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Weyes Blood “And In The Darkness, Hearts Aglow”

Disco colto e meditativo, dalle atmosfere oniriche e intimiste

Una piacevole sorpresa per la soave armonia e il carattere evocativo capace di trasmettere questo “And In The Darkness, Hearts Aglow”, fuori dal 18 novembre 2022 per Sub Pop Records. Un affascinante e riflessivo album di Weyes Blood, pseudonimo della cantautrice statunitense Natalie Mering. Si tratta del quinto lavoro in studio per l’artista californiana e nasce tre anni dopo la pubblicazione del precedente “Titanic Rising”, che aveva riscosso vasti consensi di critica e pubblico.

Fino dall’emblematico titolo, letteralmente “E nell’oscurità, cuori ardenti”, intuiamo di trovarci di fronte a un disco colto e meditativo, dalle atmosfere oniriche e intimiste, talora intriso da qualche sfumatura psichedelica; il tutto eseguito con una strumentazione molto composita che dà spazio a fiati, piano e arpa, ma non disdegna anche l’uso di sintetizzatori, disegnando policrome armonie. Una musicalità leggiadra che si lascia piacevolmente ascoltare in tutta la sua dimensione e in cui brilla di lucentezza la cantante, con le sue tonalità raffinate e passionali, quasi a ricordare qualche influenza della prima Joni Mitchell, ma secondo chi scrive, anche la delicatezza di Laura Nyro o Annie Haslam.

Quello che colpisce maggiormente in questo suggestivo lavoro è il contrasto fra le suadenti melodie e le liriche, scritte interamente dalla Mering. Se le morbide e variegate trame sonore sembrerebbero disegnare paesaggi bucolici o scenari epici, ci troviamo di fronte a una toccante riflessione su quello che oggi siamo, un’analisi introspettiva su una società che ha modificato nel tempo la sua reale dimensione, assoggettandosi a una iper-connessione e a un modus vivendi che le ha fatto perdere il contatto con la realtà. Il tutto in un periodo estremamente difficile come quello legato alla pandemia che ha incrementato a dismisura la solitudine umana, alimentando anche paura e disillusioni.

Tematiche così intriganti sono sempre state un leitmotiv nelle opere della cantautrice,che ha aperto una singolare linea fino dal precedente album sopra menzionato “Titanic Rising” del 2019, più indirizzato verso il futuro e le sue prospettive. “And In The Darkness, Hearts Aglow” si focalizza invece su una sorta di auto analisi dell’umanità e anticipa in un’ideale trilogia il prossimo lavoro che dovrebbe, nelle intenzioni della Mering, dare un’iniezione di fiducia e speranza alla collettività.

C’è bisogno di una scappatoia che possa aiutare l’uomo a riprendersi la vita fuggendo dall’effimero e da quello che l’artista definisce come caos ideologico perfettamente funzionante. Significative anche le parole della cantante che presentando il lavoro ha voluto evidenziare la particolare sensibilità che lo ha ispirato: Il mio cuore, come un bastoncino luminoso che si è rotto, illumina il mio petto in una piccola esplosione di serietà. Un’immagine emblematica e potente che viene ripresa non a caso dalla bella copertina con la cantante letteralmente dipinta con un tenue chiarore irradiato dal suo petto, come a rappresentare la condizione interiore da cui sono scaturite le tematiche di questo disco.

Ciò di cui abbiamo necessità è cercare di superare questa interconnessione totalizzante e l’ansia sovrana che subdolamente si sono impossessate della nostra esistenza, sgretolando la società, le certezze e le piccole gioie del quotidiano. Non sono soltanto io, è ognuno di noi raccontano le liriche di “It’s Not Just Me, It’s Everybody” (brano di apertura che aveva anticipato come singolo l’uscita del disco), quasi a far capire che parte dell’umanità si è purtroppo calata in un universo parallelo e fittizio in cui crede di sentirsi più vicina, ma nella realtà dei fatti questa progressiva involuzione ha generato unicamente anime sempre più lontane e perse. Molto fascinoso in tal senso il video di questo pezzo che richiama con arguzia le tematiche sopra esposte con la cantante che interpreta il suo stesso brano con movenze che ricordano vagamente la teatralità di Kate Bush.

