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Dion Lunadon “Systems Edge”

Una volta entrati nel mondo creato da Lunadon non è facile uscirne, siete avvisati

Il primo ascolto di un album è sempre indicativo se la recensione può essere scritta da te o no, chi ha attitudine all’ascolto sa perfettamente se un disco può o meno piacergli, in 30 secondi circa. Per “System Edge” me ne sono bastati meno: tre accordi e l’album era già mio anche se per la prima volta mi sono trovata a chiedermi: ora come spiego un disco così?

“System Edge” l’ultimo album di Dion Lunadon uscito il 14 novembre per In the Records trasuda consapevolezza e autenticità, fa capire immediatamente che la prerogativa è arrivare dritti al punto subito, senza ambigui fronzoli. Insomma l’ex bassista degli A Place To Bury Strangers e chitarrista dei D4 conferma l’ecletticità musicale e “System Edge” ne è la più esemplare prova.

“Secrets” prima traccia, è un manifesto che non lascia spazio all’indifferenza, asciutta e lineare la voce prominente ricompone echi di memorie musicali attualizzandoli all’estremo. Così come estremo e sprezzante è “Nikki” che ti percuote con la furia delle chitarre e la potenza della sezione ritmica, un ordine scomposto che amplifica l’esperienza uditoria. “Diamond Sea” spiazza per l’influenza britannica che Lunadon non nasconde anzi, sottolinea orgogliosamente, così come in “Walk Away” le assonanze Garage si scorgono in ogni accordo.

Tutt’altro che omaggi sia chiaro, “System Edge” è un lavoro consapevole, maturo. La scelta di Lunadon di attingere al passato mostra chiaramente, come non rinnegando nulla, sia possibile rendere attuali e moderni suoni che potremmo definire vintage. Una scelta, che tutto è fuorché operazione nostalgia. “Rocks on” e “Shockwave” sono I pezzi più scenici dell’album, quelli che suonati live avranno l’impatto più esaltante e trascinante, quelli in cui si balla, si salta e, per i più arditi, si poga. “Grind Me Down” toglie verve, ha la funzione di sintetizzare, e ripulire. Di esecuzione semplice e cadenzata funge da trait d’union tra un prima in cui si viene portati all’estremo e un dopo, la cui chiusa degli ultimi tre brani ci consegna al caos, come nella strumentale “Straight Down the Middle”, quarantanove secondi di Noise Rock in cui la sezione ritmica di basso e percussioni primeggiano.

“I Don’t Mind” non toglie e non aggiunge novità, diretta come una freccia che centra il bersaglio trasforma l’ordine in tumulto eccentrico e denota nella sintesi, accuratezza esecutiva proprie di grandi performer. Claustrofobico dalle venature dark “Room With No View” chiude il cerchio alludendo a vaghi imprinting Industrial. Accenni, mostrano come le basi strumentali siano state curate all’estremo. Non c’è nulla di scontato, eppure segue un filo logico e maturo.

“System Edge” non è un album facile da raccontare, deve essere assaporato, ma soprattutto metabolizzato, deve poterti trasmettere la necessità di voler esplorare le influenze sonore a cui è ispirato. Una cosa però è certa una volta entrati nel mondo creato da Lunadon non è facile uscirne, vi ho avvisati. A novembre Dion Lunadon partirà per il tour europeo che lo vedrà per tre date in Italia: il 16 novembre a Ravenna, il 17 a Roma e il 18 a Firenze.

Articolo di Silvia Ravenda

Track List “Systems Edge”

  1. Secrets
  2. Nikki
  3. Diamond Sea
  4. I Walk Away
  5. Rocks On
  6. Shockwave
  7. Grind Me Down
  8. Straight Down The Middle
  9. I Don’t Mind
  10. Room With No View

Line Up non presente nel press kit

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