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Manuel Agnelli live Firenze

Un omaggio alla musica che ha fatto la storia della musica italiana

Manuel-Agnelli

“An Evening with Manuel Agnelli”, secondo appuntamento per il leader degli Afterhours a Firenze il 6 dicembre 2019. Già protagonista nella venue fiorentina del Tuscany hall insieme a Rodrigo D’Erasmo in aprile nella tappa del suo tour primaverile, Agnelli replica lo spettacolo in questi mesi nei più importanti teatri italiani. Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare D’Erasmo giusto un mese fa nella Sala Vanni, occasione in cui con il suo violino accompagnò Angelini nel tributo acustico a Nick Drake (la nostra recensione) che dopo il live di venerdì sera, risulta più facilmente leggibile: tanti gli spunti in comune e le assonanze con lo spettacolo in coppia con Agnelli.

Breve è l’attesa per vedere Manuel, che sale sul palco puntualissimo e si siede al piano dove intona “Berlin” prima di introdurre il suo compagno di viaggio. Subito di casa e in confidenza con il pubblico, inizia il racconto che ci catapulta indietro di trent’anni: il viaggio in Germania, Berlino e la caduta del muro, evento che molto ha colpito e condizionato il giovane cantautore. Sono infatti tanti i brani che hanno visto la luce da quel viaggio e da quel soggiorno, come la straordinaria “Male di Miele”.

Immediatamente veniamo trafitti dalle corde del violino di Rodrigo e dalla voce graffiante del cantante, la stessa che continua a parlarci di quel periodo storico, di tangentopoli e della rivoluzione alla quale stava assistendo, di come tutto lasciava presagire a un cambio radicale che solo in parte si è concretizzato, e di come invece tutto, negli anni, è tornato a muoversi nella stessa direzione, con le stesse ideologie, gli stessi stereotipi, la stessa ottusa mentalità.

“Musa di nessuno” e “Né pani né pesci” sono i due brani che si susseguono che introducono una lettera, “La vipera convertita” di Trilussa, indirizzata a un certo personaggio della Padania che gira alla ricerca disperata di consensi (riuscendoci, ahimé, ndr), disposto perfino a scendere a Catania per ottenerli.

Manuel-Agnelli

Riprende la musica con una rotazione dei brani in scaletta tratti dal repertorio degli Afterhours (sapientemente ben mixati e variati rispetto alla prima edizione) ed ecco che vengono proposte “Non voglio ritrovare il tuo nome” e “Pelle”, hit eseguita in una versione quasi semi acustica tratta da “Non ho paura del buio”, album del 1997 che ha portato la band alla ribalta e al grande successo.

Parla senza filtri Manuel Agnelli, così come è nella sua maniera, di pancia, schietto e sincero, allo stesso modo con cui si discute con gli amici. Non mancano gli aneddoti, qualcuno divertente, capace di strappare le risate del pubblico, ma in un attimo cala nuovamente il clima giusto, quello necessario per introdurre alcuni brani più seri: i due si siedono vicini e suonano una cover, “True Love Will Find You in the End” di Daniel Johnston, accompagnata da due calici di vino bianco.

Manuel-Agnelli

È il momento revival di alcuni grandi classici, come “Shadow Play” di Rory Gallgher e “Lost in the Flood” di Springsteen, titolo che troppo poco compare nella set list del Boss e che quindi viene ben accolta. “Strategie”, brano del 1995, anticipa di nuovo una lettura, nello specifico un estratto dalla dichiarazione di Hermann Göring al processo di Norimberga, che perfettamente si inserisce all’interno del mood della serata.

Dei tanti racconti, Manuel ci parla anche della sua esperienza come giudice nei talent show, e di tutta la musica nuova e di merda alla quale si è dovuto sottoporre. Ma è proprio dalle mura domestiche, e dal lettore mp3 della figlia quattordicenne, che inaspettatamente il compositore milanese ha un’ispirazione, quella che lo porterà a fare sua una canzone di Lana Del Rey, “Videogame”, tanto da volerla come singolo, che diventerà parte integrante e simbolo del vinile che raccoglie tutti i pezzi di questa nuova stagione.

Il poker prima della pausa si completa con due brani propri come “Padania” e “Non è per sempre”. Ma non c’è niente che sia per sempre è il ritornello intonato dal pubblico a luci accese in tutta la sua bellezza. Più in alto di così non si poteva andare. La conclusione perfetta si ha tra le parole di “Skeleton Tree” di Nick Cave. Apoteosi.

Si esce in silenzio per rientrare immediatamente, ironizzando su un problema alla prostata per D’Erasmo che tarda il rientro sul palco. Prima o poi doveva capitare anche a lui! esclama Manuel. Il primo bis ci rende i due musicisti ancora più intimi e in confidenza. Si parla di un brano, anzi, di un disco, no, di una band, che fortemente ha influenzato un giovanissimo Agnelli.

Agli albori della sua carriera di musicista, da ragazzino, la madre, stanca di sentirlo suonare “Il Piave mormorava”, lo accompagna in un negozio di dischi per mettergli tra le mani “Let It Be”, disco del 1970 dei Beatles che ha e avrebbe condizionato la vita musicale di chiunque. Ne esce una versione di “The Long and Winding Road” emozionante. La voce di Manuel intanto aveva raggiunto la giusta temperatura, come una bottiglia di ottimo brunello stappata in tempo per essere degustata e apprezzata in tutte le sue qualità.

Manuel-Agnelli

Segue “Ballata per la mia piccola iena” e una versione struggente e commovente de “L’aquila” di Lucio Battisti, dove il finale ci regala un duetto con Rodrigo D’Erasmo il quale fa letteralmente parlare le corde del suo violino. Pelle d’oca. Non poteva esserci migliore entrée per “L’Odore della giacca di mio padre” dedicata al babbo di Agnelli e alla sua scomparsa, altro evento che lo ha fortemente influenzato. È un momento vibrante interrotto dall’uscita dei due.

Secondo bis. Torna un clima più disteso. “Quello che non c’è” e “Bye bye Bombay”, nata dal periodo indiano di Agnelli e da una rocambolesca fuga da dei macachi. È il momento dei ringraziamenti e degli applausi a scena aperta.

Articolo di Andrea Scarfì, foto di Alessandro Rella

Set list

  1. Berlin
  2. Male di miele
  3. Musa di nessuno
  4. Né pani né pesci
  5. Reading
  6. Non voglio ritrovare il tuo nome
  7. Pelle
  8. True Love Will Find You In The End (Daniel Johnston cover)
  9. Shadow Play (Rory Gallagher cover)
  10. Lost In The Flood (Bruce Springsteen cover)
  11. Strategie
  12. Reading
  13. Padania
  14. Videogames (Lana Del Rey cover)
  15. Non è per sempre
  16. Skeleton Tree (Nick Cave cover)
  17. The Long And Winding Road (Beatles cover)
  18. Ballata per la mia piccola Iena
  19. L’Aquila (Lucio Battisti cover)
  20. L’Odore della giacca di mio padre
  21. Quello che non c’è
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