27/07/2024

CCCP-Fedeli Alla Linea, Genova

27/07/2024

Cristiano De André, Piazzola (PD)

27/07/2024

Mercanti Di Liquore, Civate (LC)

27/07/2024

Vinicio Capossela, Verona

27/07/2024

Tre Allegri Ragazzi Morti, Torre Santa Susanna (BR)

27/07/2024

David Morales ft. Julie Mcknight, Taranto

27/07/2024

Martin Barre Band, Sigillo (PG)

27/07/2024

Louise Lemon, Serravalle (PT)

27/07/2024

Radio Fantasma, Milano

27/07/2024

Patrizio Fariselli, Firenze

27/07/2024

Irene Grandi, La Spezia

28/07/2024

Gio Evan “Evanland”, Assisi

Agenda

Scopri tutti

Mylane “Chasing Lines”

Album d’esordio musicalmente sopra lo standard, eccezionalmente solido e ben composto

“Chasing Lines” dei Mylane, uscito il 14 ottobre 2022 per B District Music è musicalmente sopra lo standard, eccezionalmente solido e ben composto per un album d’esordio, sebbene non prodotto precipitosamente anche per le vicissitudini che hanno caratterizzato gli ultimi anni. La band è matura e affiatata e la composizione è curata, i brani ascoltabili e gli assoli senza un difetto. Per quanto sempre cupi e mai positivi, i brani sono emozionali e suggestivi, e hanno una carica Metal/Hard Rock energica e vibrante. Il basso e la batteria sono una macchina talmente perfetta che non ne parleremo spesso, ma non per questo ne diamo per scontato il contributo essenziale e qualitativo. Cosa è che non rende “Chasing Lines” una pietra miliare dell’Alt Metal?

Epistola a Pietro (Canette, la voce della band). Caro Pietro, il problema di questo album è che all’ascolto sembra che tu non ci creda abbastanza. Immagina come avrebbe potuto rendere i tuoi brani Chester Bennington o anche Benjamin “Breaking” Burnley. Grazie, mi dirai tu, quelli sono i grandi. Ecco, qua sta il problema. Non provarci abbastanza da pensare di arrivare dove loro sono o sono stati. A mio parere, dovresti cantare, interpretare, soffrire come loro: provarci, senza pensare di stare in un altro campionato. Ti manca una spinta sull’acceleratore per arrivare, e puoi. Ma in questo album non si sente: si sente una voce disciplinata, che fa passare le emozioni ed è a tratti ispirata ed emozionale, ma non trasmette il 100% di quello che potrebbe. Le tracce vocali, se fosso io il produttore, te le farei rifare in gran parte, per portare questo album dove merita, al confronto con i grandi. Non con l’Alternative Metal italiano: ma con i Grandi. Questo album potrebbe reggere il confronto con i Breaking Benjamin o con i Three Days Grace se avesse dentro un ingrediente che a mio parere manca a Pietro. E ne ho anche per Andrea Curti, alla chitarra.

Questo ingrediente si chiama “crederci”. Fregarsene. Pietro, canta al buio, appeso a testa in giù, canta in un bosco, canta quando stai male; ogni interprete trova il suo modo per trasmettere le ferite che ha dentro, e a mio parere devi andare oltre, e spingere per portare la vocalità là dove non si torna più indietro. E tu Andrea, smetti di pensare quando componi gli assoli. Smetti di chiederti se giudicheranno le tue scale o la tua velocità. Tira fuori le emozioni, metti un arpeggio o una scala in meno, e una nota incerta in più, ma che viene dal cuore. Spaventaci, non farci battere le mani. Facci aggrottare le sopracciglia, non farci sorridere di soddisfazione. Sconcerta i critici. Deludi il tuo maestro. Osa, avventùrati.

