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vanessa wagner

Vanessa Wagner “Study Of The Invisible”

Pianista eclettica e curiosa che combina il repertorio classico con la creatività contemporanea

“Study Of The Invisible”, il nuovo lavoro della pianista francese Vanessa Wagner, è uscito il 25 marzo per Infiné Music, calamitando l’attenzione di intenditori e profani attraverso un impianto basico di sfolgorante bellezza sonora. Dentro c’è tutta la storia della Wagner, a cominciare dagli studi pianistici iniziati alla tenera età di 7 anni, passando per gli innumerevoli premi accademici ricevuti, concludendo sulla strada in continua evoluzione dell’Ambient e del Minimal.   

Apre il disco l’interpretazione di “Rain”, di Suzanne Ciani, pioniera statunitense della musica elettronica, qui riportata come una cascata di note cristalline che si rincorrono in una pioggia benefica. Un incipit positivo e aperto, un piacere per le orecchie e per la mente, abbandonata a vagare sotto questo dolce temporale armonico. “La Casa Bruja” continua il viaggio negli elementi naturali evocati dalle note. Il brano di Harold Budd, decisamente più malinconico del precedente, è un omaggio a quel vento del deserto del Mojave, a Victorville, che ispirò il padre della musica d’ambiente fin dalle sue prime composizioni.
   
“Lullaby (Song For Octave)” è un viaggio sospeso partito dall’eclettica penna di Bryce Dessner, che rende omaggio alla versatilità di un compositore unico, conosciuto soprattutto per il suo lavoro con i The National. Con “Spartan Arcs” la Nostra va a scomodare persino David Lang, Premio Pulitzer per “The Little Match Girl Passion”, e il risultato è una tensione di note giustapposte con spirito montante e ansiogeno. 

A questo punto inizia ad essere chiaro il significato del titolo: lo studio di queste cover bypassa le forme canoniche per puntare dritto all’Invisibile; non banalmente alle note, ma a ciò che si nasconde fra una nota e l’altra, generando emozioni inaspettate, tirando fuori dalle canzoni originarie tutti i messaggi rimasti inespressi.

Ciò che la Wagner chiede all’ascoltare affinché la magia possa compiersi, però, è di fermarsi, escludere il resto del mondo e, semplicemente, ascoltare. Una vera sfida al giorno d’oggi. “Celeste”, di Brian e Roger Eno, è una delle tracce più classiche; spezzata e colma di pause, porta tuttavia con sé un grandissimo respiro romantico. Non poteva mancare “Etude N°16” di Philip Glass, capofila del minimalismo musicale e, come la Wagner, artista in costante ricerca di nuovi stimoli, nuovi orizzonti, dentro e fuori dal pentagramma.

In “Earring”, di Julia Wolfe, diventa fondamentale il campionamento portante, ossessivo e fastidioso, proprio come quella paura intima che tutti ci portiamo dietro, sopita eppure viva, e che proviamo a nascondere come possiamo vivendo giorno per giorno. “Gustave Le Gray” elabora il mood di Caroline Shaw sedendosi, in attesa della nota giusta al momento giusto; e quanto arriva il tredicesimo minuto, fra alti e bassi, sfuriate di scale e silenzi, la sensazione è quella di aver vissuto un’odissea di sorprese, delusioni, di schiaffi e abbracci. “Prelude N°1 In A Minor” incarna tutta la verve e la carica eclettica che possedeva Moondog, musicista e pioniere geniale, un uomo capace di inventare da zero strumenti nuovi come fossero semplici melodie fischiettate. 
          
“Wise Words”, di Timo Andres, si espande su lidi cari alla visual-experience, mentre “Nostalgia” torna all’introspezione, proponendoci il lato più ostico di Peter Garland. Di nuovo un doveroso passaggio su Philip Glass, stavolta con una “Etude N°6” dal piglio folle, giocoso e irritabile. Resta sulla stessa scia “Etude N°3 (Running)”, aggredendo con passaggi accorati da “sturm und drang” alla stregua del miglior Nico Muhly chiamato in causa.   

Tocca poi alla grazia composta e perfetta di Ezio Bosso e della sua “Before 6”, di cui abbiamo già parlato su queste pagine; mentre la chiusura è affidata a “Epilogue”, di Melaine Dalibert, dai riverberi franco-europei, con quel sapore dolce-amaro che ben si addice alla conclusione di un disco del genere.            
Solo piano, e solo brani strumentali: una soluzione suicida in apparenza. Ma non per Vanessa Wagner, che riesce a mettere l’anima in qualsiasi tasto sfiorato, bianco o nero che sia, dimostrandosi una superba ascoltatrice dell’anima invisibile di ogni artista rivisitato. 

Articolo di Simone Ignagni


Track List “Study Of The Invisible”

1. Rain
2. La Casa Bruja
3. Lullaby (Song For Octave)
4. Spartan Arcs
5. Celeste
6. Etude N°16
7. Earring
8. Gustave Le Gray
9. Prelude N°1 In A Minor
10. Wise Words
11. Nostalgia
12. Etude N°6
13. Etude N°3 (Running)
14. Before 6
15. Epilogue

Vanessa Wagner online:

https://vanessawagner.net/
https://www.instagram.com/vanessa.w.a.g.n.e.r/

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