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Cruel Experience “Seasons”

Un buon lavoro, spiccatamente ispirato ai filoni noise, Alt-Rock, grunge e Punk-Rock, con richiami soprattutto d’oltre oceano senza nessun timore reverenziale

I Cruel Experience tornano con “Seasons” uscito il 1 agosto 2020 per Santa Valvola Records. Si tratta di un EP contenente cinque brani, per una ventina di minuti abbondanti di musica.

Nati a Lucca nel 2013, hanno all’attivo un doppio EP, “Save the nature, Kill Yourself” (2014, Kat Records), un album, “Lives of Ugly Demons” (2017, coprodotto da Santa Valvola Records, Annibale Records, Brigante Records, oltre che Oh Dear Records per la Gran Bretagna e Dadstache Records per gli Stati Uniti) e due tour di cui uno che ha toccato Inghilterra, Scozia, Francia e Svizzera e li ha portati a condividere il palco con band come One Dimensional Man, Jc Satan, Giuda.

Dopo l’esordio garage/lo-fi del primo EP e l’esplorazione heavy psichedelica del loro primo album, il loro secondo lavoro prende una forma più marcatamente rock. “Half Shadow” apre il disco con un riff di chitarra ripetuto e invadente, cui segue un cantato molto incisivo e sporcato da un testo cupo e carico di figure misteriose “half woman/half sahdow” che ben si lega ad un sound piuttosto ossessivo e angoscioso. “Hardest summer in the garden of burden” ha il sapore del Punk-Rock americano anni ’90, strizzando l’occhio al Grunge per certe scelte vocali più tendenti alla parte urlata che a quella più propriamente melodica.

La terza traccia si chiama “Smile”. Il giro della chitarra affianca qui un cantato meno preciso nel seguire la melodia, con un’impostazione che i fan del compianto Jim Morrison troveranno sicuramente familiare, risultando molto più dissonante e noise nell’intenzione, dove scorgi echi di Sonic Youth e un basso molto in evidenza intorno al termine del primo minuto del pezzo. Apprezzabili anche le armonizzazioni dei cori, si arriva facilmente al finale potente con la cassa in quattro che ti porta per mano fino al minuto 4 e 12.

Appena parte “Pearly Gaze” ti saltano in testa quei prodigi degli At the Drive-In, con il suono impostato esattamente sulla lancetta dei primi anni Duemila, in cui si respira quel modo di fare Alt-Rock, contaminato di brevi pause di sospensione, accelerate nervose e una compattezza di volume che ti chiede solo di ruotare ancora un po’ a destra la manopola del tuo impianto hi-fi, il substrato perfetto per godersela in tutte le sue sfumature.

Si chiude il lavoro con “Alleys of the Night”, il cui testo non lascia spazio a troppa immaginazione e proietta l’ascoltatore tra fumosi vicoli e incubi notturni, tra palazzi che ti spiano e inquietudini che ti perseguitano “blood cold blood”, contornata da una parte ritmica insistente e carica fino in fondo.

Un buon lavoro, spiccatamente ispirato ai filoni noise, Alt-Rock, grunge e Punk-Rock degli ultimi anni Novanta e dei primi Duemila, con richiami soprattutto d’oltre oceano, con qualcosa di nostrano a ricordare Marlene Kuntz e Verdena in certe sonorità, senza nessun timore reverenziale da parte di questi ragazzi lucchesi, provincia che si sta dimostrando sempre più interessante nel panorama toscano ma non solo.

Un piccolo appunto sulla pronuncia, dalle inflessioni tricolori qua e là, sicuramente migliorabile per una band con trascorsi internazionali invidiabili.

Articolo di Alessio Pagnini

Tracklist “Seasons” 

  1. Half Shadow
  2. Hardest summer in the Garden of Burden
  3. Smile
  4. Pearly Gaze
  5. Alleys of the Night

Cruel Experience  Line Up

Efisio Fenu- Chitarra/voce

Nicola Martinelli– Chitarra/voce

Andrea Del Bianco– Basso/voce

Thomas Anderson– Batteria/voce

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