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Mountain Caller

Mountain Caller “Chronicle I:  The Truthseeker”

Un Progressive mai inteso come mera esibizione di tecnica, ma messo al servizio della comunicazione

I Mountain Caller, trio londinese all’esordio discografico con “Chronicle I: The Truthseeker”, uscito il 13 novembre 2020, ci dimostrano che essere molto giovani non sempre equivale a dimostrarsi acerbi o poco preparati. Anzi, c’è da dire che spesso ciò che manca agli artisti navigati è proprio quella voglia di sorprendere, di proporsi con la sfrontatezza di un progetto che, per certi versi, potrebbe sembrare suicida.

In questo caso parliamo di un album coraggioso, che oltrepassa i confini del classico Metal Progressive affondando spesso nelle paludi del Doom, strizzando l’occhio a preziosismi acustici e riprendendo le fila grazie a invenzioni prettamente Post-Rock. Anzi, qui il Post-trattino-qualche-altro-genere dev’essere scomodato spesso, ed è un bene, perché fa sì che il progetto non stanchi mai. E contando che l’intero disco è strumentale, non è poca cosa.

Journey Through The Twilight Desert” si apre con un’aura Ambient, sospesa negli ultimi spazi che precedono il deserto dentro cui ci perderemo a breve. Ed è la chitarra a gettarci fra le dune, con una distorsione ricolma di bassi che trasmette un calore inaspettato per il genere. Se c’è un difetto generalizzato del Progressive Metal, sta nella freddezza glaciale delle esecuzioni e dei suoni troppo compressi; ma qui il problema viene bypassato subito. Un punto a favore della registrazione, dunque, avvenuta nel gennaio 2020 presso i No Studio di Manchester, a opera di Joe Clayton dei Pijn, con successiva masterizzazione per mano di Magnus Lindberg dei Cult Of Luna.

L’arpeggio 90’s di “Feast At Half Light City” precede un’esplosione molto classica, che tuttavia non conduce immediatamente al crescendo ipotizzato: il brano inciampa in un acciacco, come una falsa partenza dovuta a una paura o un ripensamento di fronte a quel tratto di strada. Anzi, a di fronte a quel riflesso, a quella “Mezza Luce” evocata dal titolo. A ¾ della traccia una strizzatina d’occhio ai mitici “Rush ci sta tutta, un modo personale di omaggiare il mood granitico delle ultime produzioni della storica band canadese, punto di riferimento per chiunque si debba approcciare al genere.

Il fraseggio stoppato di “I Remember Everything” è il preludio di un motivo tondo e potente, articolato in un susseguirsi di stop and go interessanti, che trascinano la canzone in un’alternanza di pulito/distorto, controtempi in acustico e power chords massicci. La consapevolezza definitiva del ricordo arriva, chiaramente, nella caduta al minuto cinque, e la ripresa non fa che rafforzare tale epifania.

“Trial By Combat” presenta un incipit dilatato e sommesso su cui gli stacchi imponenti, Doom in tutto e per tutto, si abbattono come macigni. Il brano va avanti così, pachidermico e vagamente minaccioso per tutta la durata, in una preparazione alla lotta imminente di cui è resa bene l’attesa.

Gli stacchi Classic Metal che danno il via a “A Clamour Of Limbs” rimandano da subito a una canzone più anni ‘90… ma la composizione ci sorprende con un momento realmente emozionante, da pelle d’oca: l’unico intervento di voce dell’intero album, al minuto 4:40, con un refrain melodico davvero accattivante. Chiude “Dreamspirals”, nella spirale di un sogno atavico, circolare perché di nuovo dal sapore desertico, come in apertura, a suggello di una prova che poggia sulle basi solide della conoscenza di genere, e cresce con l’aiuto di tecnica e testa.

Al trio londinese non servono le parole per condurci in questo viaggio, appassionato, carico, lungo paesaggi cangianti, a volte reali, a volte immaginari. L’elemento più interessante sta nel loro uso di un Progressive mai inteso come mera esibizione di tecnica, ma messo al servizio della comunicazione, estremizzato solo dove serve, ora per sottolineare un tragitto più arduo o rocambolesco, ora un fine-tracciato improvviso, ora una caduta nel vortice del pericolo, ora quell’intuizione che a volte ci suggerisce di attendere, di poggiare un piede dopo l’altro, pian piano. Un modo di testare la strada riprendendo sicurezza, per orientarci di nuovo e tentare di capire dove ci porterà.

Se questo è l’approccio dei Moutain Caller sono certo che “Chronicle I: The Truthseeker” si rivelerà solo la prima tappa di un viaggio più lungo: un arco di note che si prospetta interessante, ricco di sorprese, formativo. Tutti gli ingredienti dei viaggi più belli.

Articolo di Simone Ignagni

Track List “Chronicle I: The Truthseeker”

  1. Journey Through The Twilight Desert
  2. Feast At Half Light City
  3. I Remember Everything
  4. Trial By Combat
  5. A Clamour Of Limbs
  6. Dreamspirals

Line up Mountain Caller

Claire – chitarra
El – basso
Max – batteria

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