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Billy Bragg “The Roaring Forty | 1983 – 2023”

Ricca collezione del cantore della protesta, irrinunciabile menestrello del dubbio, da quaranta anni in prima linea contro l’establishment

Billy Bragg non dovrebbe avere bisogno di presentazioni ma non credo che nominando lui e questa preziosa collezione’ “The Roaring Forty | 1983 – 2023” dall’etichetta Cooking Vinyl si accenderebbero molti sguardi della Generazione Zeta e dei Millennials. Peccato, perché queste generazioni avrebbero bisogno di alfieri e cantori della protesta proprio come Billy è stato per questi quarant’anni di carriera, sempre in prima linea contro l’establishment, intento a recuperare ballate tradizionali di protesta o a cantare i combattenti o gli sconfitti di tutte le epoche.

Punk rocker, cantante folk e di protesta, appassionato di Skiffle, soldato, patriota, ragazzo dell’Essex, ottimista, politicizzante di sinistra, autore, minatore nell’anima, musicologo, portavoce delle classi minoritarie, cantante cockney e, alla fin fine, bravo ragazzo lo descrivono le note di stampa.

Questa versione è la raccolta di 3 vinili e non il box completo di 14 cd con oltre 300 brani, singoli e B-Sides non presenti in album, tracce da session, rare registrazioni dal vivo, collaborazioni e materiale inedito. La pubblicazione consiste infatti in un vinile arancione limited edition con 13 inediti; una raccolta di 3 vinili edizione de luxe con 40 brani, su 3 tonalità di verde e 2 cd di 40 brani con booklet di 16 pagine; oppure il box di 14 cd con oltre 300 brani e booklet di 64 pagine.

La raccolta mette in luce tanto il lavoro di recupero di ballate storiche quanto le composizioni originali e, grazie alla tendenza dell’autore a reagire alle notizie e alle situazioni di attualità, accompagna la storia dell’Inghilterra e del mondo in alcuni dei suoi momenti più controversi e irrequieti. In questa recensione cercherò di delineare il contesto storico e narrativo per rendere godibili molti brani, più che soffermarmi sullo stile musicale che sostanzialmente rimane invariato, basato sulla scrittura folk per sole chitarra e voce declamatoria, a volte arrabbiata e a volte più melodica, arricchite da arrangiamenti in alcuni progetti o da collaborazioni con band. In ordine cronologico, partiamo dal momento in cui nel febbraio del 1983 Billy Bragg portò la sua chitarra Arbiter e il suo amplificatore Roland Cube e registrò in tre giorni le sette canzoni di “Life’s a Riot with Spy Vs Spy” alla maniera dei menestrelli americani postbellici o di Robert Johnson, ma con una radice punk.

Da questo album dai suoni essenziali che dichiara già il percorso musicale di Bragg, oscillante fra l’intimo personale e il pubblico-politico, fra drammatico e ironico, sono tratti i primi 4 brani, a partire dall’anti-canzone di protesta “A New England”, malinconica storia d’amore in cui Bragg dichiara, deluso dall’elezione della Thatcher e dal dissolversi del Punk nelle synth-band anni Ottanta, I don’t want to change the world, cosa che poi cercherà di fare o perlomeno di cantare per gran parte di questo album e per il resto della sua carriera. “The Milkman Of Human Kindness” è brano di apertura del citato album, con tonalità più new wave, “To Have And Have Not” è vagamente ska pur nella sua esecuzione one-man e ha fornito a Lars Fredriksen dei Rancid la perfetta canzone punk per il suo album con i suoi “Bastards”. Ultimo brano dall’album, la medioevale nei suoni e nei temi “The Man In The Iron Mask” per cui si potrebbero scomodare riferimenti di tutto il Folk Rock inglese.

