We’re Loud Fest, il festival itinerante organizzato dalla Slovenly Records anche quest’anno è approdato in Italia, con precisone a Roma il 9 ottobre. La location dell’evento è il Trenta Formiche, club romano che si trova nel quartiere popolare del Pigneto. La Slovenly Records è un’etichetta indipendente con sede in Nevada fondata da Pete Menchetti (la nostra intervista) che promuove artisti di tutto il mondo di genere prevalentemente punk e garage. Nonostante sia un lunedì sera, il Trenta Formiche è pieno di persone e mai location poteva essere più azzeccata per l’evento. Raccolto, buio, soffitti bassi e palco stretto, insomma un posto perfetto per godersi un sano concerto della scena underground.
Il compito di incendiare il pubblico e aprire la serata spetta a Sick Thought, progetto del cantante Drew Owen che, spogliate le vesti di one-man.band dei lavori in studio, per la dimensione live si presenta con la sua band. Il concerto si apre con “I Hate You” un brano potente e grezzo che, come una miccia, fa esplodere l’affollato Trenta Formiche.
Arrivati alla dissacrante “Mother I Love Satan” gli spettatori sono ormai in balia del sound dell’artista americano e il pogo coinvolge quasi tutte le persone presenti. Fotografare senza essere trascinati dal pubblico sarà l’imperativo della serata. Da un punto di vista musicale il Punk proposto da Sick Thought e dalla sua band mantiene l’aspetto grezzo del genere, pur regalando comunque una certa melodia e musicalità soprattutto in alcuni brani.
Il fuoco è acceso e ora tocca agli spagnoli Finale tenere viva la fiamma. La band, proveniente da Valencia, è definita dalla sua etichetta come “esponente del punk nichilista anni ’70 spagnolo”. Dal vivo i Finale sono davvero sorprendenti. Il cantante, Pepet, offre una performance continua e il brano di apertura “Loco Loco” la dice lunga sull’approccio sul palco. Il cantato è accompagnato da movenze e smorfie continue e spesso si esibisce in posizioni inusuali.
Come detto prima la fiamma accesa da Sick Thoughts andava mantenuta viva. I Finale sono come benzina e qualche spettatore dal pogo passa allo stage diving. Insomma gli ingredienti di un concerto punk della scena undergound ci sono tutti. Musicalmente i Finale sono validi, ma bisogna dire che l’aspetto che più colpisce è il modo “loco” di tenere il palco.
Con il gruppo garage rock francese Les Lullies si cambia un po’ registro. Il gruppo spicca sicuramente a livello esecutivo offrendo uno spaccato delle qualità dei vari musicisti. I brani mantengono sicuramente la forte energia tipica del genere anche se, grazie anche al cantato spesso eseguito in coro, riescono ad avere un’orecchiabilità notevole merito anche alla scelta del francese, loro lingua madre, che rende originali le loro canzoni.
Certamente, anche in proporzione alle due precedenti esibizioni, il gruppo di Montpellier ha regalato una performance più statica e meno spettacolare, mettendo in primo piano quello che è l’aspetto musicale ed esecutivo preservando comunque una grossa energia sonora con un’attitudine molto indie sul palco.
Il concerto si sta per chiudere con un nome che tutti aspettavano: Reverend Beat Man. Il musicista svizzero si esibisce da solo e come avrà modo lui stesso di dire durante il concerto only one person on stage a rimarcare che riesce a regalare un sound ricco e avvolgente senza altri musicisti di supporto. Sistemata la grancassa e collegata la sua chitarra, sia all’amplificatore da basso che a quello da chitarra per coprire una gamma di frequenze maggiori, inizia lo spettacolo.
“La Marcia Funebre” di Chopin, diffusa sul palco dal reverendo, accompagna il pubblico verso il primo brano: “Get on Your Knees”. Dopo pochi riff il pubblico è di nuovo pronto al pogo più sfrenato. Il suo Blues è primitivo e grezzo e il suo cantato molto caratteristico trascina e rapisce il pubblico. Nell’esecuzione si possono sentire molti generi l’andamento del Blues più arcaico, del Rock’n’Roll classico fino a qualche venatura punk. Il momento più alto della scaletta sarà sicuramente il penultimo brano “Jesus Christ Twist”, brano dalla fortissima carica soprattutto dal vivo.
Un festival davvero ricco di carica ed energia quello organizzato dalla Slovenly Records che ha saputo regalare a Roma degli artisti che credono fermamente nella loro musica e sanno ancora trasmettere il valore dell’underground al pubblico.
Articolo e foto di Daniele Bianchini
Set list Sick Thoughts
- I Hate You
- Horrible Death
- Hole In The Wall
- Mother I Love Satan
- Chainsaw
- Headache
- Smash The Mirror
- Skrewed
- Poor Boys
- Drug Rock
- Submachine Love
- I’m Going Nowhere and I Dont Care
Set list Reverend Beat Man
- Get On Your Knees
- Tonight
- Chum Zu Mer, Tanz, Trink
- I’Ve Got The Devil Inside
- Get Down On Me
- Feed My Brain
- Letter To Myself
- I Sacrifice My Little Life To Rock’N’Roll
- Mongolian Talks To Alian
- Jesus Christ Twist
- I’ll Take Car Of You