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Grand Collapse “Empty Plinths”

Disco compattissimo e casinista, che tributa sia il nocciolo più vecchia scuola del Punk HC che le sue velleità moderne

Mi ritengo una persona piuttosto versatile per quanto riguarda i gusti musicali: malgrado le mie principali influenze come musicista e ascoltatore siano ben chiare, non mi precludo mai l’ascolto di progetti musicali o di singoli artisti che possano portarmi un po’ più in là rispetto ai miei attuali confini di fruitore di Metal, Metal Estremo, Rock e così via. Allo stesso tempo, però, la sempreverde fascinazione che provo per il Punk HC (e le sue incarnazioni limitrofe al Metal come il Crust e lo Speed) ha sempre suscitato in me un sentimento di “casa” raramente contrastato da altri generi: in parole povere sano divertimento, più birre del dovuto in corpo e quasi nessuna considerazione sull’eventualità di spaccarsi la testa ai concerti.

Questo preambolo riassume perfettamente la mia idea del disco in questione, ovvero “Empty Plinths” dei gallesi Grand Collapse. Disco compattissimo e casinista, che tributa in egual misura sia il nocciolo più vecchia scuola del Punk HC che le sue velleità moderne, andando a mettere in scena un lavoro assolutamente di caratura maiuscola. In perfetta sincronia con i canoni classici di questo stile musicale, il disco si regge su ritmi altissimi lasciando ben poco al “riposo”: 11 tracce in rapida successione che colpiscono veramente duro, complice anche un comparto tecnico in fase di registrazione e mixaggio che ne esalta il contenuto. Siamo infatti di fronte a un gruppo che sviluppa le proprie composizioni su sonorità estreme, ma allo stesso tempo per niente incomprensibili, evitando anche di incappare nel cliché del casino fine a se stesso.

Certe soluzioni musicali molto interessanti, specialmente nel comparto chitarristico, vanno a dare ancora più gusto ai brani, avvicendandosi alle realtà limitrofe al Metal di cui vi parlavo prima. Esempio lampante i brani “Waves”, in apertura del disco, e la centrale “Pouring Scorn”, ispirate in maniera lampante dal lavoro dei Neurosis e degli ultimi Integrity: altra chicca per veri intenditori, la coda di “Amygdala” (punta di diamante del disco a mio parere) che strizza più di un occhio al riff principale di “Blood and Thunder” dei Mastodon. Il resto della compagine di certo non si fa pregare per quanto riguarda il loro apporto all’economia del disco: batteria e basso viaggiano all’unisono mantenendo ben attiva la sezione ritmica, mentre tutto quanto è abilmente impacchettato dalle urla belluine di Mr. Calvin, eccellenti malgrado la non proprio enorme originalità.

In conclusione questo disco preme sull’acceleratore come si deve, non annoia mai e riporta il genere ai canoni che l’hanno reso così riconoscibile e apprezzabile: se siete sempre stati fruitori del Punk HC anche nelle sue varianti più moderne e fuori dal coro, apprezzerete sicuramente questo disco per la sua aggressione, allo stesso tempo però cosparsa di piccole gemme che ne impreziosiscono il risultato finale. Una sorta di piacevolissimo giro di schiaffi in mezzo alla miriade di proposte musicali forzatamente seriose e introspettive.

Articolo di Lorenzo Bini

 Tracklist “Empty Plinths”

  1. Waves
  2. Pontificus
  3. Sullen Fever
  4. Panic Room
  5. Pouring Scorn
  6. Amygdala
  7. National Detective Programme
  8. Dock
  9. Claret Thirst
  10. Without Let or Hindrance
  11. Empty Plinths (A Stark Reminder)

Line-up Grand Collapse

Calvin – Voce / Jon – Chitarra / Glenn – Batteria /Blag – Basso

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