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YES “Mirror To The Sky”

Ventitreesimo album della loro longeva carriera

A due anni dalla loro ultima fatica “The Quest”, tornano sulla scena gli YES che il 19 maggio pubblicano per Inside Out Music il loro nuovo album di studio “Mirror To The Sky”, il ventitreesimo della loro longeva carriera. Viene da domandarsi se per questo super gruppo britannico, icona del Prog anni ’70, abbia ancora un senso proseguire l’attività dopo le grosse perdite che si sono purtroppo verificate nella sua formazione ovvero la scomparsa nel 2015 del bassista Chris Squire e quella più recente del batterista Alan White, due pezzi da novanta, tratti essenziali del combo storico. Gli Yes sono ancora un gruppo trainante nel macrocosmo prog? Ebbene, le risposte a questi due quesiti sono senz’altro affermative. Sì, tutto ciò ha ancora un senso compiuto e cercherò di articolarlo.

La formazione degli YES ha attraversato decenni di grandi successi ma contemporaneamente anche rivoluzioni e vicissitudini interne. Tantissimi i musicisti che si sono succeduti nei vari ensemble nel corso degli anni. Il tastierista Geoff Downes, per esempio, che aveva già esordito con gli Yes nell’album “Drama” del 1980, dopo la lunga parentesi con gli Asia è tornato ad accompagnare il gruppo dal 2011. Il bassista Billy Sherwood, talentuoso e eclettico, ruotava nell’entourage della band sino dai primi anni 2000 e ha affiancato a lungo lo stesso Chris Squire, anche in veste di chitarrista. Lo stesso dicasi per il batterista Jay Schellen, già in orbita YES dal 2016, quando lo sfortunato White cominciò a palesare qualche problema di salute; il vocalist Jon Davison suona con la band ormai dal 2012.

Certo, al netto di tutto questo, la figura cardine, il fulcro creativo del progetto rimane sempre Steve Howe, il funambolico chitarrista oggi anche in veste di producer, unico membro originale, anche se tutti gli altri componenti sono personaggi ben inseriti nel format. Si può certamente asserire che il complesso ha trovato adesso una sua perfetta quadratura, un assetto stabile e duraturo. In seconda istanza, questo “Mirror To The Sky”, riporta gli Yes ai livelli eccelsi della loro versatile produzione, confermando quella ritrovata verve creativa che si era già manifestata con il precedente “The Quest” e presentando un gruppo in ottima forma e capace di regalarci ancora tante emozioni.

Questo nuovo disco richiama alla mente tutte le peculiarità del suono YES; lunghi brani, suite deliziose, chitarre che colorano le partiture in modo sublime, tastiere che disegnano scenari sognanti. Il tutto rinvigorito da una ventata di fresca energia che non fa rimpiangere assolutamente i tempi fulgidi della band, quelli dei primi ’70, ma che sa proporre nuove e fantasiose idee. Steve Howe, è assolutamente determinato e ricco di motivazioni, tanto da dichiarare che gli YES attuali stanno crescendo ogni giorno, colorando una nuova progettualità destinata a non esaurirsi in breve tempo. “Mirror To The Sky” è suddiviso in due cd, il primo composto da sei brani, l’altro presentato come bonus disc con tre pezzi che completano il lavoro.

L’opera è dedicata al grande Alan White, un personaggio che ha lasciato un segno indelebile oltre che per la tecnica, per la forte carica umana e di simpatia che lo contraddistingueva.

Ci proiettiamo ben volentieri in questa magia sonora che in alcuni brani presenta anche stupendi interventi orchestrali. Proprio la Fame’s Studio Orchestra apre il pezzo introduttivo “Cut From The Stars” che evolve poi con una ritmica pulsante del basso e belle tastiere. Un motivo che talvolta ricorda le atmosfere di “Owner Of A lonely Heart” per certi suoi intrecci strumentali ma dove il finale dalle sonorità più classicheggianti riporta alle tipicità del primo suono della band. Emerge la bravura del bassista Billy Sherwood abile nel duettare magistralmente con l’organo e il synth di Geoff Downes.

Dopo l’ouverture il disco prende una piega che evolve in brani estesi, come l’eponimo “Mirror To The Sky”, un pezzo dagli arrangiamenti corposi e elaborati lungo oltre 14 minuti, che si dipana fra puntate di pura energia e momenti carichi di pathos, con sprazzi di alta classe e un connubio perfetto fra attimi classicheggianti e qualche sfumatura psichedelica e meditativa. Ecco che sale in cattedra Howe con i suoi magici arpeggi e un assolo ammaliante. La stella del chitarrista brilla ancora di luce propria: non è un modo di dire ma, nel brano “Luminosity”, Steve contribuisce con gli altri componenti della band a un esaltante momento musicale. Sale la tensione emotiva e qualche brivido corre lungo la schiena quando le sonorità rarefatte del brano sembrano riportare alle armonie idilliache di “Close To The Edge”.