Il secondo blocco di brani viene da “Brewing Up With Billy Bragg”, in cui inizia un timido uso di sovra-incisioni e altri strumenti. Sempre in equilibro fra l’interiore malinconia di “St. Swithin’s Day”, metafora per il giorno di mai più, che, come l’amore qui narrato, mai arriverà, a “The Saturday Boy” che può suonare stilisticamente simile, anche se arricchita dall’aggiunta di una tromba, ma è in realtà un brano di Power Punk in nuce se lo immaginiamo arricchito da un arrangiamento orchestrale. Anche “Between The Wars” appartiene alle stesse sessioni ma non appare nell’edizione originale, ed è qui ripescato dalla riedizione 2006 dell’album. Il Bragg impegnato aveva fatto uscire un ep dallo stesso titolo, la pubblicazione frammentata o il “droppare” singoli sarà sempre una caratteristica di questo artista, nella cornice degli scioperi dei minatori dell’84-85, risultati poi in una sostanziale sconfitta dei sindacati e in un rafforzamento della posizione della Lady di Ferro Margaret Thatcher. Il tempo di marcia, anche se sempre accennato con il solo accompagnamento di chitarra, è appropriato per questa canzone di protesta.

Così come è schierata la seguente “The World Turned Upside Down”, sempre parte delle stesse session e dell’EP, ma in questo caso una cover da una canzone di 10 anni prima di Leon Rosselson che tratta con intro Punk a plettrate rullate, non l’attualità, ma un’esperienza storica di un’altra sconfitta del modello socialista: l’esperienza di coltivazione collettiva dei Diggers del 1679 che fu poi annientata dall’opposizione violenta dei proprietari terrieri locali. Anche “Which Side Are You On” viene da “Between The Wars” ed è anch’essa una cover, scritta dalla poetessa e attivista sociale americana Florence Reece all’età di dodici anni durante un altro sciopero di minatori a cui partecipava il padre, e riscritta e pubblicata nel 1931 quando invece il marito era fra gli organizzatori dello sciopero di Harlan County.

Si passa poi a brani tratti da “Talking with the Taxman About Poetry”, il terzo album di Bragg, del 1986, stavolta eseguito da una nutrita schiera di musicisti fra cui Ken Craddock e Johnny Marr. L’album si allontana dal Punk e esterna un’altra delle passioni di Bragg, ovvero lo stile Motown, citato in “Levi Stubbs’ Tears” come riferimento diegetico perché la protagonista della canzone trova conforto da una vita di abbandono e violenza domestica ascoltando una cassetta dei Four Tops di cui Stubbs è il cantante solista. La seconda influenza dichiarata di Bragg sono Simon & Garfunkel, citati anche nel primo verso di “A New England”, dai quali è rimasto affascinato scoprendo il genere del cantautorato. “Greetings To The New Brunette” vede la chitarra di Johnny Marr, la voce di Kirsty MacColl e un po’ di percussioni in una produzione più limpida di questa serenata alla Cyrano che apre speranze di una vita intera già dal momento del saluto a una ragazza però appena conosciuta.

Ritorniamo all’impegno politico con l’inno “There Is Power In A Union”, che prende il titolo da un brano scritto da Joe Hill nel 1913 ma è musicato sul “Battle Cry Of Freedom” della Guerra Civile americana, sintetizzando così riferimenti alla cultura d’oltreoceano a cui spesso Bragg si ispira. “Help Save The Youth Of America”, vagamente ispirata a suoni di origine Tex-Mex, ma sempre di protesta, simile a “I Fought The Law”, cita i Beach Boys e il loro mondo di riferimento per fare una dichiarazione quanto mai attuale di rimprovero all’amata nazione che potrebbe risolvere i problemi del mondo ma non lo fa mai veramente, fino ad arrivare a essere attore del rischio atomico a cui si fa riferimento citando Omaha, base dello Strategic Air Command, e Los Alamos dove le armi nucleari vengono fabbricate.

“She’s Leaving Home”, canzone dei Beatles, qui eseguita con Cara Tivey, proviene invece da un album-tributo di raccolta fondi per l’associazione “Childline” “Sgt. Pepper Knew My Father” e valse nel 1988 un numero uno in classifica. Nello stesso anno Bragg pubblicò “Workers Playtime”, più maturo album nella linea tracciata da “Talking with the Taxman About Poetry” ma più intimo ed emotivo malgrado il chiaro riferimento stilistico della copertina all’estetica della Repubblica di Mao. Troviamo qua “She’s Got A New Spell”, appartenente appunto al filone delle canzoni d’amore forse per bilanciare i brani che lo precedono, come quello che segue, “Must I Paint You A Picture?” sempre con il piano di Cara Tivey. “Waiting for the Great Leap Forwards” è stato un singolo dello stesso album scritto dopo la grande delusione elettorale del 1987, che vide ancora una volta vincere l’invisa Thatcher, e rimugina sull’attivismo pop citando John Kennedy, l’Unione Sovietica e Oppenheimer, e vede ospiti come Michelle Shocked e Phill Jupitus ai cori in un brano quasi Motown che potremmo definire una “American Pie” di Bragg.

