“Non-Secure Connection” è il nuovo album di Bruce Hornsby, in uscita il 14 agosto 2020 per Zappo Productions/Thirty Tigers. Il disco, prodotto da Hornsby stesso e registrato con la sua attuale band, i Noisemakers, vede numerose collaborazioni con la scena americana che spazia tra l’Indie e il Rock, spiccano nomi come James Mercer (già cantante dei The Shins e Broken Dolls), o come Vernon Reid dei Living Colour, fino alla collaborazione/tributo con Leon Russell.
Bruce Hornsby, originario della Virginia, è un pianista di chiara influenza jazz, innovatore e fanatico del suo lavoro, con una produttività spaventosa, 3 Grammy Award alle spalle e 21 dischi disponibili all’ascolto, fino ad oggi. Le sue collaborazioni sono tante, variegate, tra esse le più significative sono con Ricky Skaggs, Grateful Dead, Jack DeJohnette, Justin Vernon, numerose orchestre sinfoniche … e la lista potrebbe allungarsi fino alla vostra noia.
Arriviamo quindi a oggi e partiamo dal presupposto che il Bruce Hornsby che ci si aspetta non è quello di “The Way It Is”, brano del 1986 che fece raggiungere le sue note di pianoforte all’orecchio del mondo intero in maniera molto decisa e popolare. No, ci si aspetta qualcosa di ben più evoluto, per via dei 34 anni trascorsi, ma anche e soprattutto per la collaborazione con molti artisti più giovani che stanno calcando le scene della musica indie attuale.
E così è: il disco scorre tra armonie semplici all’ascolto e strane costruzioni melodiche che fanno alzare lo sguardo e fissare un punto della stanza per chiedersi cosa ha appena fatto? “Non-Secure Connection” non è un disco immediato, non ha l’intenzione di entrare in testa al primo ascolto, non è un disco da viaggio in treno, o da accompagnamento durante corse nei prati. No, anche qui la lettura è decisamente più evoluta: le dieci tracce scorrono quasi tutte in maniera molto agevole, il piano (o affini) di Bruce suggerisce, canta o accompagna con spiccato protagonismo ma senza arroganza.
Da un disco ci si aspetta spesso che il cantato ci porti messaggi melodici, tramite note e testo. Qui abbiamo qualcosa di più profondo, per esempio “Shit’s Crazy Out There”, ha un cantato quasi recitato, quasi a voler bisbigliare i messaggi senza l’esigenza di accordarsi con una intera canzone. Lo stesso messaggio si percepisce in “The Rat King” (insieme a Rob Moose), con frasi corte, semplici, dove il contenuto deve arrivare prima e in modo diretto ed esigente.
A brani con cantati particolari, si alternano brani dalla sensazione molto aperta, ariosa, che permettono di prendere fiato e pensare ad allargare ogni pensiero fino all’orizzonte. Ne è un esempio lampante il primo singolo estratto e già disponibile “My Resolve”, in collaborazione con James Mercer. Coinvolge, scorre come seta, incalza un ascoltatore che segue distrattamente riportandolo all’ascolto. Questo effetto, questo contrasto tra brani più chiusi e brani più aperti, crea differenze molto godibili e dosate con esperienza. Ricorda a tratti uno Sting moderno, lo vedrei in una playlist con Peter Gabriel o con la Dave Matthews Band.
Un ascolto non vi basterà. Due nemmeno. Personalmente l’ho ascoltato sia in viaggio che in studio e la differenza di immagini evocate è netta. Il disco è profondo, e se il mood con cui lo si ascolta è corretto, può dare grandi soddisfazioni.
Articolo di Marco Oreggia
Bruce Hornsby “Non-Secure Connection”
- Cleopatra Drones
- Time, The Thief
- Non-Secure Connection
- The Rat King (featuring Rob Moose)
- My Resolve (featuring James Mercer)
- Bright Star Cast (featuring Jamila Woods eVernon Reid)
- Shit’s Crazy Out Here
- Anything Can Happen (featuring Leon Russell)
- Porn Hour
- No Limits