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Tusmørke “Hestehoven”

Prog di qualità in cui la band ha riversato aspetti teatrali e fiabeschi in equilibrio tra sacro e profano

Se avete voglia di immergervi per quasi un’ora in un viaggio visionario e lasciarvi sorprendere da un suono raffinato e coinvolgente con un sano tocco vintage, questo “Hestehoven” dei norvegesi Tusmørke è l’album ideale da ascoltare. Andiamo per gradi. Prima di tutto un plauso a Karisma Records che il 18 agosto pubblica questo pregevole lavoro. La label nordica sta dando lustro a un movimento Prog, quello della scena scandinava, che assume connotati sempre più importanti e sta fornendo un produttivo contributo nel far riacquistare vitalità a un genere che sembrava avere i giorni contati; adesso in tutto il continente europeo molte giovani band si stanno avvicinando con passione a questa corrente musicale e c’è un grande fermento nonché una rinnovata attenzione.

La band di cui andiamo a raccontare è un altro importante tassello in questo percorso musicale che si sta pian piano ricostruendo un’identità e riaffermando con successo. Il gruppo proveniente da Skien, capoluogo della contea norvegese di Telemark, ha un notevole retroterra alle spalle; operativo già da metà anni ’90 con cambi di denominazione nel corso della sua carriera, ha visto al suo interno anche qualche importante avvicendamento nella formazione. Per la precisione Tusmørke sono attivi con questo nome dal 2009 e hanno trovato la sua dimensione ideale in un ensemble composto attualmente da quattro musicisti. Dedito inizialmente a una musicalità dai connotati folk e psichedelici, il complesso ha evoluto costantemente i suoi obiettivi sino a interpretare un Prog di livello ricco di fascino, certo influenzato da band del periodo aureo dei ’70, ma sicuramente fantasioso e propositivo. Il gruppo rivela una buona prolificità, proponendo nuovi dischi con cadenza annuale. L’ultimo di questi, “Intetnett”, curiosa fusione di due musical, risaliva al 2022, e si è rivelato un album straordinario per le sue capacità di coniugare Prog, Folk e Psichedelia fondendole in un attraente connubio.

Ecco che questo “Hestehoven” ci conferma le aspettative riposte sino dall’album precedente, ribadendo questa ottima fusione aggiungendo anche un tocco beat e un sofisticato Pop melodico. Subito il promo ci pone davanti all’annoso quesito, asserendo che questo album si presenta molto cerebrale. Tale tesi mi trova d’accordo solo parzialmente e posso confermarlo sino dal primo momento in cui ho ascoltato il brano “Den behornede guden” uscito anche come singolo, che è stato capace da subito di comunicarmi belle vibrazioni. Questo significa che il Prog non è solo musica di puro intelletto, ma è capace di emozionare e sa essere spontaneo, una magia colorata da trame elaborate, estrose e creative. Abilità e padronanza strumentale non sono solo un modo di sciorinare virtuosismo, pur importante, ma sanno anche comunicare sensazioni trascinanti, probabilmente meno istintuali di altri generi, ma sicuramente capaci di deliziare il cuore oltre che la mente.

L’album ci propone intrecci flessuosi, dinamici e eleganti, una musicalità sicuramente non monocorde, ricca di cambi tematici e atmosfera. Sette tracce, tutte piuttosto corpose nella durata se si eccettua il pezzo “Andemanerem” con i suoi 3’28’’, che è comunque un brano molto ritmato e ricco di quelle sonorità nordiche che caratterizzano il disco. Protagonista assoluto è il flauto che conferisce sino da subito ai pezzi quell’aspetto surreale e bucolico di cui è intriso l’album. Sorretto da un Hammond dinamico, tastiere vivaci con un synth spesso presente ma mai invasivo e una bella ritmica il disco ci porta nel mondo delle tradizioni magiche e popolari, in un connubio tra sacro e profano che contraddistingue alcuni tratti della componente musicale del combo.

L’elemento portante del lavoro, articolato e ispirato nelle trame, definisce i suoi sviluppi come peccaminosamente dolci, in un mondo fantasioso che origina dalla mitologia. Un itinerario in musica e parole, cantate dal gruppo nella lingua madre, che ci guida in un sentiero irto di seduzioni e pericoli, un paese della beatitudine con fate incantate a attenderci, radure zampillanti, dove satiri e ninfe sono dediti a continui e sfrenati festeggiamenti. Fra gli arbusti rigogliosi è possibile imbattersi in riviste per adulti incrostate di muffa, quasi a simboleggiare maliziosi misteri erotici che riportano a antichi culti della fertilità.

