È il 3 giugno e al Circolo Magnolia di Milano è l’ora del Dissonance Festival. I Soen (vedi la nostra recensione) hanno appena terminato e attendiamo con trepidazione i Meshuggah. Per loro il grande palco principale viene riallestito e cambia radicalmente aspetto. I Soen hanno utilizzato un ampio spazio dove c’erano in sostanza soltanto amplificatori e strumenti, i rodies ora portano delle grandi casse translucide alte circa due metri e larghe un metro e mezzo. La batteria di Haake da sola occupa buona parte della sezione centrale e sopraelevata del palco.
La giornata è stata lunga, con i cancelli che hanno aperto alle 15:30, ma non vedo segni di stanchezza intorno a me, anzi il clima è di festa e di eccitazione. I Meshuggah, leggendaria band svedese di Metal estremo, continuano a sfidare i confini del genere, rappresentando un punto di ispirazione per numerosi artisti nel mondo della musica pesante. Siamo tutti ansiosi di vedere cosa ci faranno vedere e provare questa sera. Alle 22:00 in punto cala quel magico istante di silenzio che preannuncia l’entrata della band. Inizia “Broken Cog” (“ingranaggio difettoso”) primo brano dall’album “Immutable” del 2022. Le misteriose casse s’illuminano e appaiono, dietro a ciascun musicista, le loro stesse immagini in forma di lava.
Quando il testo recita Blind, ancient and malevolent, Cosmos divides mi viene in mente che un fan scriveva dei Meshuggah It is like the darkness of the universe. Il ritmo è ossessivo. I giochi di luce stupefacenti. La precisione e la coesione della sezione ritmica sono semplicemente impressionanti.
Il pubblico è entusiasta. Il suono è pesante, distorto, ma purissimo. Nessuna sbavatura: tutto è perfetto. Come è perfetto Kidman nel tenere il palco, il piede sopra la spia sul bordo, cantando con voce gutturale, oscillando in avanti e indietro, in un movimento circolare, con un ritmo implacabile. Ci siamo appena staccati dalle atmosfere di “Broken Cog” che parte “Rational Gaze” dall’album “Nothing” del 2002. Le tenebre diventano più fitte avvicinandosi al cuore.
Kidman canta Perspectives distorted, …, Where’s the true knowledge? Where engines of the sane and insanity merge. The clarity, the unity, i versi sono degni di Lovecraft portandoci a immaginare uno spazio di geometrie non euclidee. E la verità è nel mezzo tra follia ed sanità mentale. Ricordiamo che la parola “meshuggah” proviene dall’ebraico mĕshuggāʽ che significa folle, squilibrato. La voce gutturale del cantante trasmette un senso di rabbia e frustrazione che si fonde perfettamente con l’atmosfera oppressiva e brutale della musica. E poi è la volta di “Ligature Marks”, “Born in Dissonance” e “Mind’s Mirrors”.
Kidman ci arringa: Ragazzi tutto fantastico ma ho un unico problema: da qui… non vi sento! E il pubblico esplode. L’aria è surriscaldata nonostante siamo all’aperto e la temperatura non sia propriamente estiva. Ad ogni nuovo pezzo la band scala di posto in modo che sia chi si trova a sinistra che a destra del palco possa vederseli da vicino. Haake e Lövgren trascinano tutto e tutti implacabilmente in avanti, che il ritmo sia ossessivamente lento o follemente veloce. Hagström e Thordendal costruiscono folli torri di suoni e assoli dirompenti come cascate di lava e lapilli.
La band è solida come una montagna che si sposta inesorabilmente: il palco è loro, gli occhi e le orecchie dei fan sono catturati. Con il brano “Demiurge” ci avviciniamo alla fine della performance: il riff di chitarra è un martello che si abbatte e Kidman ruggisce Terror rising, …, You might also like. Il terrore cresce e potrebbe piacerti. L’ultimo pezzo è “Future Breed Machine” (dall’album “Destroy Erase Improve): la Macchina Madre che trasforma i sogni in sistemi (“Dreams turn, Into systems”).
Quando la musica finisce, i suoni svaniscono rapiti dagli alberi del parco dell’Idroscalo, la musica si disperde in ondate verso il cosmo lasciandoci nel silenzio. I Meshuggah ringraziano tra le urla e gli applausi e finisce un incantesimo. La gente è quasi intontita, si agita sul posto per qualche istante e quando si spengono le luci dobbiamo tutti ammettere a noi stessi che questa lunga e splendida giornata di musica è terminata. Con un ordine quasi anglosassone lasciamo il Magnolia sorridenti.
I Meshuggah hanno chiuso in un modo spettacolare la nona edizione del Dissonance Festival. È difficile vedere anche tra grandi professionisti tanta sicurezza ed energia: non un suono fuori posto, non una luce di troppo. Performance memorabile: e noi c’eravamo!
Articolo di Mario Molinari, foto di Simona Isonni
Set list Meshuggah Milano 3 giugno 2023
- Broken Cog
- Rational Gaze
- Ligature Marks
- Born in Dissonance
- Mind’s Mirrors
- In Death – Is Life
- In Death – Is Death
- The Abysmal Eye
- Demiurge
- Future Breed Machine