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Eliana Cargnelutti + Kirk FLetcher live Pistoia

Il Blues avvolge musicisti e pubblico in una bolla fuori dal tempo e dallo spazio, rendendoli parte di una potente magia

Quando vi chiedete cosa sia il Blues, vi prego, non fatelo. Il Blues non vuole domande e non offre spiegazioni. Il Blues entra nel corpo, nella mente e nel cuore di chi canta e di chi suona con una dolcezza prepotente senza alcuna voglia di chiedere permesso, né dirvi perché lo fa: avvolge musicisti e pubblico in una bolla fuori dal tempo e dallo spazio, rendendoli parte di una potente magia che coinvolge tutti. E quale magia migliore potevamo desiderare se non quella che si è scatenata su palco della Fortezza Santa Barbara di Pistoia sabato 18 settembre, in occasione del Blues Sessions 2021, una manifestazione promossa da Pistoia Blues che ha visto avvicendarsi artisti nazionali e internazionali per una due giorni di musica appassionante.

Ad aprire la serata la blueswoman italiana per eccellenza, Eliana Cargnelutti. Finalmente a Pistoia. Sì, voglio dirlo a gran voce. Finalmente, perché questa manifestazione cominciava a zoppicare senza aver porto un dovuto invito a un’artista sì ancora giovane, ma con le spalle enormi nel mondo del Blues. Date un’occhiata alla sua già brillante discografia, al carnet dei concerti in giro per l’Europa, e soprattutto ascoltatevi “AUR”, il suo ultimo lavoro. E capirete. La aspettiamo sul palco grande, quello di piazza Duomo, già nella prossima edizione (che si spera essere nel 2022, ma qui ormai non si possono avere certezze). La aspettiamo con un sound che le renda giustizia, perché stasera, alla Fortezza Santa Barbara, posto peraltro piacevolissimo, è stato davvero approssimativo.

Il suo live set si apre con un doppio manifesto dritto dritto nelle nostre orecchie, “Why do I sing the Blues” e “I’m a woman”, per proseguire senza sosta con tre tributi blues davvero massicci: “I fell in love” di Susan Tedeschi (chapeau, Miss E.), “My man” di Ana Popović (che tra l’altro trovate ospite in “AUR”) e infine “Soulshine” di Warren Haynes. La prima parte del live set si conclude con “Too busy” da “Love Affairs”, disco che vede ospite Scott Henderson. Nella seconda parte insieme alla band – Simone Serafini al basso, Michele Bonivento all’Hammond e piano, Carmine Bloisi alla batteria – entra alla chitarra Federico BRK Baracchino, al quale Eliana lascia umilmente molto spazio, abbandonandosi lei stessa alle note dell’assolo. Qui entrano brani dal suo ultimo lavoro, e possiamo ascoltare e cantare “I don’t know”, “Love letters”, “Who is the monster?”, “I won’t change”, insieme a “Eliana’s Boogie” e “Miss E.”.

Songwriting da bluesman matura e molto moderna, una Fender che parla alle corde che pure noi abbiamo dentro, una voce stupenda … beh, possiamo lamentarci solo del fatto che il concerto è stato di breve durata. Eliana Cargnelutti è un’artista che merita uno spazio maggiore, diamoglielo.

La serata però prosegue alla grande. Sul palco sale anche Kirk Fletcher, un bluesman esperto che porta con sé i suoni del West Coast Blues della California e che per anni è stato chitarrista leader di leggende come i Fabolous Thunderbirds, dove è stato voluto da Kim Wilson, Charlie Musselwhite, e The Mannish Boys, oltre a vantare prestiogiose collaborazioni con il gotha del Blues mondiale, tra cui Joe Bonamassa o Pinetop Perkins. L’artista è stato accompagnato dalla sua band composta da Erkan Ozdemir al basso, Levent Ozdemir alla batteria e Michele Papadia al piano e all’organo che, come il bluesman, hanno catturato il pubblico in un lungo abbraccio caldo pieno di voglia di condividere suoni e atmosfere di un posto indefinito e lontano che si avvicinava e prendeva sempre più forma dentro di noi.

Così la fortezza si è riempita delle note di un classico strumentale come “D Is For Denny” seguito poi da brani come “Funny Bone”, “Sad Sad Day” e molti altri ancora per arrivare alla potente “I’d Rather Fight Than Switch” dove il veloce attacco della batteria ha ben anticipato il timbro forte e suadente della voce di Fletcher e della sua chitarra elettrica sempre in evidenza. Nei brani successivi la band ha disegnato linee di grande raffinatezza nell’incedere di strumenti che si alternavano, si univano e si accompagnavano, ma è stato quando Kirk Fletcher ha chiamato con la sua chitarra tutti i musicisti in uno Slow Blues totalmente improvvisato che la platea si è sentita parte di un viaggio chiamato Blues e che l’assolo appassionato di Michele Papadia ha trasformato in un’esperienza da lasciarci senza fiato. Cosa volete farci? D’altra parte, la bravura, quando c’è, si vede anche al buio.

L’esibizione è finita con “Rock With Me”, ma l’emozione è durata molto più a lungo e so che non sono stata l’unica ad uscire da lì muovendomi a ritmo cadenzato delle note che non volevano più andarsene dalla mia testa.

Articolo di Alma Marlia e Francesca Cecconi, foto di Lia Baccelli e Alessio Bonaccorsi

Set list Eliana Cargnelutti

  1. Why do I sing the Blues
  2. I’m a woman
  3. I fell in love
  4. My man
  5. Soulshine
  6. Too busy
  7. I don’t know
  8. Love letters
  9. Who is the Monster?
  10. Eliana’s boogie
  11. I won’t change
  12. Miss E.

Set list Kirk Fletcher

  1. D Is For Denny
  2. Funny Bone
  3. Gotta Right
  4. Sad Sad Day
  5. You Need Me
  6. Struggle For Grace
  7. Rather Fight Than Switch
  8. Congo Square
  9. No Place To Go
  10. Slow Blues
  11. Two Steps Forward
  12. Love Is More Than a Ward
  13. Rock With Me
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