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Jonathan Wilson - Dixie Blur

Jonathan Wilson “Dixie Blur”

Un disco lento, sinuoso, sospeso nel tempo

“Dixie Blur” di Jonathan Wilson, uscito il 6 marzo 2020 su Bella Union, è un piccolo gioiello di disco. Ricordo ancora quando ho ascoltato, senza aver alcuna idea di chi fosse, Jonathan Wilson e la sua band: era il 2012, a Lucca, e apriva per Tom Petty & The Heartbreakers (un altro concerto che non scorderò mai); fui catturato dal suono fluido e così ricco di rimandi alla grande tradizione Rock californiano di fine anni ’60. L’ho rivisto a Firenze il 1 agosto del 2014. Un concerto per pochi intimi: era appena uscito “Fanfare”, un disco magnifico, in cui lo spirito hippie e l’amore per le armonie vocali a la CSN&Y colpivano dritto al cuore.

Jonathan Wilson è un artista completo: grande chitarrista – forse qualcuno lo ha visto con Roger Waters in uno dei suoi passaggi italiani al posto di Doyle Bramhall II – produttore e alchimista di suoni, eclettico e imprevedibile – il precedente album era un disco pop rock dominato dai suoni sintetici – che tiene i suoi fan sempre sul chi va là.

Già dal titolo e dalla copertina: un cowboy psichedelico che mi ha ricordato l’unicorno dei Flaming Lips, pronto a lanciare una “freccia d’amore”. È un disco lento, sinuoso, sospeso nel tempo, che cita i Flying Burritos Bros e Gram Parsons, ma anche Bruce Springsteen (“Enemies”) e, ovviamente, il maestro Bob Dylan. “Just For Love” ha una melodia forte, ipnotica, con quel flauto e il suono del rullante preso in prestito dai King Crimson e la pedal steel guitar al posto del Mellotron. Con “’69 Corvette” si è invece catapultati negli anni ’70, in una cittadina dell’Arizona come Barstow; senti la sabbia che ti s’infila nella bocca, e il bisogno di qualcosa di fresco e alcolico da buttar giù in gola prima di ripartire alla volta di Las Vegas.

In questo disco è la voce di Jonathan ha colpire maggiormente: mai era stato così duttile, pronta a calarsi nei diversi mood che il disco offre e che in alcuni casi mi ha ricordato quella dell’ultimo Robert Plant: ascoltate “So Alive” o “Oh Girl” nella quale è presente lo spettro di Neil Young e della sua immortale “Birds”. C’è chi potrebbe obiettare che altro non si tratti di una sorta di puro recupero sonoro, ma in queste canzoni c’è anima, c’è quella forza sempre più rara di catturare l’ascolto, di parlare al cuore, di guardarti dritto negli occhi.

I tempi del Laurel Canyon sono andati da anni, anche se alcuni abitanti di allora continuano a pubblicare dischi bellissimi (ascoltatevi gli ultimi di Neil Young, di Crosby e dello stesso Graham Nash), ma Jonathan non li fa rimpiangere, proprio perché li ha studiati e assorbiti e fatti propri come pochi altri della sua generazione. In fondo un po’ di nostalgia a volte non fa male.

Articolo di Jacopo Meille 

Track list “Dixie Blur”

  1. Just For Love
  2. ’69 Corvette
  3. New Home
  4. So Alive
  5. In Heaven Making Love
  6. Oh Girl
  7. Pirate
  8. Enemies
  9. Fun For The Masses
  10. Platform
  11. Riding The Blinds
  12. El Camino Real
  13. Golden Apples
  14. Korean Tea

Jonathan Wilson: Vocals, electric & acoustic guitars, percussions, keybaords

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