Accanto a questo lussureggiante habitat, compare talora anche l’aspetto più oscuro, richiamato in un certo senso anche dal nome della band, che tradotto significa crepuscolo. “Hestehoven” è invece la farfara, un bel fiore cespitoso e fragile che presenta curiosamente le sue gemme in posizione sotterranea, nascondendo dunque i suoi aspetti più tenebrosi e irti di insidie, le tentazioni e tutte le difficoltà che un cammino ci pone di fronte. È un riferimento esplicito a un altro mondo mitologico, quello appartenente agli abissi e alle profondità terrestri che si manifesta in alcune sfumature concettuali dell’opera. I Tusmørke, come recita il promo, possono essere plausibilmente considerati pagani, ma certamente contraddistinti da una particolare sacralità; forse, a mio giudizio, l’album vuole essere anche una sorta di allegoria di tutte le espressioni del quotidiano: gioie, difficoltà e vicissitudini che il mondo attuale ci sta proponendo.

Non mancano inoltre nel disco riferimenti espliciti alla stregoneria e all’occultismo con scenari che parlano di sabba, quadretti magici in cui gli stregoni schiamazzano e le streghe arrossiscono; si notano reminiscenze di gruppi che nella loro carriera hanno affrontato in modo inequivocabile tali temi come i Black Widow o i primi Black Sabbath. Il brano “Wicked ways Of Witches And Wizards” ci conduce in quest’ambientazione, dove i connotati Prog assumono aspetti sfaccettati che spaziano da climi epici e festosi a momenti Dark e sonorità talvolta inquietanti.

Ma generalmente, a parte questi momenti intrisi di mistero, l’evoluzione dell’album rimane giocosa, e le trame si muovono in un ambiente ameno e frizzante. Non è facile trasferire in musica un insieme di concetti così diversi, ma la band lo fa con risolutezza di intenti e maestria, dimostrando grande personalità. Ciò si denota sino dall’incipit di “Cycle of the Gylfaginning”, colorata miscellanea di Jazz e Prog con il flauto a demarcare la linea sonora e un ammaliante finale dove la chitarra acustica si sposa con un ritornello suggestivo; “Hestehoven” è un motivo che nasce su spunti classici quasi barocchi disegnati da piano e tastiere prima di dipanarsi in una trama psichedelica e sognante, con il flauto onnipresente. Il ritmo si vivacizza ancora di più nel finale dove svettano i suoni dell’Hammond mentre un Prog dirompente prende il sopravvento.

“Kiprianos” è forse un momento più malinconico caratterizzato da attributi di scuola canterburiana ravvisabile nelle evoluzioni jazz/rock, mentre “Jeg Klumsen deg” è intriso di sonorità particolari con la sei corde che trasmette un’atmosfera beat. Il sopra menzionato “Den behornede guden” è forse il brano più accattivante, un’autentica perla folk /prog oltre che il motivo più lungo dell’album; la sua proposta sonora riesce a far convivere in una bella alchimia climi nordici e solarità attraverso interventi di flauto, tastiere e una trama ricercata. Un pezzo estremamente efficace che fa risaltare tutte le peculiarità della band. La degna chiusura del lavoro è affidata a “Wicked ways of Witches and Wizards”, della quale abbiamo già parlato.

Un album che conquista per la fantasia dei suoni e la particolarità degli scenari in cui convergono la magia e il fascino delle tradizioni popolari. Un Prog di qualità in cui la band ha riversato aspetti teatrali e fiabeschi in equilibrio tra sacro e profano. Una musica che seduce fin dalla copertina che racchiude erotismo e folklore senza trascurare elementi del mondo naturale. Si può riassumere così l’intrigante itinerario proposto dai Tusmørke che si confermano un’interessante realtà del Prog contemporaneo.

Articolo di Carlo Giorgetti

Tracklist “Hestehoven”

  1. Cycle of the Gylfaginning
  2. Hestehowen
  3. Den behornede guden
  4. Andemanerem
  5. Jeg Klumser deg
  6. Kyprianos
  7. Wicked ways of Witches and Wizards

Line up Tusmørke: Benediktator  basso,voce / Krizla  flauto, voce / Marxo Solinas  mini moog model D, Korg CX3, clavicembalo, pianoforte a coda, mellotron, Hammond C3, Solina ensemble d’archi / HiewagastiR  batteria, percussioni

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