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Mario Mangiarano intervista

A Firenze “L’ultima notte”, la festa d’addio alle scene disco del mitico dj e producer

Ci sono stati i mitici Rockets e star mondiali della consolle come Danny Cardenas e Anatolie, la stravagante eleganza del Circo Nero Italia e tanti nomi noti del mondo dello spettacolo, tutti insieme per L’Ultima Notte, il mega evento con cui il dj e producer toscano Mario Mangiarano (aka Dj Grecos e The Mario) ha dato l’addio alle scene delle discoteche e festeggiato i suoi 60 anni, sabato 25 febbraio al Tuscany Hall di Firenze.

Mario Mangiarano è un’artista che in 40 anni di carriera ha sfornato hit da alta classifica – impossibile non ricordare il successo planetario di “Living in the Sky” –, ha suonato in ogni angolo del globo (unico dj italiano resident a Las Vegas), ha fondato radio ed etichette discografiche ed ha conquistato pure un posto nel Guinness dei primati, con il record di 131 ore consecutive in consolle.
Ne riparliamo con lui il giorno seguente, con lucidità ma anche con ancora tanta adrenalina in circolo.

È stato bellissimo ieri sera, si è creato proprio un bel clima. C’erano molte persone e anche molti giovani.

Il senso della serata era proprio questo: portare le tre generazioni a ballare insieme, con musica anni ‘80, musica anni ‘90 e la musica di adesso. Tre generazioni nell’arco di quarant’anni unite dalla passione per la musica, dai nonni ai nipoti.

Cosa ti è rimasto della serata? Qual è stata l’emozione più forte?

Quando si è anche gli organizzatori di una festa in genere ci si riesce a godere sempre poco. Ho visto un po’ tutto a pezzetti diciamo. Però, devo dire che indossare la tuta argentata e salire sul palco con i Rockets (la nostra recensione), dopo tanti anni che mi ero immaginato questo momento, è stato pazzesco. Avevo da sempre voluto fare una serata così. È stata un’emozione davvero forte essere sul palco con loro. Considera che il primo disco che ho suonato è stato proprio uno dei Rockets. Creare qualcosa che unisce le persone, come fa la musica, è sempre bellissimo ed è stata un’ultima serata indimenticabile.

Che poi in realtà non andrò in pensione, non smetterò di fare ciò che mi piace fare. Smetterò, più che altro, di fare serate di questo tipo in discoteca. Ormai le cose sono cambiate, ed è anche più difficile gestire un pubblico sempre più piccolo d’età e distante da me. Magari se capiterà l’occasione potrò di nuovo mettermi a disposizione, altrimenti preferisco di no. Mi concentrerò principalmente sulla radio ora, con Radio Utopia. Metto l’energia e l’unione dell’altra sera nella radio, creando un ambiente svincolato dalle logiche di mercato e più vicino alla radio classica. Una radio che sa di radio.

Quindi l’ultima notte ma non l’ultima nota!

Esatto, è proprio così! Il mio prossimo progetto riguarderà spettacoli teatrali interattivi per bambini. L’obiettivo è riuscire a portare grandi e piccini a teatro con lo spettacolo Magix. Ci sarà una forte interazione tra i personaggi dello spettacolo e i bambini della sala, e sarà un modo per far capire la forza dell’unione e del gioco di squadra. Vorrei giocare sulla teatralità e sulla partecipazione di tutti a tutto. Mi piacerebbe creare uno spettacolo diviso a squadre e far giocare tutto il teatro.

Insomma, altro che pensione, sei pieno di idee e di progetti futuri!

Certo! Sono gli altri, infatti, che parlano di pensione, non io. Andrò in pensione dalle serate in discoteca, solo da quelle! È che ormai è cambiato proprio il concetto di discoteca. Prima si andava per ballare, ora si va più per passare una serata, prendere sostanze e bere, ma si balla poco o niente. Allora se non si va più a ballare io non vado più a suonare.

Compri sempre i dischi fisici?

Non molti, però qualche vinile ancora lo compro. Anche perché ne ho talmente tanti che non so più dove metterli in casa (ride). Quindi sì, qualcosa compro quando mi capita, soprattutto ristampe, come dei Genesis o dei Pink Floyd, per esempio. Quelle le prendo sempre e ne ho in ogni salsa (ride). Per il resto non compro più molto. Il disco fisico naturalmente ha, e avrà sempre quel fascino in più rispetto al digitale, seppur sia più pratico. Soprattutto avendo lavorato tanto all’estero, il formato digitale è sicuramente molto più pratico.  È una cosa un po’ nostalgica, è chiaro, ma il CD, come il vinile, avrà sempre quel qualcosa in più. È qualcosa che tocchi con mano, che hai lì e che puoi sempre vedere.

Quali sono i tuoi tre dischi della vita?

Senza dubbio “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd, “Tales Of Mystery and Immagination” di Alan Parsons e ovviamente “On The road Again” dei Rockets, il primo disco che ho suonato!

Articolo di Francesca Cecconi

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