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Slash “Orgy of the Damned”

Un livello di gusto e di eccellenza che fanno in modo di non fare suonare il Blues come qualcosa di anacronistico

Nuovo e interessante capitolo della grande storia artistica di Slash questo “Orgy of the Damned” in uscita il 17 maggio in tutto il mondo per Gibson Records. Nuovo perché riesce a rendere tale anche quello che nuovo non è. Interessante perché è una sorta di manifestazione di onnipotenza raggiunta dopo una marea discografica superata solo dal numero di live che l’ha supportata.

Non credo sia il caso di fare le presentazioni di rito visto che Slash è ormai universalmente conosciuto anche al di fuori dell’ambito prettamente rock. Personaggio iconico e leggenda vivente, Saul Hudson all’anagrafe, si ripresenta sulla piazza con un disco che definire “solista” risulta veramente fuori luogo data la mole di ospiti al suo interno. Ma andiamo con ordine che qui da scrivere ce n’è veramente tanto.

Cinque album con i Guns N’ Roses, due con Slash’s Snakepit (progetto che mi piaceva molto), due con i Velvet Revolver (progetto che ho amato e che reputo anche superiore agli stessi Guns), quattro con Myles Kennedy & The Conspirators, due album solisti, dozzine di cameo e partecipazioni in altrettanti progetti.

Dopo un curriculum così, cosa si può dire a un chitarrista? Poco.
Anzi una cosa sì: un disco come questo “Orgy of the Damned” lo si poteva fare solo dopo essersi lasciati alle spalle tutto questo, dopo essersi liberati anche dallo stesso personaggio che si rappresenta.
Dico questo perché è un disco “libero”. Un disco libero è un disco in cui chi lo fa si esprime divertendosi e si diverte esprimendosi.
E qual è il macro genere musicale più “libero” o “liberante” che ci sia? Il Blues.
Ecco: fondamentalmente questo è un disco di Blues.

Stile a tinte più o meno marcate ma portate a un livello di gusto e di eccellenza che fanno in modo di non fare suonare il Blues come qualcosa di anacronistico nel 2024. Una piccola curiosità: non è la prima volta che Slash esplora il genere del Blues Rock, poiché già nel 1996 formò una band chiamata Slash’s Blue Ball. Sebbene la band si esibì dal vivo diverse volte e andò anche in tournée, non ha mai pubblicato un album.

Parliamo ora di quanto poco “solista” sia questo disco. È una collaborazione massiccia con un mucchio di altri musicisti, tutti insieme per dare il loro tocco personale a un sacco di canzoni blues che li hanno influenzati nel corso degli anni.

Un assaggio di cosa aspettarsi da ‘Orgy Of The Damned’ quando hanno rilasciato il primo singolo, ‘Killing Floor’, all’inizio di quest’anno, è una cover di un pezzo del 1964 di Howlin’ Wolf, ma riportata in vita con uno stile nuovo di zecca. Il video musicale è il classico video girato in studio ma con il mitico Brian Johnson degli AC/DC che canta e con un cameo di Steven Tyler degli Aerosmith che suona l’armonica. Ma non basta. Ci sono anche Chris Robinson, di The Black Crowes, Billy Gibbons degli ZZ Top, Iggy Pop, Paul Rodgers dei Bad Company, Chris Stapleton, Dorothy, Gary Clark, Demi Lovato e Tash Neal.

Tutto questo ben di dio consente alla tanto decantata “Noia” di tale Angelina Mango di starsene sideralmente lontana: gli stili vocali presenti in “Orgy of the Damned” sono talmente tanti e talmente vari da sorprendere continuamente, brano dopo brano. Forse potrebbe deludere i fan puristi dei Roses, ma non gli amanti della buona musica. Io lo consiglierei soprattutto ai più giovani, ai musicisti in erba. Perché è come far conoscere loro le radici del Rock senza mostrarle rugose e avvizzite ma, anzi, forti muscolose e sinuose. Tanto da fare innamorare.

Questo disco è uno di quei rari, rarissimi casi in cui rispondere “bello” non risulta banale.
È forse la bellezza banale? No: non lo è mai.

Articolo di Bruno Giraldo

Tracklist “Orgy of the Damned”

  1. The Pusher (feat. Chris Robinson)
  2. Crossroad Blues (feat Gary Clark Jr.)
  3. Hoochie Coochie Man (feat. Billy Gibbons)
  4. Oh Well (feat. Chris Stapleton)
  5. Key To The Highway (feat. Dorothy)
  6. Awful Dream (feat. Iggy Pop)
  7. Born Under A Bad Sign (feat. Paul Rogers)
  8. Papa Was A Rolling Stone (feat. Demi Lovato)
  9. Killing Floor (feat. Brian Johnson)
  10. Living For The City (feat. Tash Neal)
  11. Stormy Monday (feat. Beth Hart)
  12. Metal Chestnut

Line Up Slash Chitarra ritmica e solista / Johnny Griparic basso / Teddy Andreadis tastiere / Michael Jerome batteria / Tash Neal voce, cori, chitarra ritmica

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