
I concerti di gennaio nell’area fiorentina si chiudono con un appuntamento che da queste parti non ti aspetti: The Rumjacks, sul palco del VHS Retrò Club di Scandicci, area metropolitana alle porte del capoluogo. La produzione non poteva che essere di Hub Music Factory, che porta in Italia il miglior Punk (ma non solo), in co-organizzazione per due delle tre date italiane del tour con Hero Booking.

Il 31 gennaio ci troviamo in fila sotto una pioggia battente che non far perdere d’animo il pubblico, anzi, si chiacchiera del miracolo, perché a Firenze di Punk se ne vede davvero poco poco. E The Rumjacks sono anche qualcosa in più, alfieri del Celtic Punk insieme ai Dropkick Murphys, Flogging Molly e altri , dove agli strumenti tradizionali del Rock si affiancano fisarmoniche, flauti, mandolini, ecc.

Appena entrati, molti vanno dritti al merch a comprarsi la maglietta del tour, intasando il guardaroba dove lasciare quelle tolte, per di più si tolgono magliette dei Dropkick Murphys, segnale che il genere è vitale e la gente si sposta fuori Toscana, perlopiù a Milano, per seguire questi artisti.

Australiani, definiti come un mix tra The Clash e The Pogues (confermo assolutamente le reference), arrivano per promuovere l’ultimo album “Dead Anthems”, che sarebbe uscito dopo pochi giorni dalle date nostrane del loro tour omonimo UK e Europa, esattamente il 7 febbraio. L’abbiamo dunque ascoltato in anteprima assoluta, e la band ha festeggiato porgendo un bottiglione di Champagne al pubblico (prontamente aperto e passata la bottiglia in giro).

Il concerto inizia poco dopo le 23, senza opener, anzi, in apertura abbiamo danze irlandesi tradizionali a cura di giovani ballerine locali. Il palco è ambientato in modo semplice, con candele (fiamma elettrica, sparse ai bordi, e magari avessero fatto un po’ di luce perché tutta la serata è stata decisamente buia.

The Rumjacks attaccano proprio con le prime due canzoni del nuovo album, “Come Hell or High Water” e “They Kick You When You’re Down”, giusto il tempo di rovinarle con suoni orrendi e sbilanciati, tanto che ti chiedi se abbiano fatto il soundcheck. C’è da dire che il basso è ed è rimasto volutamente, credo, distorto in modo imbarazzante per tutto il set, coprendo la melodia. Poi le cose si sono un pochino aggiustate, e il pubblico ha iniziato a scaldarsi davvero, con salti, balli, crowd surfing e circle pit.

La scaletta ha visto pescare ben 6 delle 12 nuove canzoni da “Dead Anthems”, concentrate nella prima metà della serata, ma non sono mancate quelle storiche, inevitabili nei loro concerti, soprattutto “Hestia” e nell’encore la mitica “Irish Pub Song”, forse quella più conosciuta e amata del loro repertorio.

Qualcosa ci hano raccontato, soprattutto il bassista, ma anche chi se la cava con l’inglese non è riuscito a capire un granché. Bassista aggressivo nel sound, nei modi e nell’atteggiamento, mentre molta dolcezza da parte dei chitarristi e del cantante, tanta simpatia e sorrisi da parte del batterista, e quasi ness feeling da parte del fisarmonicista, quasi perso nel suo trance.

Un live breve, circa un’ora e un quarto, come il genere richiede. Abbastanza lungo per scordare pensieri e preoccupazioni, come il genere fa accadere. Ci sono rimaste le forze per uno shopping al merch, dove cd e vinili avevano un prezzo assolutamente popolare.
Articolo e foto di Francesca Cecconi


Set list The Rumjacks Scandicci (FI) 31 gennaio 2025
- Come Hell or High Water
- They Kick You When You’re Down
- Fistful
- Cold Like This
- Saninted Millions
- Bullhead
- Iron Sights
- Rhythm of Her Name
- Across The Water
- An Irish Goodbye on St.Valentine’s Day
- Father’s Fight
- Smash Them Bottles
- Medley
- Bloodsoaked
- Leaky Tub
- Legends
- Pot and Kettle
- Hestia
- Light My Shadow
- Irish Pub Song
- Tell Me Ma