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Paolo Doesn't Play with Us_Muffled Heart Sounds

Paolo Doesn’t Play With Us “Muffled Heart Sounds”

Folk di lontana e discreta matrice heartland

“Muffled Heart Sounds” è il nuovo album di Paolo Doesn’t Play With Us, uscito il 27 marzo 2020 per Blooms Recordings. Dopo due anni di intensa attività live, lavorando sui nuovi brani, la dimensione più acustica e intima del precedente lavoro “Reversal of Fortune” (2018, Blooms Recordings) lascia maggiore spazio alle poliritmie, a contaminazioni con strumenti etnici e a un approccio più deciso.

Il primo ascolto. È come il primo sorso di vino. Nell’immediato, la capacità di modellare la disposizione d’animo dell’ascoltatore secondo l’intenzione dell’autore e di condurlo in maniera morbida e sinuosa nel suo paesaggio. La memoria a breve termine che regna nel distratto mondo prosaico finalmente detronizzata, a vantaggio del sogno immaginifico, del bisogno incommensurabile di lubrificare gli ingranaggi che muovono il pensiero fantasmagorico.

Questa capacità la band in questione ce l’ha, e la canzone introduttiva “Mother” di “Muffled Heart Sounds” ne è l’esempio più brillante. Un brano che ti porta su sentieri di montagna solitari e selve ombrose, alla ricerca temeraria di una verità, qualunque essa sia, quella di un reietto dannato o di un esploratore dell’anima.

Un folk di lontana e discreta matrice heartland, il loro, ben marcato da azzeccate percussioni campestri (“This Rain”, “Shade of Depth”), ottime chitarre slide e un micidiale banjo in odore mid-west. Le voci delle due cantanti ci immergono in originali armonie dream-pop, entrambi i timbri vocali con quell’impostazione priva di increspature – su tutte “Behind the Curtain” e “Go Beyond” – che ricorda l’intonazione fluida e l’ampio registro di Sara Mazo degli Scisma.

Tanto sognanti quanto intimiste le melodie e i testi. Eppure entrambi i piedi toccano sempre la terra, sebbene la musica spinga verso l’alto, verso un’altra terra come in – appunto – “Another Land”. I cori sapientemente intrecciati di “Turn the Light Off” e “Rivers” avvolgono senza opprimere. Il finale di “Shade of Depth” è la catarsi della loro arte, con un tripudio di violoncello, backing vocals che meravigliosamente si aprono a estuario e banjo ostinato. Chiudono l’album “The Moon”, pregna di spirito contemplativo accompagnato da una voce eterea, a tratti quasi salmodiante, e “Cold It Burns” governata da un evocativo arpeggio floreale, circuisce con la sua placida atmosfera lacustre.

La dimensione album è forse troppo ampia per la formula folk-dreamy, penalizzata da una certa assenza di punch e di sezioni riservate alle sorprese, fatta eccezione per un ottimo fraseggio di pianoforte nella sezione centrale della già citata “Go Beyond”. La malinconia fascinosa a volte cede il passo a una tristezza un po’ statica ma lo stile è maturo e autentico; il genere è circoscritto con fedeltà alle proprie passioni e attitudini. E il sicuro dominio dei perfomer del proprio strumento – che li renderebbe degni della Band of Joy di cui si circonda Mr Robert Plant – permetterebbe a Paolo Doesn’t Play With Us di osare e colpire ancora più a fondo.

Articolo di Riccardo Pro

Track list “Muffled Heart Sounds”

  1. Mother
  2. Another Land
  3. Behind The Curtain
  4. This Rain
  5. Shade Of Depth
  6. Rivers
  7. Go Beyond
  8. Turn The Light Off
  9. The Moon
  10. Cold It Burns 

Line up Paolo Doesn’t Play With Us: Giulia Meci voce, chitarra acustica / MatuMaini voce, chitarra acustica, mandolino / Tommy Ruggero percussioni

 

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