“Lonely Ballads”, album di debutto di Gae Vinci , fuori il 26 maggio per Bloodonthetracks, etichetta indipendente di proprietà dello stesso artista, disponibile sia in digitale che in vinile, è una sorta di percorso musicale composto da dieci pezzi, che per la sua circolarità dovuta al recupero, nell’ultimo pezzo “My Ashes”, del sound del primo, richiama alla mente dell’ascoltatore l’intenso percorso musicale di “Quadri di un’esposizione” di Modest Mussorgskij.
Si potrebbe definire una piacevole mostra impressionistica di schizzi musicali dove le sonorità tratteggiano altrettante situazioni o stati d’animo. Il primo pezzo, “Lonely Ballad”, ha un’entrata molto delicata grazie al basso acustico che traccia la struttura di un tempo lento e cadenzato, insieme a una voce di piano elettrico; su questo si muove una stupefacente voce femminile che conduce l’ascoltatore su un percorso di riflessione interiore: … My dreams walk and meet you in this lonely ballad. Il pezzo stupisce emotivamente per la scansione sillabica delle parole e per le modulazioni che precedono la ripresa del canto, come prima di “Grudge is a ball and chain let us…”; notevole anche il testo che indulge a una malinconia riflessiva.
Più tradizionale “Who Are You Now?” anche se l’uso della chitarra, grazie alle sfumature che si alternano con la voce, è abbastanza abile. La struttura di questo secondo pezzo si ritroverà poi in “Camelie”, il quarto pezzo, che si nota per il valido uso dei synth, specialmente nel punto nel quale questi suoni reintroducono la voce insieme a una serie di echi.
Delicato, con una linea di basso che ben si accompagna agli altri suoni, fra cui gli acuti del piano elettrico e il sottofondo di violini synth, “My Favorite Color”, dove le parti vocali risaltano piacevolmente sul resto. “All The Times”, che fornisce all’ascoltatore un senso di smarrimento, confusione e offuscamento, e “You’ve Come A Long”, un pezzo troppo lungo, sono in linea fra sé per le sonorità simili, i pezzi che più si notano rispetto agli altri, oltre al primo “Lonely Ballad”, sono “Angel” e “Vision of Doom”; quest’ultimo, sia pure nella sua originalità, sembra indulgere alle sonorità dello scozzese Robin Guthrie. “My Ashes”, l’ultimo pezzo, con un intreccio voce e suoni particolare, sembra in qualche modo ritornare all’inizio dell’album, così chiudendo questa ideale mostra impressionistica musicale. Un bell’album davvero, costituito da impressioni, sprazzi musicali, contemplazioni sognanti e romantiche, ma anche momenti onirici grazie alla bella voce della cantante Cosette Gobat.
Articolo di Sergio Bedessi
Track list “Lonely Ballads”
- Lonely Ballad
- Who Are You Now?
- My Favorite Color
- Camelie
- Angel
- Summer Is Too Long
- Vision Of Doom
- All The Times
- You’ve Come A Long Way Baby
- My Ashes
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