E se questa voleva essere il ritorno in playlist al Bragg politico, spero che tutti conoscano almeno per motivi storici, il brano seguente, tratto dall’omonimo EP di inni socialisti del 1990, “The Internationale”. Dal sesto album “Don’t Try This At Home”, consacrazione del Bragg songwriter, non per tutti a suo agio in questa veste iperprodotta per i suoi standard, con una “backing band” e con ospiti con Michael Stipe dei REM e il solito Marr, troviamo “Tank Park Salute”, sentito ricordo del padre morto anni prima, l’anti-omofobo “Sexuality”, in cui troviamo ancora lo strumming forsennato di Marr che è anche coautore e produttore di tre brani nell’album, e l’uptempo “Accident Waiting to Happen”, qua però nella versione live dell’EP omonimo, detta ‘Red Star version’, più vivace della versione originale.

“Upfield” è in questa raccolta l’unico brano da “William Bloke”, settimo album del 1996, dopo uno iato di cinque anni dall’ultimo album in studio. In questi anni Bragg è diventato padre e il cambiamento, unita a una certa fase di confusione ideologica, sono alla base dei contenuti di questo lavoro considerato minore ma piacevole e gioioso. Sdoganati ormai i ricchi arrangiamenti con fiati, anche se più sobri che nell’album precedente, e basato su un tempo molto bright, questo brano conferma il dichiarato amore per lo stile Motown. Nel 1997 anche i brani lasciati fuori da “William Bloke” vedono la luce nella compilation di outtakes “Bloke on Bloke”, fra cui “The Boy Done Good”, e ancora una volta sentiamo riecheggiare gli Smiths nella chitarra di Johnny Marr in questa storia di ragazzi raccontata attraverso metafore del calcio.

Arriviamo al 1998 quando Bragg riceve una telefonata non da un call center, erano altri tempi, ma da Nora Guthrie, figlia del mitico Woody, che gli chiede l’adesione a uno di una serie di progetti che ha in mente per mettere in musica un migliaio di testi non musicati lasciati in eredità dal padre, con l’intenzione di farne musica per le nuove generazioni. Bragg a sua volta contatta i Wilco, band americana, e nasce così “Mermaid Avenue”, dal titolo di una canzone di Guthrie nonché nome di una strada di Coney Island in cui il menestrello ha vissuto.

Da questo album troviamo “Walt Whitman’s Niece” e “Way Over Yonder in the Minor Key”. Invece di ripercorrere lo stile di Guthrie, I musicisti decidono di creare musica attuale anche se in stile Folk e campagnolo, dalla vocalità corale e dai suoni genuini che ricorda The Band. La prova piace alla critica che premia l’album con riconoscimenti. Anche qua le session sono come il maiale, e non buttando via niente esce prima un “Volume II” e infine “The Complete Sessions”, nei quali troviamo la galoppante “My Flying Saucer”. Proviene dalle session, ma è qua nella versione live con la nuova band, i Blokes con Ian McLagan, “California Stars”, registrata in Australia e uscita nell’off-label autoprodotto “Billy Bragg & The Blokes – Mermaid Avenue Tour (You Can Call Me Cupcake)”.

Si arriva al 2002, anno in cui esce il primo album del nuovo Millennio, accreditato anche ai Blokes, dopo altri cinque anni dalle ultime composizioni, e il risultato è considerato tiepidamente per la non sempre perfetta amalgama di World Music e scrittura nuovamente militante di Bragg. “England, Half-English”, scritta in contrasto all’ondata di odio razziale fomentata dai tabloid fra cui il Daily Mail in prima linea contro i migranti richiedenti asilo, ricorda tutte le influenze e gli elementi di culture mediterranee che hanno forgiato l’Inghilterra, dal leone sulla maglia della nazionale al patrono libanese San Giorgio. Anche “Some Days I See the Point”, malinconica camminata lungo una spiaggia di riflessioni sulla vita contemporanea e sul proprio ruolo, con base di contrabbasso e gentili percussioni e accordi di chitarra e organo. “’Take Down The Union Jack (Band Version)” è uscito originariamente come singolo anti-giubileo e anti-industria musicale pro-bono.

