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Blackberry Smoke live Milano

Unica tappa italiana per gli alfieri contemporanei del Southern Rock

Sul palco dell’Alcatraz il 7 febbraio lo spettacolo comincia ben prima dello show principale. Perché sul palco, alle 20, puntuali come degli inglesi, salgono i Read Southall Band, ed è già un evento nell’evento. Perché l’unica occasione, di fatto, per ascoltare dal vivo in Italia questa formazione dell’Oklahoma, che ha di recente pubblicato il terzo album in studio, “For The Birds”. E questo evento coincideva anche con l’unica occasione italiana per sentire questa formazione prima dei Blackberry Smoke, band nata nel 2000, e fra i migliori interpreti ed eredi del Southern Rock di ultima generazione.

Read Southall Band

L’unico difetto di quella che sarà una vera festa per le orecchie, e per gli amanti del genere, è che tutte le persone che sono lì, e con le quali è davvero un piacere parlare di questa declinazione particolare della musica rock Made in Usa, sottolineano come si aspettassero ben più pubblico. La data di Zurigo, si legge nelle cronache, ha fatto ben oltre le diecimila presenze, dicono in molti. Non che non ci creda, ovvio, basta poco per verificare (e scoprire che proprio oltre i 10 mila no, ma di certo, dalle immagini, sembravano di più dei fan italiani). Ciò che fa la differenza, comunque, è che questa musica, ormai, è davvero per buon intenditori. Ma la band ormai c’è da 22 anni, mi dicono due cowboy della Bovisa. Vero pure questo, ma forse questi grandi appassionati, che mi riempiono, letteralmente, di nomi di band che devo assolutamente ascoltare – visto che sono lì, e sono dei loro, d’altronde – non hanno ascoltato altro in questi 22 anni in Italia. Non sanno cosa sia successo. Non sanno – e me lo confermano – chi, e cosa ci tocca ascoltare. E così, mentre se ne discute, e questi sono davvero increduli a quello che gli mostro tramite YouTube, ci ascoltiamo la band spalla che sfodera un ottimo repertorio di circa 10 canzoni, tirate, senza sosta, che hanno il solo difetto di essere suonate a volume ridotto. Vi consiglio i tre album dei Read Southall Band, che vanno a ruba appena i musicisti scendono dal palco.

A quel punto non c’è spazio per fare altro, perché i Blackberry Smoke arrivano, come i predecessori, altrettanto puntuali sullo stesso palco. E la differenza, sempre evidente, fra le band italiane e quelle degli Stati Uniti, è sempre la stessa. Le band italiane sembrano sempre figlie di bravi artigiani all’opera; loro, e intendo le formazioni statunitensi, sono invece professionisti veri che stanno lavorando. Insomma, non lo sembrano. Lo sono per davvero.

Lo show, almeno nella prima parte, ricorda i grandi concerti di Bruce Springsteen. Non ci si ferma, non si chiacchiera, non si fanno pause, e si suona. Allo stesso tempo si spazia nella discografia, senza paura e senza timori, e tanto meno senza obblighi di nessun tipo. C’è un album da promuovere, vero, e cioè “You Hear Georgia”, uscito nel 2021 (la nostra recensione), e sarà l’anima portante dello spettacolo, ma alla fine le 21 canzoni proposte, spaziano in quasi tutta la discografia della band, e cioè i sette album a oggi usciti. E così i fan italiani (e chi non c’era si è perso uno spettacolo ben fatto) avranno davvero di che divertirsi.

E la prima nota simpatica della serata va proprio ai fan. Alle fiere del fumetto comandano, ormai, i cosplay, e cioè chi si veste da personaggio dei fumetti. Qui, invece, c’è un pubblico che vorrebbe essere nel Sud degli Stati Uniti. Spopolano stivali leopardati, giubbotti con la bandiera sudista, cappelli da cowboy e, allo stesso tempo, costumi che richiamano il famigerato texano dei Simpson. La birra, poi, non manca, con le dosi e i prezzi, però, italiani. Una persona accanto a me ricorda una vacanza nelle zone battute dal Blackberry Smoke. Oh li si che ci si diverti ad ascoltarli. Credimi, ci devi andare. Gli credo sulla parola perché, se qui da noi, questa musica spinge brizzolati fan, e cowboy di Milano e di Varese (come canta Davide van de Sfroos), ad ascoltare muovendo un poco le natiche e il torso, là, mi dice sempre questo fans che mi detterà la scaletta brano per brano, si balla. Eccome se si balla. Nessuno sta fermo.

“All Over the Road”, “Let It Burn” e “Six Ways to Sunday” sono il trittico iniziale che spazia, subito, dal 2021 al 2012 e fa capire che il concerto sarà antologico, e non tematico, e cioè legato solo all’ultimo lavoro. L’album del 2021 è bello, davvero, forse il più alla portata di tanti, sia come sound che come tendenza più al Rock statunitense che al genere Southern Rock. Nulla di troppo nordico, sia chiaro. Si resta sempre al Sud. Eppure quella batteria d’apertura in “All Over the Road” chiama all’adunata, poco alla carica. Funziona, perché il pubblico si attiva subito, come d’altronde sarà per la bella batteria che sorregge tutta “Let It Burn”.

