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Semiramis “La fine non esiste”

Questo lavoro si propone come una promettente ripartenza della storica band

Un gradito ritorno quello dei Semiramis, gruppo romano che il 23 febbraio pubblica il suo nuovo full lenght “La fine non esiste”, disponibile in vinile arancione trasparente con copertina apribile, CD digipack e digitale da BFT. I Semiramis, nome tratto da una leggendaria regina assira, furono nel 1973 una delle novità più dirompenti del Prog italiano. Il loro disco “Dedicato a Frazz”, molto eterogeneo e slegato perfino dall’eredità dei modelli anglosassoni, rientra senza dubbio tra le opere più coraggiose e originali del genere. In quel suono si fondevano classe e fantasia, esaltati da una splendida formazione che comprendeva la vena poetica del bassista Marcello Reddavide, l’estroso batterista Paolo Faenza, il chitarrista Giampiero Artegiani e i fratelli Zarrillo, Maurizio e Michele, il secondo dei quali ha poi proseguito la nota carriera solista.

Dopo l’esordio discografico, seguito da un’intensa attività live e la partecipazione a vari festival pop nei quali la band mise in mostra anche il suo aspetto teatrale, si persero le tracce del gruppo che già nel 1974 si sciolse. Ben quarant’anni dopo, nel 2014, avvenne un primo tentativo di reunion che fu però ostacolata dalle premature e improvvise scomparse di Maurizio Zarrillo e Giampiero Artegiani.

Oggi, grazie alla determinazione del membro fondatore Paolo Faenza, intenzionato a portare avanti con entusiasmo e dedizione questa esperienza, pur con un organico interamente rinnovato, ha preso forma questo nuovo lavoro. Il titolo “La fine non esiste” sembra demarcare questa linea di continuità con un progetto che intende riallacciare il filo di un discorso bruscamente interrotto, dando nuova linfa all’ensemble. Con l’assestamento della line up a sei elementi, il gruppo regala un’opera pregevole, dove convergono tutte le sue peculiarità: un Prog raffinato che pesca dal retroterra coniugandolo con sonorità moderne; sei brani di ampio respiro, cantati in italiano, ricchi di sfaccettature e impronte melodiche. Gli intrecci tra tastiere, sintetizzatore e chitarre, ma anche strumenti artigianali come il vibrafono, contribuiscono a creare arrangiamenti freschi e vivaci.

L’album, diversamente dalla prima realizzazione della band, non ha una struttura concept e i testi non sono legati da un unico filone narrativo. Tuttavia, nel racconto delle storie dei diversi personaggi illustrati si trova una capacità comune: il lampo creativo, geniale o folle che sia, che porta l’uomo di un passo avanti nella propria evoluzione. Solo chi è capace di sacrifici e rinunce, può trovare la motivazione per illuminare le sue prospettive terrene. Come racconta un brano del disco, “Cacciatore di ansie”, cercare di superare le inquietudini provocate dal quotidiano può divenire il punto di partenza per sconfiggere paure e frustrazioni.

“La fine non esiste” si apre con “In quel secondo Regno”, brano introdotto da un synth fragoroso che si evolve poi verso un Jazz Rock incalzante. L’organo dal suono profondo e le tastiere sono abilmente suonati da Daniele Sorrenti, mentre il chitarrista Emanuele Barco regala assoli ammalianti. Il pezzo cita il primo canto del Purgatorio dantesco, la cui narrazione è affidata alla voce del compianto Giampiero Artegiani, perfetta a sposare le linee melodiche del brano.

Lo sviluppo dei pezzi porta anche a qualche spunto hard rock come nel motivo “Donna dalle ali d’acciaio” o nell’evocativo eclettismo di “Non credere a un Dio” dove compaiono colori psichedelici ben supportati anche dalla sei corde di Marco Palma, prima di rituffarsi nel Prog jazzato con qualche sfumatura dark di “Tenda Rossa” nel quale sale in cattedra la ritmica del basso di Ivo Mileto. In evidenza il lirismo del vocalist Giovanni Barco.

In tutte le storie raccontate dai testi di Daniele Sorrenti e Paolo Faenza (con l’unica eccezione di “In quel secondo regno” scritta da Giampiero Artegiani), emergono gli stati emotivi dei personaggi, sempre guidati dal fil rouge del coraggio. Vengono menzionate la storia del dirigibile Italia di Umberto Nobile e del suo equipaggio, la vicenda tragica di Amelia Earhart, aviatrice americana degli anni ’30 finita in mare durante una trasvolata oceanica. Ma soprattutto si recupera la figura di Frazz, il protagonista immaginario del primo album, personaggio psicopatico in conflitto con il mondo intero. Nel primo lavoro Frazz conclude amaramente la sua esistenza con il suicidio, mentre adesso torna idealmente in vita a riflettere sull’importanza della musica come forza salvifica. L’ultimo brano, delineato da un romantico e sentito intermezzo di piano e voce, nasce da una ricerca interiore dell’autore, che desidera conoscere le mille angolature di “Sua maestà il cuore”, le cui crude verità lo lasceranno senza risposte.

Il timbro Semiramis lascia il segno e questo lavoro si propone come una promettente ripartenza dedicata agli indimenticabili Maurizio Zarrillo e Giampiero Artegiani. “La fine non esiste” è un inno alla capacità di andare oltre e nasce dall’impulso motivazionale nel fare questo balzo in avanti. Proprio come la storia della band che a cinquanta anni dagli esordi è capace di regalare ancora fantasia e emozione, tornando a brillare di luce propria nel microcosmo Prog nostrano.

Articolo di Carlo Giorgetti

Tracklist “La fine non esiste”

  1. In quel secondo Regno
  2. Cacciatore di ansie
  3. Donna dalle ali d’acciaio
  4. Non chiedere a un Dio
  5. Tenda Rossa
  6. Sua maestà il cuore

Line up Semiramis: Paolo Faenza batteria, vibrafono / Ivo Mileto basso / Emanuele Barco chitarra elettrica / Marco Palma chitarra acustica / Giovanni Barco voce / Daniele Sorrenti tastiere, organo, sintetizzatore, flauto traverso / Giampiero Artegiani voce narrante in “In quel secondo regno”

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