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Marc Ribot “Nelle mie corde”

Per chi ama questo genio delle sei corde

“Nelle mie corde”, volume che raccoglie scritti di varia natura del chitarrista Marc Ribot, uscito per Edizioni Sur il 2 luglio del 2023, è un libro che rispecchia in pieno il musicista. Eclettico, dissonante, inatteso, capace di variare e di non ripetersi: sono tutte caratteristiche del libro in questione, e allo stesso tempo del musicista di origini statunitense, amato dai grandi, e che spesso si diverte a girare con varie band o, come è accaduto nel corso del 2023 in Italia, da solo.

Un volume non organico. Non aspettatevi la sua biografia, e neppure di conoscere troppo della sua arte, della sua tecnica, e dei suoi incontri – sarebbe bello, davvero, un libro che ci narri le sue collaborazioni. Niente di tutto questo. Il volume è davvero inatteso, a tratti quasi disturbante, come alcuni dei lavori di Ribot, chitarrista amato in primis dal mondo underground, poi dai fumosi artisti come Tom Waits e Capossela, fino alle avanguardie più ricercate. Un libro diviso in quattro parti, dove la musica è protagonista solo nelle prime due. Di fatto, però, anche le più interessanti. Non che il resto non lo sia, ma di certo il lato narrativo di Ribot è quello che meno conquista nella lettura.

Le prime due sezioni sono quelle musicali, e la prima, in particolar modo, è molto gustosa per i tecnici. Ribot si dilunga in alcuni aspetti tecnici, cosa che sarà gradita al chitarrista provetto, che si diletta con la sei corde, ma anche agli estimatori e ai musicisti in generale. Non ci sono grandi segreti, non c’è nulla sulla tecnica del Nostro, ma quanto meno il chitarrista americano parla del suo modo di suonare, delle sue chitarre e del suo stile. Il discorso, per dire, ricorda molto i dialoghi dell’assurdo di Ionesco, oppure la straordinaria botta e risposta fra Waits e Benigni nel film “Coffee and Cigarettes”. Non aspettatevi nulla di dettagliato, tutto è sapientemente confuso, rumoroso e scassato. Anzi, citando Umberto Eco, sgangherato e sgangherabile, come ebbe a dire del Dylan Dog di Sclavi il grande intellettuale italiano. Ecco, allo stesso modo possiamo dire di queste prime due parti. Non si fa accenno a Tom Waits, tanto meno a Capossela. L’unico rimando diretto al suo lavoro è il disco “Songs Of Resistance”. Nel libro viene riportata, in traduzione italiana – curata da Milena Sanfilippo, come il resto del volume – la nota che è nel lavoro del 2018, quell’album dove c’è la famosa versione di “Bella Ciao”, cantata da Waits.

Le altre due parti sono poi nonsense, racconti, divagazioni riflessioni ad alta voce, messe su carta. Non è affatto male, se si legge consapevoli che comunque sono il prodotto di un artista fuori da qualsiasi convenzione. L’ultimo tour in Italia, quello del 2023, lo ha visto salire sul palco solo con una chitarra acustica, molto logora, ed eseguire pezzi che, di sera in sera, variavano, pescando nella tradizione del blues, del country, del jazz, e di tutto un po’. Qui accade la stessa cosa. A ben vedere, a giocare con la semiotica, si tratta di testi che parlano comunque del Nostro, del suo mondo, della sua musica e della sua formazione. Serve però molta fantasia, forse anche troppa.

La domanda è lecita: il Nostro lo vorrebbe? Non ne sono così convinto. Credo che questo sia un libro nato come riempitivo, forse neppure voluto dalla stesso autore, che non ha affatto necessità di raccontarsi sulla carta. Non credo che sia un testo che è andato a ruba, anche se girerà comunque parecchio. Per chi è fan di Robot, basta quello che sa fare con la sue sei corde, ogni volta suonata e lavorata in modo diverso.

Ecco, questo è senza dubbio il passaggio più importante del volume in questione. Quando, nella prima e nella seconda parte, racconta del rapporto carnale che serve avere con la chitarra. Questa intensità l’ho vissuta più volte dal vivo, nei suoi concerti, e l’ho rivista solo nei live di Anna Calvi. Un diventare un tutt’uno con lo strumento che Ribot ritiene essere necessario per piegare, lo dico in estrema sintesi, le sei corde alla volontà di chi suona, dell’arte, e del suono stesso. Queste pagine, che sono però da raccogliere qua e là nel volume, sono davvero molto belle ed interessanti. Giustificano l’acquisto del volume, per chi ama questo genio delle sei corde.

Articolo di Luca Cremonesi

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