L’intensità e liricità dei testi non deve far però perdere di vista anche l’aspetto prettamente musicale, che si snoda attraverso dieci tracce che scorrono agevolmente nella loro elegante e efficace nitidezza. Arrangiamenti ben costruiti da parte di ottimi musicisti, cito in particolare il polistrumentista Daniel Lopatin, e che fanno pendant con le peculiarità vocali della Mering; pezzi che a parte i due brevi interludi strumentali “And in The Darkness” con splendidi archi e “In Holy Flux” con il clima ambient disegnato dal sintetizzatore, hanno tutti una cospicua lunghezza che però non intacca la vellutata dolcezza dell’opera e coinvolge l’ascoltatore senza stancarlo.

Accanto alla loro bella struttura, i brani hanno spesso un modello portante che induce alle riflessioni sul destino umano e le conseguenze dell’innovazione tecnologica. Ciò si evince soprattutto in “Twin Flame” e “The Worst Is Done” con testi tendenti al pessimismo: è ora di scoprire cosa siamo diventati tutti” “dicono che il peggio è passato, ma penso sia appena iniziato. Ma alla sensazione di cupezza e inquietudine si affianca anche una luce di speranza, la fiducia di potersi riappropriare in tempi brevi della nostra esistenza, menzionata fra i versi di “Children of The Empire” con le parole Ottieni il controllo di ciò che abbiamo realizzato, invece di avere paura cercando di staccarsi dal casino che abbiamo fatto e anche nelle tematiche di “Hearts Aglow”. Questo brano è un’autentica perla che inizia con delicate sonorità e evolve in una melodia dal grande pathos con tastiere e cori in evidenza.

C’è poi tanta nostalgia ed emozione in “Grapevine” che riporta la Mering a ricordi della terra natia, la California, con il suo deserto infuocato: La California è il mio corpo e il tuo fuoco mi scorre addosso. L’album si chiude con il piano e i vocalizzi della cantante fusi in un languido intarsio sonoro in “A Given Thing”, una melodia sui sentimenti e l’amore eterno, capace con la sua forza di vincere ogni male.

È la conclusione di questo impegnativo ma affascinante viaggio attraverso l’oscurità, alla ricerca di quei cuori splendenti capaci di accendere candele di speranza in un presente pieno di insidie. Perché è la speranza a guidare il cuore di chi non si arrende facilmente a questi tempi complicati, rimedi contro la paura della separazione che rifuggono da quella tecnologia che offrendo all’umanità una facile via alla connessione ha però finito per dividerla e fagocitarla più inerme e insicura di sempre. La musica non sarà una soluzione definitiva a tali problemi, ma può contribuire con le sue vivide emozioni e i suoi messaggi a far assumere consapevolezza e costruire una via di fuga da questi oscuri processi. Il disco di Weyes Blood ne è certamente una interessante conferma.

Articolo di Carlo Giorgetti

Tracklist “And In The Darkness, Hearts Aglow”

  1. It’s Not Just Me, It’s Everybody
  2. Children of The Empire
  3. Grapevine
  4. God Turn Me Into a Flower
  5. Hearts Aglow
  6. And in the Darkness
  7. Twin Flame
  8. In Holy Flux
  9. The Worst Is Done
  10. A Given Thing

Weyes Blood: Natalie Mering voce 
Guest musicians : Meg Duffy chitarra / Daniel Lopatin tastiere, sintetizzatori / Mary Lattimore archi

Weyes Blood online:
Facebook https://www.facebook.com/weyesblood
Instagram https://www.instagram.com/weyesblood
Website http://weyesblood.com

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