Pezzo di notevole durata anche “All Connected”, canzone che in aprile aveva anticipato come singolo l’uscita dell’album.  Molto bravo anche Davison: certo l’eredità di Jon Anderson è sicuramente un pesante fardello da sopportare, ma il cantante se la cava egregiamente e dimostra di possedere un bel lirismo capace in certi momenti di svettare elevato e concorrere con maestria a colorare i cori bellissimi che sono sempre stati uno dei leitmotiv del suono Yes. “Living On Their Dream” e “Circles Of Time” sono gli altri due brani che chiudono il CD più corposo. Il primo, più breve nell’evoluzione, anche se sempre sopra i quattro minuti, costituisce un esempio di come il gruppo si muova egregiamente costruendo anche attimi moderni e dinamici nei quali sono rilevabili oltre ai suoni prog sfumature variegate che riconducono anche al Jazz e a una certa improvvisazione, non di meno affascinante. Il secondo invece è una delicata ballata acustica dai toni bucolici, scritta dallo stesso Davison e con i pittoreschi inserti dell’orchestra a impreziosirla.

Sicuramente gli Yes sono ancora in grado di dare dei punti a molte band odierne per la loro espressività e lo scintillante entusiasmo: ciò è ampiamente confermato anche dai tre pezzi che compongono il bonus disc, tutti composti da Howe. “Unknown Place” è una sgargiante miscellanea di suoni in cui gli strumenti si rincorrono a creare un’alchimia imprevedibile. Segue “One Second is Enough” che incede su filoni più tradizionali con melodia e ritornello in risalto, ma è la conclusiva “Magic Potion” a stupire, un pezzo che potrebbe appartenere al repertorio degli Yes delle origini per le sue molteplici venature psichedeliche che si vanno a incastonare in un ritmo quasi Rock’n’Roll. Stupendo l’assolo finale di Steve sopra un tappeto di tastiere.

Che gli YES abbiano fatto per questo lavoro le cose come nel loro stile, è confermato anche dalla fascinosa copertina, affidata come sempre all’illustratore inglese Roger Dean. Un artwork bellissimo dove un uomo solo, quasi in bilico su un sentiero di pietre, contempla un oceano stellato: un’immagine suggestiva che mette l’umanità a colloquio silente con l’infinità incommensurabile e misteriosa dell’universo. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Nei momenti di maggiore incertezza interiore, quando le prospettive ci appaiono sconnesse e ci sentiamo schiacciati dai nostri problemi quotidiani, è la luce perfetta dei corpi celesti, dipinti sulla vastità prodigiosa del creato, a offrirci una via di fuga verso una dimensione diversa, placida e serena, davanti alla quale tutto l’affanno accecante delle cose terrene scompare come d’incanto.

È solo dopo il tramonto che si distinguono più chiaramente gli orizzonti ed è proprio dall’oscurità che può nascere la scintilla più fulgida. “Mirror To The Sky” ci insegna che se il nostro atomo opaco chiamato Terra stenta a darci le risposte che cerchiamo è forse nella perfezione celeste oltre l’atmosfera che l’umanità può ritrovare la consapevolezza perduta e immaginare un futuro migliore percorrendo strade straordinarie.

Articolo di Carlo Giorgetti

Tracklist “Mirror To The Sky”

  1. Cut From the Stars
  2. All Connected
  3. Luminosity
  4. Living Out Their Dream
  5. Mirror to the Sky
  6. Circles of Time

Bonus Disc

  1. Unknown Place
  2. One Second is Enough
  3. Magic Potion

Line up “Yes”: Jon Davison Voce, Chitarra Acustica / Steve Howe Chitarre, Steel, Voce / Geoff Downes Tastiere, Sintetizzatori / Billy Sherwood Basso, Voce / Jay Schellen Batteria, Percussioni. Special Guest: FAME’S Studio Orchestra diretta da Oleg Kondratenko

Yes online:
Website https://www.yesworld.com/
Facebook https://www.facebook.com/yestheband/?locale=it_IT
Instagram https://www.instagram.com/yesofficial/
Youtube https://www.youtube.com/channel/UCJ2BSIyIU84ZtJ9MiLh0jZA

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