Nel 2007 un certo Johnny Clash pubblica un singolo ancora una volta autoprodotto acquistabile solo dal sito internet di… Billy Bragg, “Old Clash Fan Fight Song”, selvatico omaggio, con sola chitarra come ai vecchi tempi, ai Clash e a Johnny Cash, con un obiettivo critico che questa volta è George W. Bush e la seconda Guerra del Golfo. Il singolo anticipa il nuovo disco del 2008 “Mr. Love & Justice”, ancora con i Blokes. Qua troviamo il singolo “I Keep Faith”, romantico Country Soul accompagnato dalla band con Robert Wyatt, leggenda dei Soft Machine.

Si salta al 2011 in continuità con lo stile soft Soul ma amaro nei contenuti di “Never Buy The Sun”, pubblicato come download digitale a luglio e poi uscito nella compilation “Fight Songs” uscita ad ottobre dello stesso anno, ancora una volta contro la stampa, stavolta di Rupert Murdoch. L’occasione che porta il nostro attivista a pubblicare è il recente scandalo e relativa chiusura del magazine News of The World a causa dell’acquisizione illegale di testimonianze telefoniche che portano a sviare indagini e creare false informazioni, tutto in nome della “notizia”. L’attualità è incorniciata nel ricordo di un altro momento oscuro del giornalismo targato Murdoch, quello che ha causato l’abitudine ancora oggi radicata negli scousers, ovvero gli abitanti ti Liverpool, di non comprare The Sun dopo che notizie false e infondate avevano infangato i tifosi accusati di comportamenti indegni durante il disastro di Hillsborough, un incidente di crowd-crush che causò 96 morti. Da cui, “Scousers Never Buy The Sun”.

La successiva “Bugeye Jim” è un take delle session di “Mermaid Avenue2, uscito solo nel terzo volume nel 2012, ancora con i Wilco, forse solo con il solo Jeff Tweedy, in stile Hobo, che qui suona quasi springsteeniano. “No One Knows Nothing Any More” è uscito nel 2013 come singolo, ballata stile The Band sulla vanità della ricerca scientifica che porta a sempre maggiore inconsapevolezza e non ci farà uscire dai nostri problemi. Anche “Handyman Blues” è stato un singolo, inno degli ambisinistri in casa come me che possono scrivere tutte le canzoni d’amore che volete per dirvi quanto siete importanti, ma non chiedeteci di fissare uno scaffale, in collaborazione con Joe Henry con cui Bragg farà uscire nel 2016 l’album-documento “Shine a Light: Field Recordings from the Great American Railroad” da cui è tratto il seguente “The L&N Don’t Stop Here Anymore [with Joe Henry]”. Autentica Folk-Hobo music a due chitarre e due voci, nella forma e nel contenuto, è infatti registrato durante un viaggio iniziato dalla Union Station di Chicago con l’intenzione di riconnettersi con la cultura dei viaggi ferroviari americani e con tutta la cultura da essi ispirata. In un viaggio di 2.700 miglia e 65 ore i due registrano musica in androni, sale d’aspetto e cuccette, e realizzano un breve documentario, “Shine a Light” del regista Ray Foley, visibile in streaming gratuitamente su un sito ufficiale.  “King Tide And The Sunny Day Flood” è parte di una serie di singoli isolati mirati ad affrontare il panorama politico globale, ed è una lamentazione Country sugli effetti del cambiamento climatico. Tutti sono liberali… finché il fango non inonda la loro casa.

Questa selezione si chiude con due canzoni dall’album del 2021, inciso in lockdown e suonate con una band che comprende anche suo figlio, Jack Valero, a chiudere una rassegna iniziata con il single Bragg che cercava una nuova ragazza e realizza qui la sua vita di padre maturato ma costantemente impegnato ed inquieto condividendo la passione della musica con suo figlio. “Mid-Century Modern” e “I Will Be Your Shield’ sono infatti momenti di “The Million Things That Never Happened”, titolo che si riferisce a tutte le cose che durante la pandemia non sono potute accadere, ed è una conclusione emozionante e sospesa per la carriera di un uomo sempre contro, ma sempre alla ricerca del meglio per un’umanità che ha bisogno di sentirsi dire le cose che menestrelli del dubbio come Bragg diranno sempre e fino alla fine.

