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Enzo Gentile e Italo Gnocchi “I Beatles Made in Italy”

Il censimento definitivo sulle loro canzoni tradotte ed eseguite in Italia

In libreria già dalla fine di ottobre 2022, pubblicato da Baldini+Castoldi, questo bel volume va ad arricchire le collezioni dei beatlemaniac presenti in forze anche in Italia. E diciamo che mentre ognuno di noi (si, si, anch’io faccio parte di questa schiera, di quelli che i Beatles li amano con il cuore, non tramite affiliazioni ad associazioni di dubbio valore) non ne farà a meno, penso possa essere una bella chicca anche per i fan oltralpe e oltre oceani.

Non va però ad arricchire lo scaffale dei libri “ciofeca”, quelli scritti con i piedi, da amatori e appassionati che raccolgono informazioni qua e là, e che verrebbe voglia di usare per accendere il caminetto, ce l’avessi. E ne escono molti, illeggibili. No. Questo libro intanto è tutto illustrato a colori e pubblicato con una cura raramente riservata ai libri di musica pop, stampato senza risparmio. Ed è scritto da Enzo Gentile e Italo Gnocchi, scusate se è poco; il primo è uno dei vanti del giornalismo musicale italiano, il secondo produttore discografico, giusto per farla molto breve.

Diciamo cosa questo libro non è: non è l’ennesima raccolta di aneddoti sui concerti dei Beatles in Italia. Ma è invece il risultato della ricerca e il successivo censimento – definitivo – sulle canzoni dei Beatles tradotte in italiano e pubblicate su disco, 45 e 33 giri, realizzate tra il 1962 e il 1970. Tanti i nomi che troverete cimentarsi nel repertorio dei Fab Four: Fausto Leali, Mina, Nada, Ornella Vanoni, Patty Pravo, i Camaleonti, Catherine Spaak, un’inaspettata Cilla Black, la lista è lunghissima. Il risultato sono ben 132 schede, ordinate cronologicamente, per ogni titolo una pagina con l’immagine della copertina del vinile, e già questa operazione è un piccolo miracolo. La prefazione è affidata a Gianni Morandi, e si parte bene, con una bella storia personale. I due autori ci introducono poi alle pagine sui dischi con un testo fondamentale per capire l’impatto dei Beatles sugli italiani mentre la Beatlemania accadeva, e ci sono ritagli di quotidiani che sono saggi di costume.

Pensate che la cover più eseguita sia “Yesterday” (“Ieri”)? Scoprirete che gli interpreti italiani si sono coraggiosamente cimentati in molto di più. E in fondo al volume è stata inserita una nutrita rassegna stampa di locandine nostrane, meravigliose.

A onore del vero, 53 cover version si trovavano già schedate nel volume “Mondo beat” di Luciano Cerri e Ernesto De Pascale, edizione 1993, dove trovate (se riuscite a rintracciarne una copia, che vi consiglio) la storia della nascita e dell’evoluzione delle interpretazioni e incisioni da parte degli artisti nostrani di brani esteri, di musica che qui ancora non c’era, o che veniva considerata sovversiva: Team di autori lavoravano alacremente sulle versioni originali e i risultati incisero sul mercato. Il periodo d’oro delle cover, quello delle incisioni di valore, con investimenti discografici, termina più o meno alla fine degli anni ’60, insieme alla fine dei Beatles, che risulteranno il gruppo più “versionato” dell’era Beat.

Libro per fan dunque, ma non solo, di indubbio interesse a chi ancora ama scoprire risvolti storici della discografia italiana di musica leggera.

Articolo di Francesca Cecconi

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