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Iggy Pop live Mantova

Ovazione e braccia al cielo, concerto straordinario

Magico. E basterebbe questo.
Uno vero spettacolo rock e punk, senza mai scadere in altro. Un vero concerto speciale come serviva in questa Italia di tanti show estivi che si sono susseguiti in varie piazze. Il concerto di Iggy Pop a Mantova il 30 agosto ha confermato l’ottima salute di un grande mito della golden age del Rock e, allo stesso tempo, che un buon connubio fra due mondi musicale distanti (pur se non così tanto come si soliti pensare) può esistere e produrre ottimi risultati. Il fatto, poi, di aver scelto di mettere in scena un concerto rock con orchestra – attenzione a questa differenza –  e non, dunque, l’orchestra con ospite un cantante rock, ha fatto davvero la differenza. Il merito di tutto questo va all’Orchestra da Camera di Mantova (da ora Ocm) che, grazie agli arrangiamenti del Maestro Enrico Gabrielli (che ha diretto anche i musicisti sul palco), ha saputo dare corpo e sostanza a un Iggy Pop che ha fatto quello doveva fare e, per di più, lo ha fatto in modo eccellente.

Il concerto all’Esedra di Palazzo Te, residenza estiva dei Gonzaga, era il recupero della data del 5 luglio. In molti, in quell’occasione, avevano iniziato a far serpeggiare la voce che la Grande Iguana rock non sarebbe mai venuta a Mantova. Piazza “piccola”, pochi biglietti, progetto ambizioso per questa città. I motivi non mancavano per i diffusori di fake news. Falso, tutto quanto. Mantova, in questi anni, ha saputo proporre ottimi spettacoli grazie alla sinergia con Shining Production che, solo in questo 2022, ha visto arriva, in piazza Sordello e in altre location, i Placebo (la nostra recensione), gli Zen Circus, Bandabardò e Cisco e, sempre in agosto, ma a palazzo Te, Carmen Consoli (la nostra recensione) e il concerto di Remo Anzovino. Iggy Pop, dunque, non era fatto fuori luogo e tanto meno il progetto era così ambizioso dato che illustri colleghi avevano già provato la formula in questione.

Il rischio, semmai, era quello di trovarsi davanti ad un concerto di stampo classico, con orchestra dominante, e Iggy Pop a fare da bravo cantante che presenta il suo repertorio piegato e (ri)arrangiato alle logiche dell’orchestra. Bene, non è stato così. E questo è un merito indiscutibile di chi ha pensato e prodotto questa esclusiva mantovana.

Che la serata non sarebbe stata soft e acustica, con mood classico, lo si è capito subito e già dall’ingresso. Il folto pubblico è arrivato da tutta Italia, isole comprese (e non è una battuta), e si è alzato subito in piedi appena sono scattate le prime note dell’intro musicale. Le luci si sono spente e il suono sembrava provenire dall’antro di una profonda caverna. Su questi suoni cupi si innestava una chitarra suonata con archetto, modello Jimmy Page, che ha liberato il campo da qualsiasi fraintendimento. Il concerto non sarebbe stato dominato dall’orchestra, ma questa era un elemento sonoro che partecipava, attivamente, a questa esibizione. A quel punto, dopo qualche minuto di sound ruvido e dark, è arrivato Iggy Pop. Tutti in piedi e il buon salotto allestito a Palazzo Te terminava di esistere perché Iggy ha chiamato a sé subito il pubblico che non ha atteso neppure che si cominciasse a cantare per correre sotto il palco. Chi è arrivato per godersi l’orchestra nel buon salotto mantovano, come era successo con la Consoli tre sere prima, si è ritrovato catapultato in un vero concerto rock. E così sia.

Iggy Pop è uscito sul palco in ambito elegante ma subito ha aperto un bottone della giacca e il petto nudo era lì, neppure troppo nascosto. Ovazione e braccia al cielo. La serata poteva decollare. Doveva tenere quella giacca per i primi due brani, esigenze di immagine per giornali e Tv. Non resterà così per molto tempo perché a metà del secondo brano – “Five Foot One” – era già a torso nudo (e ci mancherebbe!) E ci resterà per tutta la durata dello spettacolo (tranne un parco tentativo di indossare un Chiodo, poi gettato, con stizza, a terra neppure dopo un minuto dall’uscita in scena, alla ripresa dei bis).

Dividiamo in due il discorso, per non farla troppo lunga. Partiamo dalla presenza scenica di Iggy Pop.

Se, come è noto, gli eroi son tutti giovani e belli, Iggy non è più ne giovane e neppure bello. Non ha paura, però, come ha insegnato il vecchio Clint Eastwood in “Gran Torino” ha mettere in mostra il proprio corpo, il tempo passato e i segni che lo attestano. In un’epoca che ha portato all’eccesso l’edonismo, spingendolo alle sue estreme conseguenze con filtri e rimaneggiamenti vari, questa nudità è benefica e portatrice di grazia. Sul palco di Mantova c’era James Newell Osterberg Jr., in arte Iggy Pop, con i suoi 75 anni suonati, con la sua pelle cadente, con la sua zoppia ora molto evidente e accentuata; con un pizzetto poco curato e con la voce di un’uomo vissuto, e parecchio, di oltre 15 lustri. Non ha nascosto la pancia, criticata dal solito stuolo di hater che popolano il web. Non ha nascosto la sua lentezza. Non ha nascosto nulla di sé e della sua condizione fisica. Ha vissuto il palco come solo un uomo di vero spettacolo può e sa fare.

