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Marco V. Ambrosi “Lo strappo”

Dall’autobiografia di un musicista immaginario la consapevolezza del vero successo

Il romanzo di Marco Vincenzo Ambrosi “Lo strappo”, pubblicato da Iride Gruppo Rubbettino,  è l’autobiografia immaginaria di Tommaso (Tommy) Moro, cantante e chitarrista, nato nel 1979 da un ingegnere e un’insegnante, prima emigrati e poi nuovamente tornati a Montalbano Calabro, un luogo di fantasia, sul retrostante scenario del mondo rock dagli anni ’90 a oggi. Alla fine del prologo il protagonista dice Lo sapevo che non avrei fatto né il farmacista, né l’ingegnere, il calciatore, il carabiniere o tantomeno l’insegnante. Sapevo che sarei diventato un musicista; così infatti sarà, anche se fino alla fine del libro non si percepirà il vero messaggio dell’autore.

Nel libro, ad ognuno dei ventun capitoli si affianca un determinato pezzo musicale, vera e propria colonna sonora per la lettura secondo l’idea dell’autore. Innumerevoli i collegamenti al mondo musicale, sia ad artisti realmente esistenti con i quali il protagonista del romanzo viene via via in contatto, sia alle situazioni rappresentate, e non solo in senso musicale, a partire dal soprannome Tommy, riferimento oltre che all’omonimo disco degli Who, ancor più al film di Ken Russell “Tommy” che descrive la tormentata ricerca di se stesso di un giovane.

Nel romanzo Tommy Moro parte dalla Calabria per Bologna con il sogno di divenire una rockstar con il suo gruppo, i RadioKarma; tutto sembra portarlo verso il successo fino al punto di arrivare al Festival di Sanremo, dove in realtà farà la peggior esibizione di sempre, accusando poi il suo manager di aver provocato il fallimento per invidia e da quel momento non riuscendo più a risalire la china. Sarà il punto di svolta che pian piano farà acquisire al protagonista la consapevolezza che la propria realizzazione non sta nella ricerca e nel raggiungimento del successo, ma nell’accettazione di quel che si è realmente.

Molti i temi importanti affrontati nel romanzo: il potere seducente del frontman, chitarrista o cantante che sia, l’opposto potere del pubblico, l’uso delle droghe comune nel mondo musicale, la realtà di profonda solitudine dell’artista anche quando circondato da migliaia di persone, il cambio di paradigma nella diffusione musicale, dai dischi, prima in vinile e poi cd, alle piattaforme videomusicali su internet.

Concetti importanti che l’autore del libro pone all’attenzione del lettore, come la grande verità che, a differenza di altri generi musicali, il Jazz vive nel presente, perché è improvvisazione, ma anche l’affermazione – messa in bocca al protagonista dopo la morte del padre – che Entrare in un cimitero ci dà l’idea della nostra esistenza. Abitato da chi non c’è più, ci conferma che noi ci siamo ancora. Ancora, il tema della solitudine, risultato della gestione dell’epidemia Covid19 della quale si parla nell’epilogo, ben accompagnato dall’ascolto di “Eleanor Rigby” dei Beatles, il cui testo parla appunto di questo e del fatto che la vita è come un sogno. Il lettore attento riuscirà a notare che il protagonista Tommy viene in contatto anche con l’autore, in pratica se stesso, quando incontrerà proprio Marco Ambrosi parlando della partecipazione di quest’ultimo alla compilation dedicata a De André.

Il romanzo è piacevole, con momenti davvero profondi, come la storia del padre che non ha suonato la chitarra a causa del rimorso per non essere riuscito a salvare la sorella. Dal punto di vista dello stile, il libro scorre molto bene ma, mentre può andare bene l’uso di parolacce nel virgolettato, espressione di Tommy e di altri soggetti nel mondo reale, non convince l’uso delle stesse nel testo rivolto al lettore. Inoltre, l’eccesso di citazioni di artisti e band con i quali Tommy viene a contatto anche se da una parte va a costruire il contesto, dall’altra, calcando troppo la mano, fa divenire il tutto meno credibile; egualmente i riferimenti troppo precisi a elementi contestuali, come il tipo di vino bevuto, tolgono freschezza al racconto perché fuorviano l’attenzione del lettore.

Marco V. Ambrosi, insegnante, chitarrista e compositore, ha saputo scrivere veramente un bel romanzo, fornendo al lettore molti messaggi importanti, primo fra tutti quello che la vera realizzazione della vita è essere se stessi, essere coerenti con il proprio sistema di valori, abilmente costruendo un’opera letteraria che al di là della suddivisione in capitoli sembra essere divisa idealmente in due parti, come l’opera del più famoso Tommaso Moro (Thomas More), “Utopia”: da una visione pessimistica della situazione, sociale in More e personale in Tommy, a una visione di realizzazione possibile.

Articolo di Sergio Bedessi

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