In uscita digitalmente il 25 febbraio 2022 e fisicamente (LP + CD) il 6 maggio, tramite Secret City Records, “The Garden” è il nuovo album di Basia Bulat. Nota per suonare dal vivo sia con piccoli ensemble da camera che con orchestre complete – tra cui l’Ottawa National Arts Center Orchestra e la Symphony Nova Scotia -, la cantautrice di Montreal ha deciso di donare una seconda vita ad alcuni dei brani contenuti nei suoi precedenti cinque album in studio.
Le 16 canzoni prodotte dalla Bulat stessa e da Mark Lawson (Arcade Fire, Beirut), registrate insieme a un gruppo selezionato di archi e ai compagni di band Andrew Woods e Ben Whiteley alla chitarra e al basso, arrivano completamente trasformate per dare voce a nuovi significati, rispetto a quando furono composte originariamente: durante la registrazione del disco Bulat ha scoperto che stava aspettando il suo primo figlio, trovandosi catapultata in una nuova stagione della propria vita.
E “The Garden” in effetti regala sorprese preziose, il suono è ricco, gli arrangiamenti classici per archi di Owen Pallett, Paul Frith e Zou Zou Robidoux sono maestosi, eppure si sposano con spontaneità con il cantato moderno di Basia, che ricorda a tratti l’estro alieno di Florence + The Machine.
Basia Bulat ha una vocalità eterea che usa con terrena intensità, con un linguaggio che graffia nella sua impetuosità. C’è un rincorrersi di atmosfere magistralmente orchestrate e intrecciate: dall’incanto fresco e toccante di brani come “I Was A Daughter”, un microcosmo di bellezza perfettamente autosufficiente, o “Go On” e “Tall Tall Shadow”, piccola opera in due atti, si cade nel girotondo intenso e battagliero di “The Pilgriming Vine”.
Straordinariamente affascinante risulta la scelta, in molti brani, di pensare gli arrangiamenti come una danza per soli archi e voce, creando dinamiche eccezionali che non sentono la mancanza di altri elementi, anche in pezzi come “Love Is At The End Of The World “ o “In The Name Of”, che riescono a suonare rabbiosi e in un certo senso incredibilmente rock.
Una menzione particolare merita la qualità della registrazione e dell’elaborazione del suono, capace di valorizzare ogni elemento in maniera splendida, in particolare gli archi, nello strumentale “Windflowers” presenti come un respiro così vicino che, più che ascolto, è un contatto.
Questo disco è una corsa a perdifiato con il cuore che sembra scoppiare di gioia: anche quando il sound si arricchisce discretamente di altri strumenti – chitarre acustiche, percussioni, basso, piano – riportando i passi nel mondo del Folk più familiare, riesce a non privarsi mai di uno sguardo originale, fantasioso, visionario quanto basta per restituire l’impressione di ascoltare qualcosa di meravigliosamente mai sentito prima, cosa che di per sé vale già un sentito e sincero applauso pieno di ammirazione.
Articolo di Valentina Comelli
Track List “The Garden”
- The Garden (The Garden Version)
- Infamous (The Garden Version)
- Heart Of My Own (The Garden Version)
- The Shore (The Garden Version)
- I Was A Daughter (The Garden Version)
- Go On (The Garden Version)
- Tall Tall Shadow (The Garden Version)
- The Pilgriming Vine (The Garden Version)
- Windflowers (The Garden Version)
- Fables (The Garden Version)
- Already Forgiven (The Garden Version)
- Love Is At The End Of The World (The Garden Version)
- Lupins (The Garden Version)
- In The Name Of (The Garden Version)
- Are You In Love (The Garden Version)
- Good Advice (The Garden Version)
Basia Bulat online:
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