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Stabscotch

Stabscotch “Prison Jar”

I brani non hanno la forma canzone classica ma sono il risultato di un taglia e cuci di generi anche molto diversi tra loro

Gli Stabscotch dal monumentale “Uncanny Valley” in poi, colti da una folgorante ispirazione e ispirati da un profondo interesse verso la magia – nel caso di “Prison Jar” trattasi di quella bianca – hanno intrapreso uno spericolato percorso per dare al Rock un aspetto consono ai tempi che stiamo vivendo o quantomeno seminare qualcosa che possa dare frutto. “Prison Jar”, pubblicato da Radio Angel il 21 giugno 2022, prosegue l’esplorazione della “valle misteriosa” e intravede nuove prospettive al di là del profondo dolore in cui “Uncanny Valley” sprofondava.

Per loro stessa ammissione, gli Stabscotch sono interessati alle figure che nella società odierna ricoprono il ruolo di leader e a come al giorno d’oggi le persone formano le loro opinioni e intrattengono relazioni. Un luogo dove al giorno d’oggi avviene la socialità sono le piattaforme di streaming, Twitch e Discord su tutti. In queste piattaforme si può trovare veramente qualsiasi cosa, la possibilità per chiunque di poter dire la sua, ci sono tanti casi dove persone pagano per sentire alcuni chiacchierare e interagiscono tra di loro in chat usando degli slang e immagini digitali come gif ed emoticon.

La musica degli Staboscotch è sicuramente nata da questo contesto – è palese guardando i testi –  e potrebbe rappresentare un tentativo sia di definire il caos che rappresenta sia di trovare una forza prorompente sotto questo stato di apparente passività, quasi una cerimonia di purificazione per far nascere da questo corpo grezzo e selvaggio nuova armonia e rinnovata bellezza.

Rispetto a “Uncanny Valley” dove l’impronta era data dal Metal, qui troviamo un ventaglio enorme di influenze e riferimenti. Per descrivere come suona l’album potremo partire dallo stile compositivo a collage. I brani non rispettano minimamente la forma canzone classica ma sono il risultato di un taglia e cuci dove generi anche molto diversi tra di loro vengono affiancati. Questo approccio compositivo riporta a due influenze che direttamente o indirettamente sono presenti nell’album ovvero John Oswald e la sua Plunderphonics così come il Grindcore, genere che si basava spesso sull’esecuzione di parti l’una successiva all’altra ma assolutamente senza strutture.

Anche se l”album dura “solo” 50 minuti per 14 brani totali, non viene a mancare la monumentalità  presente anche nelle quasi due ore di “Uncanny Valley”, questo aspetto riporta altre influenze presenti ovvero il Metal di inizi anni ’90 ispirato dai gruppi jazz-prog rock anni ’70, mi riferisco ai Tool e ai grandiosi Iceburn. Di questi ultimi riprendono anche l’uso del sax che arricchisce gli spericolati contrappunti che caratterizzano tutto il lavoro. Essendo un assalto frontale in quest’album non può di certo mancare la brutalità, questa può essere riassunta secondo tre direzioni: la prima quella del Prog-core dei giapponesi Ruin – band che sono sicuro a suo tempo ascoltarono anche i Meshuggah degli esordi – i Today is The Day presenti anche nell’ approccio jam alla composizione, e i pionieri dell’Industrial Throbbing Gristle, questi però più dal punto di vista concettuale che prettamente sonoro, condividono con gli Stabscotch l’idea di alienazione della situazione che descrivono.

Tutte queste influenze sono a loro volta immerse nell’ambiente digitale del web grazie a un substrato sonoro che si rifà al Pop ipnagocico, genere che potrebbe considerarsi un Ambient nato dai suoni digitali degli mp3 e della musica dei videogiochi, caratterizzato quindi da una componente acida tipica della musica digitale a bassa risoluzione. I testi sono molto criptici, caratterizzati da un uso inusuale del maiuscolo e del minuscolo oltre che da una punteggiatura forse con valenza simbolica. Musica e testi vanno di pari passo, sembra quasi che il cantante abbia scritto i test come un flusso di coscienza e contemporaneamente la musica veniva cucita sopra. Tutto suona al contempo istintivo e ragionato, grezzo e sofisticato.

Nel 1926 col suo libro “Punto, linea, superficie” Kandinsky definiva i canoni dello stile da lui creato. L’intento dell’artista era quello di creare un’arte che si evolvesse di pari passo col nuovo uomo. Nel libro spiega che i tre elementi accomunano tutti i sistemi dove sta nascendo nuova vita, in questo modo sperava di instillare negli altri l’ispirazione per creare il nuovo mondo ampiamente immaginato negli anni delle prime avanguardie.

Così come le composizioni di Kandinsky cercavano di attivare negli spettatori l’ispirazione per creare un nuovo mondo gli Stabscotch cercano con la loro musica di trovare qualcun altro che condivide la loro stessa visione. Il tempo dirà se il loro lavoro darà i frutti sperati, intanto ci regalano un album che può considerarsi un esperienza da vivere.

Articolo di Giorgio Cappai

Tracklist “Prison Jar”

  1. Citra
  2. XALLELUJAH DÆMON
  3. Hyper Xtal Immolation
  4. Monkey With a Bomb
  5. Facebook Aliens
  6. Life Beam
  7. RADIO ANGEL
  8. No Honey Sodomy
  9. Sugar Asshole
  10. Prison Jar
  11. Private Balloons in the Observer
  12. Love Me, Feed Me, but Please Don’t See Me
  13. And Lo
  14. IF IT’S THE FIRST THEN IT’S ALWAYS THE LAST

Line up Stabscotch: Tyler Blensdorf  voce, basso / Zack Hubbard chitarra / Scott Mcgough -batteria, voce / Dominick Grande  sax, fiato a vento, sintetizzatori, ewi

Stabscotch online:
https://www.facebook.com/stabscotch
https://www.twitch.tv/radioangeltv
https://www.youtube.com/channel/UCc5YJ4SubH4sqPHQC-e8iBw/videos

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