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Pier Paolo Capovilla live Peschiera del Garda

Reading magico, di non facile accesso, ma necessario di questi tempi

Voi… gridato con voce roca, e cavernosa. È bastato questo inizio di Pier Paolo Capovilla per catturare totalmente il pubblico del club Rock This Town di Peschiera del Garda (VR), perla dell’omonimo lago, in una sera autunnale fredda, umida e deserta. La serata era speciale: di fatto abbiamo partecipato al battesimo di questo spazio, e di questo progetto. Ne siamo orgogliosi. Come di aver rivisto un reading di Capovilla, anima rock underground da sempre, prima con il Teatro degli Orrori, e ora con il progetto che lo vede protagonista con I Cattivi Maestri. L’8 novembre il cantante e cantautore ha tagliato il nastro di questo spazio, che punta, ora, a crescere con progetti e serate di ampio respiro, dopo alcune prove con realtà locali, riproponendo un suo grande cavallo di battaglia, e cioè la lettura di Vladimir Vladimirovič Majakovskij.

“Eresia” è la testimonianza in dvd di questo spettacolo (recuperatela), come lo sono i video su YouTube, ma devo dire che sentirlo dal vivo è stata una vera bella emozione. Non solo. Location piccola, pubblico attento, e catturato da una lettura che è venuta dopo due proposte musicali rilassanti, che avevano creato un clima confidenziale. Il tutto è stato perfetto.

Capovilla ci ha dato un pugno in pancia. Senza nessun preavviso. Quasi seguisse la famigerata legge del Fight Club. Voi…, gridato in un microfono che, fino a quel momento, era servito quasi per una dolce melodia di sottofondo. Da lì in poi Capovilla ci ha portato all’Inferno, e ritorno, con grande capacità di tenere incollato un pubblico che, forse, non era tutto preparato all’evento. Mi permetto di scrivere “forse” facendo la tara su me stesso.

Ho organizzato, in passato, il reading di Capovilla su Pasolini nel teatro del mio paese; l’ho sentito, sempre nel teatro del mio comune, con quello dedicato ad Artaud e, infine, l’ho presentato quando venne a leggere le poesie di “Finché galera non ci separi”, scritte da Emidio Paolucci. Quindi, in totale, avevo alle spalle tre reading del Nostro, oltre a non so più neppure quanti concerti. Posso dire che mi consideravo preparato. E invece…

E invece non è stata così, perché questo Majakovskij è un’autentica potenza. Capovilla si è trasfigurato. Sembrava stanco, concentrato certo, ma tormentato dal raffreddore. Eppure da quando ha pronunciato quel Voi…, tutto è cambiato. Ci ha fatto vivere una poesia che, ha ricordato negli interventi parlati, è nata come urbana. Una parola poetica che celebrava un esperimento con il quale si cercava la pace, intesa come uguaglianza sociale, giustizia e libertà. Un grande esperimento che Majakovskij ha saputo cantare non per celebrare la violenza rivoluzionaria, ma tutte le speranze che portava con se quella dinamica.

Un reading, quindi, che è diventato subito, grazie all’interpretazione di Capovilla, uno spettacolo rock, nel senso di qualcosa di dirompente, capace di portare con sé messaggi. La parola poetica, riassumendo la bella riflessione finale di Capovilla, deve servire a dire la verità davanti ai potenti, costi quello che costi. La parresia, e cioè questo rapporto con la verità, è ciò che ha contraddistinto i versi di Majakovskij. Ecco perché la sua poesia è così potente anche oggi. Nessuno chiede la luna. Anche se magari sarebbe bello potervi andare. Qui si chiede di vivere in pace, che ci sia giustizia sociale ed equità.

Chi rischia la propria vita perché riconosce che dire la verità è un dovere per aiutare altre persone (o se stesso) a vivere meglio è, in conclusione, il valore che ha da sempre la poesia, ma anche l’arte in generale. La musica e il Rock, per molto tempo, hanno avuto anche questo ruolo. Che un cantante e cantautore porti in giro queste esperienze è, allora, naturale. Che un luogo come questo di Peschiera, al quale si augura lunga vita (invitiamo a seguirlo sui social, e chiedere di essere inseriti nella chat whatsapp per avere informazioni sulle prossime iniziative), abbia deciso di lanciare la sfida con questo reading, è davvero fatto degno di nota. Come lo è stata l’esibizione di Capovilla che, mi ripeto, trasfigurato, ha fatto vivere, e sanguinare ancora, la parola di Majakovskij, fra Carmelo Bene e la sua personale interpretazione che, ben rodata, è ormai essenza del suo essere.

Anche lo stesso Capovilla si è reso conto dell’ottima messa in scena. Nel finale ha ringraziato il pubblico. Forse non era così sicuro della tenuta d’insieme, in questo spazio, e per il numero stesso degli spettatori. Invece, da grande interprete, ha saputo catalizzare l’attenzione, mettere anima e corpo (e davvero non è un modo di dire) in questa lettura, buttare tutto se stesso dentro alla nuova declinazione di Majakovskij. Il risultato è stata l’attenzione totale, con silenzio tombale, per oltre un’ora e quaranta minuti senza mai una sosta. Da questa concentrazione e da questo coinvolgimento Capovilla ha assorbito energia, che gli è servita per rendere potente questa lettura.

Complimenti a Capovilla, e a questa realtà, che ha deciso di uscire allo scoperto con un reading magico, di non facile accesso, ma necessario di questi tempi. Una volta usciti da quello che era un vecchio forte militare, il silenzio di una notte d’autunno sul Garda è stata la naturale conclusione della performance appena ascoltata.

Il pianeta nostro è poco attrezzato.
Bisogna strappare la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita non è difficile morire.
Vivere è di gran lunga più difficile.

Vale la pena portarsi via questo finale, e condividerlo con voi.

Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana

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