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LambStonE “Higher Deeper”

Finalmente il ritorno della band milanese, pronta a portare l’album anche live

Ebbene è arrivato, lo attendevamo da tempo: “Higher Deeper” è il titolo del nuovo album dei LambStonE, fuori il 28 gennaio 2022 sotto etichetta VREC. Lo attendevamo da tempo, la band ha posticipato a lungo l’uscita di questo secondo LP a causa di problemi che hanno attanagliato tante altre band, quanto il mondo intero. Si, perché la pandemia in cui siamo crollati ha schiacciato il mondo musicale sia dal punto di vista delle uscite discografiche che nella mancanza di esibizioni dal vivo.

Ma torniamo alla band, torniamo ai LambStonE, un gruppo che ci ha già stregati nel 2017 con l’album “Hunters & Queens” e con il cui materiale i cinque musicisti hanno aperto al Pistoia Blues Festival ai Black Stone Cherry, e agli L.A.Guns per il reunion tour. La band quindi è già conosciuta sia per lo stile di composizione che per concerti di livello, ma per chi non li conoscesse, la formazione è “classica” a due chitarre, dove troviamo i fratelli Ancona, “Dexter” e “Jackson”, con una sezione ritmica monolitica composta dal batterista Andrea “Castello” Castellazzi e dal bassista Andrea “Illo” Figari. Il frontman è Alex “Astro” Di Bello, paroliere della band, dal caratteristico caldo timbro.

Dopo “Hunters & Queens” quindi i LambStonE ci hanno fatto attendere ben due anni per l’uscita di due singoli: “Sign Your Name” e “Deep”, ma questa attesa è durata altri due anni, fino all’uscita del singolo “Waste”, datato 25 giugno 2021, che ci ha raccontato uno spaccato sul mondo caratterizzato dal populismo e l’essenza dei voti in cambio di promesse spregiudicate. Questo singolo ha riscosso molto successo e mi è piaciuto parecchio come biglietto da visita di questo secondo grosso lavoro.

Il 28 gennaio hanno nuovamente solleticato la nostra gola con il brano “Revenant”, che prende ispirazione dall’omonimo film con Leonardo DiCaprio; lo stesso brano diverrà parte della colonna sonora del documentario “Route To Valhalla” ed evoca un misto di epicità e di profondità, collegato ad un video che incarna l’anima delle due ruote tipica ormai della band.

Volendo passare al resto del disco, posso cominciare con un disegno di massima, della percezione dei colori che posso sentire e vedere al primo ascolto: l’impatto è caratterizzato da un sorriso sul mio volto, quel sorriso che arriva quando si ascolta qualcosa che si conosce. Sì, al primo ascolto la mia memoria va alle sonorità live dei LambStonE e al fatto che il loro modo di suonare e rendere questo disco rende onore e merito alla loro esperienza e alla loro storia passata. Questo è anche frutto del cesellato lavoro del produttore artistico della band per entrambi i lavori: il poliedrico Pietro Foresti (multi platino già a fianco di membri di Guns ‘n’ Roses, Korn, Asian Dub Foundation, Unwritten Law) che anche questa volta ha impresso personalità a questo disco.

La sezione ritmica dà l’idea di essere a casa, dà la sensazione di concretezza e di sicurezza che posso pretendere da un lavoro rock come questo. Il resto vien da sé, come un’abitazione che parte da solide fondamenta. Le chitarre sono costruite con altrettanta solidità sull’apporto ritmico. Qui però si sente qualcosa di nuovo, di fresco e di apprezzabile. Ne parlo ovviamente conoscendo bene il primo disco: a un ascolto di qualcuno che non ha mai premuto play sui LambStonE questo potrebbe essere semplicemente percepito come “si, bello”, ma questa nuova aria ha il sapore di coerenza nel proseguire con una studiata innovazione.

Infine la voce: Astro è robusto nel costruire arrangiamenti vocali che incarnino testi profondi. La voce, sicura su un impianto melodico, ritmico e armonico di livello, impreziosisce un ottimo lavoro di arrangiamento. Anche qui sono molto soddisfatto. Ora però passo alle tracce.

“Waste” è un colpo al volto, è un biglietto da visita e una garanzia di cosa succederà il resto del disco. Le chitarre la fanno da padrone, le corde vibrano e spingono quanto ci si aspetta. “Home” è profonda trascina, ne ho ben masticato uno special molto godibile e un Astro sempre espressivo.

“Higher”, la half-title track (lo so, non vuol dire niente, ma è il brano che ha il nome di mezzo titolo) è energica, potente e sporca. È un brano che alterna bassifondi cittadini della strofa a un elevarsi sopra i grattacieli nei ritornelli. Il basso di Illo è ciò che mi è più piaciuto, perché è fuso con le linee ritmiche in maniera magistrale. Si passa poi a “Revenant”, del quale abbiamo già parlato (notate che la versione da disco e quella del video differiscono non poco nella durata in quanto la parte di documentario impone molte scene extra). “Falling” rimada indietro al primo disco, riprende quel gusto e quel sapore. Le linee vocali qui sono le padrone di casa e prendono il largo con una presenza determinante.

“Siren” è un brano ritmato e trascinante. È denso e interessante. Si arriva a “Rain”, onirica, evocativa, che introduce “Tribute”, un’energica spinta in avanti verso la conclusione del disco con i due singoli che hanno spianato da tempo la strada di “Higher Deeper”: “Deep” e “Sign Your Name”(cover di T.T.D’Arby). Sono ormai classici, sono ormai conosciute e hanno ampiamente suonato nel mio impianto. Se non sapete di cosa parlo, vi chiedo di rimediare ascoltando (e guardando il video) di entrambi i brani in ordine cronologico.

Ora, arriviamo alla domanda che mi pongo alla fine di ogni recensione: Dove si ascolta? Dove e in quale combinazione di fattori va ascoltato questo disco? Con chi lo ascoltereste? Io, onestamente, lo ascolterei da solo, perché è da assaporare nei testi e nelle linee vocali, non volendolo quindi condividere spazialmente e temporalmente con qualcuno che è con me. Altresì, per condividerne i contenuti, lo farei sentire alle persone care che saprei potrebbero investire 45 minuti in un ascolto approfondito. £Higher Deeper” non è un disco con la leggerezza di un ascolto superficiale, bisogna sapere con cura a chi consigliarlo.

Articolo di Marco Oreggia

Tracklist “Higher Deeper”

  1. Waste
  2. Home
  3. Higher
  4. Revenant
  5. Falling
  6. My Siren
  7. Rain
  8. Tribute
  9. Deep
  10. Sign Your Name (Terence Trent D’Arby cover)


Line up LambStonE
Alex “Astro” Di Bello – Voce   / Giorgio “Dexter” Ancona – Chitarra / Ale “Jackson” Ancona – Chitarra / Andrea “Illo” Figari – Basso /

Andrea “Castello”Castellazzi – Batteria

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