Passo all’album per spiegare cosa intendo. Suoni elettronici e cinematici dalla urbana e oscura “Intro” muovono nel primo brano, “In This Hell”, in cui riff metal doppiati da synth che farebbero invidia a Tremonti risultano in un orecchiabile e straziante ritornello spiegato, e sono ineccepibili ed emozionanti; ma l’ingresso della voce chiederebbe un tasso di sofferenza in più, un “graffio” maggiore. Senza necessariamente distorcere: è bello che la voce sia pulita, ma vorremmo più convinzione, più sfida ai modelli a mio parere non irraggiungibili, più presenza dell’anima che c’è ma non riesce ad esprimersi. Anche l’assolo, è preciso e impeccabile… ma questa chitarra urla “liberatemi, voglio uscire, voglio urlare”.

“Unbreakable”, uno dei singoli, accompagnato da un video con un bel lavoro di motion typography che sottolinea il messaggio urgente sul prenderci cura della nostra casa Terra finché possiamo, e “One Last Chance”, con cambi di tempo e ritornelli memorabili, sono espressioni della stessa qualità compositiva, esecutiva e produttiva. “On The Sand Grains” è una Power Ballad in pieno stile anni Novanta/Duemila, che alterna momenti acustici a raffiche di cassa e riff profondi in accordatura abbassata. Vorrei anche qua più autostima dalla voce che si fa quasi stridula sulle note acute ma si trova comunque più a suo agio. Anche il solo di chitarra è epicamente melodico e struggente fino alla conclusione in cui Andrea si sente in dovere ancora una volta di rassicurarci sul fatto che fa i suoi esercizi di scale, cosa di cui io personalmente non dubito e di cui, ripeto, mi piacerebbe minore dimostrazione in favore di un maggiore accesso al mondo interiore, e magari, chi lo sa? Anche fragile o imprevedibile, di un musicista che nella composizione dimostra di avere anima e talento.

“Real Lies“ è un altro altro singolo tosto, dalla melodia che procede a riff con la chitarra e la batteria, la voce che raggiunge vette acute e soffre un po’ ma è in uno dei suoi momenti migliori, come l’assolo con scale anche veloci che qua suonano più appropriate. “Blue Drop” è un brano più digitale, con un tempo più funk e inizio elettronico con basso metallico ma che forse tocca il punto più critico dell’esecuzione vocale, ma ha forse uno degli assoli più ispirati dell’album. L’aliena “Memories” ha frasi pesanti di chitarra che si incrociano con raffiche di synth e tempo serrato che ricorda atmosfere NuMetal, e una ricerca melodica irresistibile nel creare frasi che sarà emozionante sentire ricantare in concerto, magari dal pubblico.

“Last Breath” dal riff a note abbassate anticipa la quasi melliflua ballad “The Way To You”, con bella intro di chitarra ai limiti del Pop e archi synth ruffiani in coda non abbastanza insistenti da intaccare questo brano stile anni Novanta/Duemila da accendini/flashlight dello smartphone, dalla melodia irresistibile e con un bel solo di Andrea, qua lirico e in linea con la melodia, anche se la scala veloce alla fine non manca.

“Save Yourself” chiude all’insegna del martello: si apre in un chorus dal cantato ampio e in questo brano dallo schema preciso e dai suoni sintetizzati troviamo di nuovo un assolo splendente, qua senza ricerca della velocità a tutti i costi. In conclusione, ci troviamo di fronte a un album di debutto che sarà sicuramente una pietra miliare per questa band, e se non lo sarà per l’Alternative Rock è per la necessità di un lavoro maggiore sull’espressività vocale.  

Articolo di Nicola Rovetta

Tracklist “Chasing Lines”
1. Intro
2. In This Hell
3. Unbreakable
4. One Last Chance
5. On The Sand Grains
6. Real Lies
7. Blue Drop
8. Memories
9. Last Breath
10. The Way To You
11. Save Yourself

Mylane line up: Pietro Canette voce / Andrea Curti chitarra, cori, programmazione / Luca Maddonini basso / Fulvio Santarpia batteria, programmazione

© Riproduzione vietata

Iscriviti alla newsletter

Condividi il post!