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Aborym

Aborym “Hostile”

I suoni si sviluppano fluidamente, coniugando in modo veramente congeniale oscurità, crudezza e melodia, il tutto tuffandosi in atmosfere dark

Gli Aborym tornano il 12 febbraio 2021 con “Hostile”, prodotto da Keith Hillebrand e uscito per Dead Seed Productions, confermando in pieno la complessità e l’efficacia di quella proposta che, negli anni, si è fatta sempre più matura.

Parliamo della band che è una delle più interessanti e durature realtà del panorama musicale italiano (e non solo), testimoni, sin dal 1992, con il loro Dark/Black/Industrial viscerale e apocalittico, di quella parte oscura e terrifica che abita la loro (e la nostra) coscienza. Pur essendo il loro percorso artistico puntellato di stimolanti e sempre nuove evoluzioni, sono riusciti a mantenere intatta la loro anima, segno evidente del raggiungimento e consolidamento di una precisa identità, cosa piuttosto rara.

In “Hostile” i suoni si sviluppano fluidamente, coniugando in modo veramente congeniale oscurità, crudezza e melodia; il tutto tuffandosi in atmosfere dark, rese ancora più claustrofobiche e strazianti dall’apporto industrial.

Molto belli i contrasti che la band riesce a creare, sia sotto il profilo strettamente strumentale – tra la morbidezza del lato più dark (reso in modo meraviglioso dalla base ritmica e dal sintetizzatore) e la ruvidezza delle chitarre – sia sotto il profilo vocale, capace di passare molto agilmente dal tono pulito e quello più straziante e aggressivo.

Ed è proprio questo che entusiasma maggiormente: le infinite stratificazioni, capaci di rendere l’album complesso ma al tempo stesso efficace, accessibile ma non scontato, tale dal risultare gratificante anche dopo decine di ascolti.

La qualità si nasconde nei dettagli, che qui certo non mancano: la linea di basso, pur muovendosi sovente fuori dal tema centrale, ne resta allo stesso tempo protagonista e parte integrante; la batteria fa un lavoro incredibile, e le chitarre passano agilmente da momenti quasi sulfurei a rocciose ritmiche di stampo metal, con derive improvvise e audaci dal carattere prog che, però, lo si ribadisce, non si trasformano mai in gesti esibizionistici fini a se stessi.

È uno di quegli album per i quali sarebbe inutile (e forse dannoso) perdersi in una track by track, mostrando al contrario la propria essenza e la propria natura solo grazie a un approccio capace di considerarlo nel suo insieme, come un quadro tanto elegante quanto oscuro.

Gran bel lavoro, insomma.

Un album che, pur trovandoci soltanto a febbraio, rischia di finire seriamente nella personalissima top ten che, di solito, si redige a fine anno.

Articolo di Maurizio  Gambetti / WFR crew

Track list “Hostile”

  1. Disruption
  2. Proper Use Of Myself
  3. Horizon Ignited
  4. Stigmatized (Robotripping)
  5. The End Of A World
  6. Wake Up. Rehab
  7. Lava Bed Sahara
  8. Radiophobia
  9. Sleep
  10. Nearly Incomplete
  11. The Pursuit Of Happiness
  12. Harsh And Educational
  13. Solve Et Coagula
  14. Magical Smoke Screen

Aborym line up

Fabban – voce, basso, sintetizzatore, tastiere / Tomas Aurizzi – chitarra / Rg Narchost – basso / Gianluca Catalani – Batteria

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