Dunque, se il giovane e bello si può togliere dalla frase, resta allora l’eroe. Quello sì, e non da oggi, e neppure dal concerto di Mantova. Semmai la serata al Te ha confermato che il palco trasfigura e trasforma, e, allo stesso tempo, rende immortale non tanto il sig. Newell Osterberg quanto Iggy Pop. Perché il Nostro, su quelle tavole, ha saputo tener il ritmo di due ore piene di concerto, cantando senza sosta, incitando il pubblico, facendo la mossa (ogni volta che ha potuto), muovendosi avanti e indietro per tutta la lunghezza del palco e, soprattutto, facendo capire a tutti i musicisti che quando lui è sul palco tutto acquista dimensione alchemica. Si è concesso al pubblico, ha toccato mani e ha indossato l’immancabile bandiera Sarda. Non si è risparmiato, in niente e nulla. Ha anche tirato fuori, in alcuni momenti, una voce cavernosa da fare invidia all’ultimo Tom Waits.

Poi certo, se i puristi lo vogliono ancora trentenne ok, nessun problema. Molti musicisti di quell’età oggi si limitano a litigare con il proprio pubblico, per dire … Comunque, resta il fatto che il Rock serve saperlo fare, non ci sono scuse, e Iggy Pop è rock nel vestire (la giacca con la quale entra resta sul suo corpo giusto due brani), nel muoversi e nel chiamare a sé la sua tribù che, attratta dal rito, si lascia subito coinvolgere per due ore, senza alcun cedimento. Anzi, lui sul palco sembra avere forza e energia infinita, mentre i fan più stagionati ad un certo punto si devono sedere per ascoltare il finale. Come se non bastasse, esaurita la scaletta con l’Orchestra, Iggy Pop si lancia in quattro brani tiratissimi. Rock – Punk ben fatto, nell’esecuzione dei quali è capace di dar fondo a una riserva di voce splendida, segnata e sporca quanto serve per chiudere lo spettacolo fra grida e invasioni di palco da parte di fan a torso nudo. Anche questo è successo a Mantova … per ben due volte… e si pensava di assistere ad un concerto soft e di stampo classico.

Per quanto riguarda la musica, invece, va detta la verità, e nient’altro che la verità. La scelta degli arrangiamenti è stata azzeccata e ha spiazzato molti. Il ricordo di un simile esperimento con i Metallica è negli occhi e nelle orecchie di tanti, ma qui la cosa è ben diversa. Si va dal Rock puro – i brani iniziali della scaletta – alle sonorità punk del grande classico “Lust for Life” e “James Bond”, per arrivare – e questa è davvero una bella sorpresa della serata – ad atmosfere alla Nick Cave (la nostra recensione) su brani come “Nightclubbing” e “Free”, dove anche la voce ricorda molto quel mondo sonoro. Ma le sorprese non finiscono qua perché nella band con la quale ha girato l’Europa ci sono due fiati che, uniti a quelli dell’Ocm, trasformano alcune esecuzioni che diventano quasi alla Tom Waits.

Insomma, la varietà della proposta musicale sui 17 brani suonati con la Ocm ha davvero reso unico questo show mantovano. Certo, tre brani quasi acustici hanno spezzato un poco ritmo. Beh, dai tempi di Omero, quando cioè si recitava tutto il poema epico a memoria, si sa che ogni performer necessita di prendere fiato e avere momenti di pausa. A maggior ragione a 75 anni mentre si canta, balla, intrattiene il pubblico e si segue un’orchestra. Quindi non credo sia il caso di essere troppo severi se “Mass Production” e “Page” hanno rallentato un poco il ritmo della serata. Il tutto troverà ampia giustizia nel set finale quando Iggy Pop saluta l’Orchestra e, dopo 17 brani, si lancia in quattro classici tirati dove rock e punk si fondono in maniera splendida fino all’esecuzione, di fatto perfetta, di “Search and Destroy” che chiude le danze.

Che la serata sia andata bene e, forse, ben oltre le aspettative se ne rendono conto tutti sul palco. Lui per primo. Iggy Pop se ne va a fatica e solo dopo molti inchini e un bellissimo momento che lo vede entrare fra le sedie dei maestri dell’Ocm per stringere loro le mani e ringraziali senza far parsimonia di amazing, ripetuto all’infinito. Poi, prima di salutare, porta davanti al suo pubblico, che lo acclama a gran voce, il Maestro Enrico Gabrielli che, per questa sera, è stato gran sacerdote al pari dell’Iguana. Due veri rocker, per una sera… a Mantova. Ha dell’incredibile, ma è successo. E aver realizzato questa metamorfosi, o trasformazione alchemica, al fianco di un personaggio come Iggy Pop è fatto da raccontare ai posteri, senza temere in nessun modo l’ardua sentenza.

Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana

Setlist Iggy Pop e Orchestra da Camera di Mantova 30 agosto 2022

Instrumental Intro
Five Foot One
Loves Missing
Sonali
The Passenger
James Bond
Dirty Sanchez
Lust for Life
The Endless Sea
Sister Midnight
Mass Production
Free
Gimme Danger
I’m Sick of You
Page
Nightclubbing
Glow in the Dark
I Wanna Be Your Dog

Iggy Pop and The Free Band

T.V. Eye
Death Trip
Down on the Street
Search and Destroy

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