Pregevole fin dal primo ascolto questo disco del quartetto di Chicago, intitolato “The Window” e uscito il 25 Agosto per Topshelf Records. Per lo più sconosciuti nello stivale, in realtà i Ratboys esistono da più di dieci anni e quello che andremo ad ascoltare insieme oggi è il loro quarto album, seppur il primo per loro inciso fuori dalle mura domestiche. Una produzione riuscita nell’intento di fare uscire tutte le sfaccettature della band che vanno dalle ballate, alle strizzate d’occhio pop, a parti più cariche e decise.
Nota particolare che intendo dare subito, così, all’inizio di questo piccolo viaggio nel mondo Ratboys, è che i ragazzi in studio non si sono impantanati in dovizie troppo tecniche, ma si sono lasciati andare anche alla sperimentazione sia a livello sonoro che di arrangiamenti: evviva! Per le mie orecchie è puro godimento e ne servirebbe di più di spontaneità nella musica, anche a costo di pagare qualche obolo a livello di perfezione sonora. Pagamento che non è stato necessario nel caso specifico di “The Window”
Questo album è uno di quei dischi da tenere in macchina pronti per quando si ha da fare un viaggio di un’oretta, magari da soli e magari non necessariamente di notte. Contiene brani in grado di isolare anche dallo stress del traffico, ondeggiando, quasi respirando attraverso i brani. “The Window” è un disco di movimento. Una passeggiata decisa, non una corsa. Dritta verso l’obiettivo ma concedendoci di guardare attorno, di avere qualche distrazione rappresentata da qualche assolo, qualche riff particolarmente piacione, qualche variazione.
Si sente che il disco arriva da un processo di lavorazione lungo o, almeno, impegnativo. La sensazione è che la band abbia avuto la consapevolezza di avere avuto nei propri brani degli ottimi semi e si è data il tempo di coltivarli e farli crescere al meglio delle loro possibilità. 11 semi che i Ratboys hanno piantato e che hanno visto la luce probabilmente consacrando la band in patria, ma che forse necessitano ancora un po’ di cura per poter varcare i confini: cosa che ci auguriamo possa accadere quanto prima. La band spazia da un brano di due minuti di irresistibile Pop-Punk, “Crossed That Lane”, allo stranissimo “Black Earth, WI”: 8 minuti di brano che si sviluppano in un crescendo sempre canterino e mai noioso. Se il Prog fosse Pop sarebbe così.
Quanto tempo ci vuole per trovare la pace che desidero? canta Julia Steiner in “Morning Zoo”.
Ed ecco in questa frase sbocciare il fulcro di questo intero disco.
Ed ecco cosa si sente. Una ricerca ancora non conclusa. Un desiderio di quiete appagabile solo attraverso il movimento di cui vi facevo cenno qualche riga sopra. Inspirazione ed espirazione, guardando la vita e il mondo attraverso la loro “Finestra”. Come a dire che a volte è più bello il viaggio della destinazione. Insomma quando arriva la closing track “Bad Reaction”, in cui Julia mette in mostra tutto il suo songwriting, ripartite daccapo.
I Ratboys hanno fatto un disco di qualità, di consapevolezza, di concretezza e di respiro internazionale con 11 semi di musica coltivati bene nel loro orticello. Ora che hanno capito come fare, ci auguriamo di poter ascoltare le loro canzoni ancora, ancora e ancora…. Mettetevi in viaggio e soprattutto, se volete che entri qualcosa, aprite la finestra.
Articolo di Bruno Giraldo
Track list “The Window”
- Making Noise for the Ones You Love
- Morning Zoo
- Crossed that Line
- It’s Alive!
- No way
- The Window
- Empty
- Break
- Black Earth, WI
- I want You (fall 2010)
- Bad Reaction
Line up Ratboys: Julia Steiner Voice guitar / Sean Neumann bass / Marcus Nuccio drums / Dave Sagan guitar
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