo dico da collezionista, ormai credo non si possa più tornare indietro. Perché la tendenza si inverta, e le persone tornino a “gustarsi” la copertina di un cd così come si fa con una buona birra, bisognerebbe tornare ai ritmi di un tempo. Inoltre anche le stesse macchine ormai non hanno più lo stereo a cd e per l’ascolto di un vinile serve dedicare del tempo che sembra non esistere più. Oggigiorno è troppo più facile e veloce arrivare ad ascoltare sulle varie piattaforme. Lo dico con rammarico, ma purtroppo è la verità.
Purtroppo noi non possiamo sapere la verità, né prevedere il futuro, perché l’unica magia che ci interessa è quella della musica e delle emozioni che ci fa provare, ma sicuramente queste riflessioni danno da pensare, e noi lo faremo ascoltando nuovamente il loro album, per tornare un po’ a viaggiare con le nostre sensazioni. Che ne dite, venite con noi?
Articolo di Alma Marlia