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Toso

Toso “Microbi”

Album che si distingue dalla media per originalità, voce poetica e sperimentazione

Fra le note e le parole di “Microbi”, Ep uscito per MiaCameretta Records e Ceppasound l’11 maggio, c’è tutta la storia musicale di Toso, pseudonimo di Alessandro Toto, polistrumentista di Roccasecca (Frosinone). E non si tratta di qualche strimpellata con gli amici e una manciata di brani autoprodotti così, “tanto per”; qui parliamo di un excursus musicale lungo e variegato, che ha il suo peso specifico e si distingue dalla media per originalità, voce poetica e sperimentazione.

Dagli storici Pentothal, trio Indie-Rock col quale ha da poco ripreso l’avventura, passando per altri interessanti progetti come Il Vicolo Del Buonconsiglio, Nohaybanda/Radiocroma, Mr. Ceppa e Subbacultcha, Toso non ci pensa minimamente a sedersi, a rinunciare alla ricerca, e getta di nuovo l’orecchio oltre il limite. Eccolo allora di fronte a un nuovo percorso, un sentiero che non decide di battere alle prime luci dell’alba; il Nostro fa i bagagli in tutta calma, spizzica qualcosa, saluta i suoi cari, mette la chitarra a tracolla e si affaccia al mondo sul fare della sera. É lì, fermo ai margini del deserto, di fronte a un paesaggio arido e piatto a perdita d’occhio. Al culmine del tramonto infuocato parte, inizia a mettere un passo dopo l’altro, lungo “El Camino”. Lo accompagna un chitarrismo scarno, scevro di effetti, dall’andamento lento che invita alla pura ammirazione, alla curiosità, per lasciarsi affascinare dai colori caldi e pastosi.

Non sorprenda, poi, se al confine ci si ritrova di fronte alle fronde nodose e verdi degli alberi.        
C’è un bambino a spasso dentro al bosco… non lo sa, ma è sempre insieme a noi.           
Alessandro cerca nel folto della selva il seguito di quella strada prima evidente, ora solo accennata, occultata dalla boscaglia. Quel bambino è stato lui, un tempo. Lui è quel bambino, ora. Entrambi inseguono la risposta giusta.          
Cerca e insegue l’anima in un fosso… come fa? Scava finché può.
Siamo noi, da sempre spinti a scavare incessantemente, alla ricerca di qualcosa che non emerge mai. L’importante, almeno sembra, è non arrendersi, non abbattersi. Mai.          
Oh sì, non si piange addosso. Oh sì, resta ancora un po’.           
Il Piccolo Alessandro chiede al Grande di restare, per tenerlo al sicuro. Il Grande Alessandro chiede al Piccolo di restare, per non perdersi. Per sempre interconnessi e indispensabili l’uno all’altro, entrambi sanno che i “Lari Del Bosco”, spiriti protettori, veglieranno sulle loro parabole.  

“Microbi”, che dà il titolo al lavoro, è martellante e ostinata, tirata avanti da un ritmo ossessivo-compulsivo che si porta dietro tutto il resto: riff, voce, synth, effetti. E il viaggio non è concluso, si è solo spostato dentro, nei microbi di cui tutti siamo invasi, o da cui siamo ossessionati, così tanto da condizionarci le vite. Così tanto da non viverle più, le vite. Lo spostamento stavolta è ansiogeno, ma solo in apparenza rotolante e continuo, perché i metri effettivamente percorsi ammontano a zero.

“Microbi” è vissuta a occhi chiusi. Siamo seduti con Alessandro, fermi su una sedia. Il percorso riprende in flash-back, nei ricordi de “Il Gattopardo”, anima-fantoccio che alberga in ognuno di noi. Toso celebra l’umana e universale incoerenza dell’essere umano, la sua perenne difficoltà di adattarsi al nuovo (vuoi per pigrizia, vuoi per paura), e allo stesso tempo descrive l’incapacità vera di cambiare se stessi. Una presa di coscienza che sottolinea l’impossibilità di scelta, e per reazione induce a riaprire gli occhi: non c’è più tempo per pensare, si torna in pista.

A guidare “Maltempo” stavolta è un giro di piano: un invito andante e giocoso che sprona a uscire, rischiare, bagnarsi nelle intemperie… Tieniti al riparo dal vento, sapendo che riparo non c’è.          
Metafora perfetta che racchiude il coraggio di abbracciare la vita così com’è, per attraversarla nel bene e nel male, sul serio, fino in fondo, fino alla fine.     

E ora che il viaggio fisico è ripreso a pieno regime, siamo finalmente certi di una cosa: “L’Inferno” di tutti i giorni ci attende, con le sue follie, contraddizioni, dolcezze, scontri, folgorazioni e ipocrisie. Ed è nella durezza elettricheggiante del brano di chiusura che ci sembra di scorgere la risposta: consapevolezza. Sapere dove siamo, sempre. Riconoscerlo e riconoscersi. Il resto è paesaggio che scorre via, contorno che sfuma, memoria che scivola, vita che tremola, poi sparisce. La buona musica, quella resta.

Articolo di Simone Ignagni

Track List “Microbi”
1. El Camino
2. Lari Del Bosco
3. Microbi
4. Il Gattopardo
5. Maltempo
6. L’Inferno


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