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Garry-Pitcairn

Garry Pitcairn “The Gospel”

Opera ambiziosa che trascina nei meandri più scuri e profondi del sound americano

“The Gospel” è il secondo album in studio per Garry Pitcairn, uscito il 22 novembre su Dansza Records.
Scritto e prodotto da Garry Pitcairn stesso, nome d’arte di Gabriele Maruti (ex polistrumentista degli Anubi) arriva e piomba dritto come un fulmine sulla scena musicale italiana. Un disco che di italiano non ha neanche i parenti di terzo grado: con questo lavoro il suo autore ci trascina per le orecchie nei meandri più scuri e profondi del sound americano, spaziando e rispolverando generi e ambienti dispersi nelle vaste distese desertiche californiane.

Un album di dieci brani secchi. Alcuni ti colpiscono come una fucilata nel petto, altri ti calano giù un trip lungo diversi minuti nei quali gli organi sensoriali ci fanno sapere di essere grati per averli coinvolti in questo ascolto. Fondamentale il contributo alla costruzione di questa complessa architettura sonora da parte di Alain Johannes, decisamente non una matricola in sala di registrazione.

Garry Pitcairn scava dentro l’immenso background di Johannes, così come prima di lui avevano fatto Queens of the Stone Age, PJ Harvey, Arctic Monkeys e molti altri, e ne tira fuori gli ingredienti necessari per la produzione di questo infuso psicostimolante.

“Rise above” parla chiaro e ti fa capire subito dove stai per entrare. Una voce che sembra provenire da un vecchio disco è l’unico trait d’union stabile, mentre sotto si alternano fasi ballad e momenti psichedelici. Stessa atmosfera cupa in “The one and only J.H.C.”, e non a caso sono le due track più lunghe. Chiamata a ristabilire l’ordine c’è “One way crime”, anteprima di tutto ciò che sta per succedere.

Per tutti coloro i quali avessero deciso di addentrarsi al suo interno, scopriranno che in “The Gospel” possiamo trovare frame di natura Soul e R’N’B, come “Playtime”, o spaziare su musicalità più Indie, come la bella “Devil”, pezzo di una finezza rara, pulita. “Crows” è caratterizzata dalla presenza decisa del basso che suona molto vicino a “Where the streets have no name”.

“Starving” ci prepara emotivamente a “There you are”, al cui termine vorremmo andare a cercare Garry per ringraziarlo personalmente per aver rimesso insieme i Pink Floyd in un unico pezzo. Chiudi gli occhi e hai la sensazione di sentire perfino Barret bisbigliare qualcosa qua e là. Un accenno Jazz su “The weater song”, leggera così come “Returning”, a concludere l’album e la realizzazione del viaggio con una intonazione quasi gospel.

“The Gospel” è senza dubbio un’opera ambiziosa, e tutto ciò che è ambizioso non deve essere necessariamente impossibile. Vorrei poter aprire le playlist denominate Indie Rock su Spotify e trovare molti più Pitcairn che Paradiso, perché è grazie a questi lavori che abbiamo la conferma dell’esistenza di autori tedofori tra loro stessi ed i cantautori più tradizionali come Mark Lanegan e Nick Cave, ad esempio.

“The Gospel” arriva, anzi, irrompe e si impone in tutto il suo anticonformismo e ci dichiara con tutta la sua forza che è arrivato il momento di mettere le cose in chiaro e chiamarle con il proprio nome.

Articolo di Andrea Scarfì

Track list “The Gospel”

  1. Rise Above
  2. One Way Crime
  3. Devil
  4. The one and Only J.H.C.
  5. Playtime
  6. Starving
  7. Crows
  8. There You Are
  9. The Weather Song
  10. Returning

Line up Garry Pitcairn : Garry Pitcairn Man in charge / Steve Lions Rhythm / Francesco Crippa Four strings / Tommy Blacks and whites / Deloopis Live ace in the hole

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