Articolo di Nicola Rovetta

Tracklist “The Roaring Forty | 1983 – 2023” 3LP / 2 CD

  1. A New England (2013 Remaster) from “Life’s A Riot With Spy Vs. Spy” (1983)
  2. The Milkman Of Human Kindness (2013 Remaster) from “Life’s A Riot With Spy Vs.
  3. Spy” (1983)
  4. To Have And Have Not (2013 Remaster) from “Life’s A Riot With Spy Vs. Spy” (1983)
  5. The Man In The Iron Mask (2013 Remaster) from “Life’s A Riot With Spy Vs. Spy” (1983)
  6. St. Swithin’s Day (2006 Remaster) from “Brewing Up With” (1984)
  7. The Saturday Boy (2006 Remaster) from “Brewing Up With” (1984)
  8. Between The Wars (2006 Remaster) from “Between The Wars E.P.” (1985)
  9. The World Turned Upside Down’ (2006 Remaster) from “Between The Wars E.P.” (1985)
  10. Which Side Are You On? (2006 Remaster) from “Between The Wars E.P.” (1985)
  11. Levi Stubbs’ Tears (2006 Remaster) from “Levi Stubbs’ Tears” (1986)
  12. Greetings To The New Brunette (2006 Remaster) from “Talking With The Taxman About Poetry” (1986)
  13. There Is Power In A Union (2006 Remaster) from “Talking With The Taxman About Poetry” (1986)
  14. Help Save The Youth Of America (2006 Remaster) from “Talking With The Taxman About Poetry” (1986)
  15. She’s Leaving Home (1999 Remaster) from “She’s Leaving Home” (1988) – Billy Bragg with Cara Tivey
  16. She’s Got A New Spell (2006 Remaster) from “Workers Playtime” (1988)
  17. Must I Paint You A Picture (2006 Remaster) from “Workers Playtime” (1988)
  18. Waiting For The Great Leap Forwards (2006 Remaster) from “Workers Playtime” (1988)
  19. The Internationale (2006 Remaster) from “The Internationale” (1990)
  20. Tank Park Salute (2006 Remaster) from “Don’t Try This At Home” (1991)
  21. Sexuality (2006 Remaster) from “Don’t Try This At Home” (1991)
  22. Accident Waiting To Happen (Red Star Version) (1999 Remaster) from “Accident Waiting To Happen” (1992)
  23. Upfield from “William Bloke” (1996)
  24. The Boy Done Good (1999 Remaster) from “Bloke On Bloke” (1997)
  25. Walt Whitman’s Niece from “Mermaid Avenue” (1998) Billy Bragg and Wilco
  26. Way Over Yonder In The Minor Key from “Mermaid Avenue” (1998) Billy Bragg and Wilco
  27. My Flying Saucer from “Mermaid Avenue II” (2000) Billy Bragg and Wilco
  28. California Stars (Live October / November 1999)” from “Mermaid Avenue Tour / You Can Call Me Cupcake” (1999) Billy Bragg and The Blokes
  29. Some Days I See The Point from “England, Half English” (2002) – Billy Bragg & The Blokes
  30. England, Half English from “England, Half English” (2002) Billy Bragg and The Blokes
  31. Take Down The Union Jack (Band Version) (2006 Remaster) from “Take Down TheUnion Jack” (2002) – Billy Bragg & The Blokes
  32. Old Clash Fan Fight Song from “Johnny Clash” (2007)
  33. I Keep Faith from “Mr. Love & Justice” (2008)
  34. Bugeye Jim from “Mermaid Avenue III” (2012)
  35. Never Buy The Sun from “Fight Songs (A Decade Of Downloads)” (2011
  36. No One Knows Nothing Anymore from “Tooth & Nail” (2013)
  37. Handyman Blues from “Tooth & Nail” (2013)
  38. The L&N Don”t Stop Here Anymore from “Shine A Light: Field Recordings From The Great American Railroad – Billy Bragg and Joe Henry”
  39. King Tide And The Sunny Day Flood from “Bridges Not Walls” (2017)
  40. Mid-Century Modern from “The Million Things That Never Happened” (2021)
  41. I Will Be Your Shield from “The Million Things That Never Happened” (2021)

Billy Bragg online:
Website: https://www.billybragg.co.uk/
Facebook: https://www.facebook.com/billybraggofficial/
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