Con “Live It Down” si torna subito a casa, nel 2021, e questo è il pezzo che apre l’album e, mi sia concesso, che, allo stesso tempo, ammicca troppo al grande pubblico. Qui all’Alcatraz, infatti, funziona bene. Mani al cielo, birre in alto, e il concerto ormai è decollato. Il contrasto, poi, con due pezzi del passato, fa ancora una volta emergere questa bella, e piacevole, differenza fra il presente e ciò che è stato. Lo dicono anche i fan accaniti. L’ultimo album dovrebbe avvicinare i giovani. Certo, e infatti i 40enni ci sono che girano per l’Alcatraz, anche in coppia, o in gruppo. Ma sono quelli molto più giovani che mancano.

Con il dittico “Hey Delilah” e “Sleeping Dogs” si apre la parte centrale del concerto, quella davvero molto sudista, molto mix di sonorità tipiche di chi porta il capello da cowboy, indossa Rayban scuri, e si muove a cavallo. È la parte più evocativa dello show; con “Hey Delilah”, che apre le danze, si vive il clima di una musica che è colonna sonora di una serie di Stati, di un modo di vivere, e di stare al mondo. Non è quello del Blues, ovvio, ma è altrettanto carico di storia e di identità. “The Whippoorwill” porta quasi agli accendini, e comunque spinge a rispondere alla chiamata di Charlie Starr che, con la voce, spinge al botta e risposta. “All Rise Again” è il pezzo meno del 2021 fra quelli del 2021, e anche qua la band gioca con il suo pubblico.

Insomma, nel cuore del concerto, i fan finalmente smettono di essere milanesi, cessano di essere nel dopo-lavoro della grande città del Nord, e si lasciano andare un poco. Non per molto. Siamo pur sempre a Milano, di martedì sera, e già qualcuno cede le armi guardando la scaletta sul Setlist.com. Un peccato, davvero, perché si perdono un finale che è un ottimo crescendo.

Prima di passare ad atmosfere intime con “Ain’t Gonna Wait”, ballad, di fatto, pur se credo che questo termine non mi sarà perdonato dai puristi del genere, ma tanto fa, perché quello è quanto viene presentato. Voce e chitarra e, allo stesso tempo, invito a cantare quando Charlie Starr si ferma. Tace pure Brit Turner, alla batteria, che di fatto non si è mai fermato un minuto. Un vero martello pneumatico. Il ritmo, poi, comincia a risalire con “Run Away From It All”, canzone da viaggio, da lunghe strade nel Sud del Sud degli Stati Uniti, fra polvere, pietre secche, serpenti e basse sterpaglie. Per arrivare al ritmo del pezzo finale che torna finalmente a far muovere quelle poche membra ancora attive, fra il pubblico milanese in piedi, con “Old Scarecrow”, altro pezzo del 2021 che, sinceramente, è fra i brani migliori di questo lavoro. Il volume viene, forse, anche un poco alzato (finalmente), e l’effetto è quello bello, del live, con la gente che canta, e si abbraccia.

Questo era un concerto da spazio all’aperto. Ne avrebbe guadagnato in coinvolgimento, ma non di certo per non capacità della band che, sia chiaro, ha energia da vendere. Ma l’Alcatraz è abituato a suoni diversi, e questo un poco ha fatto la differenza. Tuttavia, i Blackberry Smoke sono riusciti comunque a far muovere i presenti, e ha regalare quelle atmosfere sudiste a chi c’era. E l’urlo che accoglie la band per i due bis lo dimostra. “Ain’t Much Left of Me” del 2012 è pura festa, e chiude uno show che riporta tutti alla realtà. Spiace davvero dover andare via, perché è come se, dopo due ore pulite e perfette, finalmente il pubblico abbia deciso di lasciarsi andare e coinvolgere.

Grande concerto, davvero, perché riuscire, in due ore, a trasformare un pubblico e un’atmosfera, vuol dire essere davvero grandi professionisti. Oltre a grandi musicisti. Se, e quando, ripasseranno di qua, non fateveli scappare.

Articolo di Luca Cremonesi, foto di Simona Isonni

Setlist Blackberry Smoke 7 febbario 2023 Milano
1. All Over the Road
2. Let It Burn
3. Six Ways to Sunday
4. Live It Down
5. Good One Comin’ On
6. Waiting for the Thunder
7. Pretty Little Lie
8. Living in the Song
9. Hey Delilah
10. Sleeping Dogs
11. The Whippoorwill
12. All Rise Again
13. Ain’t Gonna Wait
14. Ain’t the Same
15. Ain’t Got the Blues
16. Run Away From It All
17. Restless
18. One Horse Town
19. Old Scarecrow
20. Flesh and Bone
21. Ain’t Much Left of Me

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