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Belvas_Roccen

Belvas “Roccen”

La sensazione è che i Belvas cantino e scrivano per se stessi, senza preoccuparsi di piacere, e sono proprio i momenti più strumentali, lasciati andare senza freni, a essere più significativi

Rock Nation ama il Rock.  Fosse solo per questo semplice motivo è giusto recensire “Roccen”, il primo album dei comaschi Belvas. Uscito il 2 novembre 2020, è un disco che riaffiora improvviso e rabbioso dalla superficie di un lago di provincia.  Chi ha vissuto la provincia del nord, la sua perbenista ed elegante monotonia, capisce bene che mostri possa far nascere dentro. Chitarra, basso e batteria, nella classica formazione, sono gli strumenti più adatti a esprimerla in maniera spontanea e istintiva, come succede in questo album autoprodotto e registrato in presa diretta in soli tre giorni da Filippo Strang presso il VDSS Recording Studio, tra i boschi del basso Lazio.

I Belvas nascono nel 2018 dalle menti di Claudio Palo (ex batterista dei Milaus ed ex batterista e membro fondatore dei Manetti!) e di Mirco L. al basso, ma è nell’estate 2019 che trovano la loro formazione definitiva: Claudio Palo alla batteria, Paolo Rosato alla chitarra, Manuel Dall’Oca alla voce, basso e chitarra acustica.

Le tre Belve si identificano nella forma del Roccen, l’entità raffigurata in copertina, inquietante essere un po’ uomo un po’ animale ferito all’occhio destro, sanguinante.  Il loro sound, come avrete capito, è rock nelle sue diverse forme e sonorità, in cui si alternano i momenti duri a ritmi da ballata quasi romantica, cambiando continuamente registro anche nel mezzo di uno stesso brano, senza paura di vestire canoni precostituiti. La sensazione è che i Belvas cantino e scrivano per se stessi, senza preoccuparsi di piacere, e sono proprio i momenti più strumentali, lasciati andare senza freni, a essere più significativi.

Se proviamo a immaginarci questo album come un oggetto materiale, potrebbe essere tranquillamente un album doppio, visti i suoi quindici pezzi messi sul piatto. La sensazione è che più si avanza nell’ascolto, più ci si senta a proprio agio e aumenti la sintonia con i tre musicisti. Dopo una pesante e marcata presentazione di se stessi in “Belvas”, il secondo pezzo, “Ferite”, è piacevolmente delicato e melodico, tracciato sul tema della fine di un amore.

I pezzi hanno una personalità propria che li fa quasi sempre strabordare abbondantemente dai tre minuti e mezzo di durata canonica, perché così è evidentemente necessario. Spiccano “Disco B”, brano di poche parole che cattura l’attenzione, la sanguinante “Voci di pietra” e “Spaziale”, in viaggio verso Marte. “Tutto scorre a mille orari, ma hai bisogno di aria”, ci dicono i Belvas nel brano “A fondo Billy”, una coinvolgente ondata di energia.  Azzeccati anche i pezzi “AnDn”, uno dei casi in cui i Belvas lasciano andare gli strumenti liberamente, “La Morricone”, un bel gioco in cui gli strumenti si concedono tempi propri, e la morbida chiusura di “Real X”.

Un album per quarantenni e cinquantenni forse, che si trovano a riassaporare atmosfere anni ‘90 diversamente condite.  Ma perché no?

Articolo di Marco Zanchetta

Tracklist “Roccen”

  1. Belvas
  2. Ferite
  3. A fondo Billy
  4. La Morricone
  5. AnDn
  6. Disco B
  7. Bianco
  8. Malattia II
  9. Piacere è dolore
  10. Niente dentro me
  11. Pink Boy
  12. Voci di pietra
  13. Spaziale
  14. Volare soli
  15. Real X

Line up Belvas

Claudio Palo – batteria / Paolo Rosato – chitarra / Manuel Dall’Oca – voce, basso e chitarra acustica

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